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giovedì 28 luglio 2022

Provenzali, Bagnasco, Viazzi: Genova "dimentica" i suoi figli





di Remo Viazzi (da removiazzi.it )

Luglio 2012: in due settimane (13, 21 e 27 luglio) Genova piangeva la morte di tre suoi illustri concittadini: Alfredo Provenzali, Arnaldo Bagnasco e Cesare Viazzi, tre giornalisti, tre uomini che – a diverso titolo – hanno dato lustro alla città influenzandone la vita culturale e portando in giro per l’Italia il nome di Genova. Oggi, a dieci anni dalla morte, tutto tace, nessuno sembra ricordarsi di loro è la città, che pare non avere l’esigenza di un assessore alla cultura, perde l’occasione per ricordarli. Anche la Regione, dove pure siedono in ruoli apicali due giornalisti, “buca” la notizia. Il ricordo, privato, è lasciato a Messe poco partecipate e necrologi che nessuno legge.
I tre, tre caratteri diversi, tre visioni del mondo diverse, si conoscevano e si stimavano, così come conosciuti e stimati, ognuno nel loro campo (giornalistico e non), erano nel resto del Paese: d’altra parte in diversi momenti delle loro carriere hanno rivestito appunto “ruoli e posizioni nazionali”. La ricorrenza del decennale della loro scomparsa, così significativamente racchiusa in pochi giorni (a mio padre morente non avemmo cuore di dire né che era morto Alfredo, né Arnaldo), sarebbe stata la giusta occasione per un omaggio o un qualche tipo di manifestazione che ricordasse tutta una “scuola genovese” prestigiosa e celebre, cui si sarebbero potuti aggiungere anche Enzo Tortora e Paolo Villaggio… I primi due che mi vengono in mente… Due “qualunque”. Invece…
Sorte analoga è toccata pochi mesi fa anche a Vito Elio Petrucci, del quale ricorreva il ventesimo anniversario della morte, faticosamente ricordato in alcune belle manifestazioni quasi del tutto ignorate dai rappresentanti delle istituzioni e dai Genovesi, meno (per fortuna) dal mondo dell’informazione.
Almeno Arnaldo Bagnasco, dal 1999 al 2008 presidente di Palazzo Ducale, ideatore dell’importante mostra El siglo de los Genoveses, cui è da ascrivere il primo rilancio del nostro barocco quale esperienza artistico culturale di caratura mondiale, avrebbe meritato qualcosa di più, ma si sa, nemo profeta in patria.
Sempre troppo abituati a inseguire progetti che facciano “cassetta”, attenti solo al successo di pubblico, proni al “politicamente corretto” e plaudenti a tematiche e iniziative non “divisive” e massimamente “allineate”, si perdono spesso di vista fatti e personaggi della vita culturale della città, che meriterebbero un ricordo, un approfondimento e che darebbero l’occasione di rivendicare e sottolineare il ruolo di primissimo piano di Genova nel panorama nazionale.
In questo caso si sarebbe trattato di aprire una riflessione è far luce sul mondo del giornalismo (Bagnasco e Viazzi furono anche docenti universitari a Imperia e Genova), un ambito in cui la città si è sempre mostrata “generosa”, ma – come detto – la loro influenza sulla vita culturale della città è stata più profonda e pervasiva e basterebbe una rapida ricerca sui internet per rendersene conto.
Un piccolo evento, un omaggio alla memoria, un’onorificenza, un premio post mortem, la titolazione di un’aula, insomma con poca fantasia si sarebbe potuta mettere in piedi una qualche iniziativa utile a ricordarli e funzionale a un’analisi più ampia di un momento importante e significativo della città, collegato strettamente al mondo del teatro, dello spettacolo, dello sport e della cultura in genere, laddove ancora oggi – in stretta continuità con il passato – Genova non smette di sfornare talenti, che spesso li ebbero maestri. Non credo non ci sia stata la volontà, quanto piuttosto l’ignoranza totale di questa triste ricorrenza… Forse è ancora più grave!
È risaputo che Marco Bucci è alla ricerca di un nome cui affidare la delega alla cultura: episodi come questo dovrebbero indurlo a escludere l’idea di un nome blasonato proveniente da fuori Genova, così come non sarebbe un profilo giusto nemmeno quello di un qualche iperspecialista di questo o quel settore. Piaccia o no un Assessore è una figura politica e non tecnica, o non esclusivamente tecnica.
Per quanto la scuola di Lauro Magnani abbia contribuito non poco alle recenti fortune culturali cittadine (e giustamente, sia detto per inciso), Genova è molto di più del suo Barocco, che forse non ne rappresenta nemmeno l’apice. C’è il Medioevo (con annessa fortissima scuola di pensiero e di studi), ci sono Colombo, Mazzini, il Risorgimento, la musica, i cantautori, l’epopea industriale, i viaggiatori, i poeti, i giornalisti, gli scienziati e chi più ne metta.
Pionieri sempre in molti campi dello spirito umano, proprio come lo sono stati Provenzali, Bagnasco e Viazzi, uomini di cultura, di stile, di ingegno, professionalità e signorilità colpevolmente dimenticati dalla città e dalle sue istituzioni nel decennale della loro scomparsa: sic transit gloria mundi.

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Si ringazia Remo Viazzi per la gentile concessione 

 

 

 

 

 

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