Il 13 luglio del 2012, nel giorno del suo 78esimo compleanno, si spegneva Alfredo Provenzali, l’ultimo dei grandi vecchi, un mito da non dimenticare.
Chi sogna di imitarlo sà che è la cosa più giusta del mondo. Chi ha ammirato e sognato con la sua voce, chi è rimasto affascinato dalla dolcezza e dal raccontare quello che è il mestiere più bello del mondo, il radiocronista, sa che lui è l’esempio perfetto.
Alfredo Provenzali soleva iniziare i suoi collegamenti così: “Gentili ascoltatori buon pomeriggio dagli studi di Saxa Rubra di Radio 1 Rai“, quando raccolse il testimone da Massimo De Luca alla conduzione di Tutto il Calcio Minuto per Minuto nel 1992. Una carriera che molti definirebbero come quella di Fiorenzo Magni, il terzo uomo che sfidava Coppi e Bartali, mentre Provenzali apparteneva all’epoca d’oro del microfono italiano, con Carosio, Martellini, Ciotti e Ameri. Il primo Tutto il Calcio aveva proprio in Ameri e Ciotti le prime voci, con Provenzali e Ferretti a completare il primo poker d’assi, ma mai al mitico Alfredo è stato un peso esser all’ombra di due immortali.
Anzi, ripeteva spesso che per lui era un pregio “essere pagato per un lavoro che altri avrebbero pagato per fare“, una passione nata quasi per caso, anticipando il servizio militare per togliersi il pensiero, arrivare come soldato semplice a Genova dove fare per tre mesi un corso che culmina con l’incontro con Cesare Viazzi, suo grande amico, che gli consigliò di recarsi in Rai ove vi era la ricerca di collaboratori.
Provenzali iniziò con la cronaca nera e giudiziaria, la sua grande passione e molti non sanno che l’ingresso nello sport è legato ad un evento luttuoso. Ad Alfredo toccò rimpiazzare il collega Nico Sapio, perito nella tragedia aerea di Brema dove morì insieme alla Nazionale Italiana di nuoto del 1966, una delle squadre più forti dell’epoca, secondo grande lutto dopo la tragedia di Superga del 1949. Tutto il Calcio era qualcosa di magico, come lo è tuttora nonostante il calcio giocato in più giorni, ma negli anni 60 era semplicemente l’Italia, con le famiglie che si riuniva come da rito a sognare il pallone e farlo con le voci dei radiocronisti.
Non solo pallone però, ma anche pallanuoto dopo averla praticata, (Provenzali fu anche campione italiano), Giro d’Italia e Giochi Olimpici, il tutto con una voce gentile e melodiosa, che appassionava chiunque, risultando mai banale e unico nello stile.
Apriva e chiudeva le ultime edizioni di Tutto il Calcio Minuto per Minuto e chi lo venerava trovava nelle parole di chiusura sempre una parola che racchiudeva un calcio romantico e non urlato, una sorta di “vecchietto” cui stringeresti forte per farti forza.
Non pranzava mai prima delle partite Alfredo, perché intimorito che qualcosa potesse provocargli improvvisi disturbi, in una meticolosità da esordiente, dove uno pensa che ha una sola possibilità per far bene, leggendo ogni giornale e prendendo qualsiasi appunto.
In ogni stadio veniva accolto con signorilità, come ricordano i colleghi, perché oltre al giornalista riconoscevano le grandi, immense doti umane e una grande passione per raccontare lo sport.
“Adesso siamo arrivati alla conclusione dell’odierna puntata di Tutto il Calcio Minuto per Minuto, agli ascoltatori l’invito di restare con noi, a tutti coloro che ci hanno seguito, grazie per l’attenzione” narrava la voce già sofferente per la malattia di Provenzali nel suo ultimo saluto ai microfoni il 2 maggio 2012, prima di spegnersi nel giorno del suo compleanno, avvolto dall’affetto della sua Sampdoria ma sopratutto da chi, in lui, ha amato la sua professione e la sua voce, in un mito che mai deve essere dimenticato. Davanti al feretro, in quel triste giorno del 2012 uno striscione: “Grazie Alfredo, voce di quel calcio che ci ha fatto innamorare“. Mai tributo fu più giusto.
Chi sogna di imitarlo sà che è la cosa più giusta del mondo. Chi ha ammirato e sognato con la sua voce, chi è rimasto affascinato dalla dolcezza e dal raccontare quello che è il mestiere più bello del mondo, il radiocronista, sa che lui è l’esempio perfetto.
Alfredo Provenzali soleva iniziare i suoi collegamenti così: “Gentili ascoltatori buon pomeriggio dagli studi di Saxa Rubra di Radio 1 Rai“, quando raccolse il testimone da Massimo De Luca alla conduzione di Tutto il Calcio Minuto per Minuto nel 1992. Una carriera che molti definirebbero come quella di Fiorenzo Magni, il terzo uomo che sfidava Coppi e Bartali, mentre Provenzali apparteneva all’epoca d’oro del microfono italiano, con Carosio, Martellini, Ciotti e Ameri. Il primo Tutto il Calcio aveva proprio in Ameri e Ciotti le prime voci, con Provenzali e Ferretti a completare il primo poker d’assi, ma mai al mitico Alfredo è stato un peso esser all’ombra di due immortali.
Anzi, ripeteva spesso che per lui era un pregio “essere pagato per un lavoro che altri avrebbero pagato per fare“, una passione nata quasi per caso, anticipando il servizio militare per togliersi il pensiero, arrivare come soldato semplice a Genova dove fare per tre mesi un corso che culmina con l’incontro con Cesare Viazzi, suo grande amico, che gli consigliò di recarsi in Rai ove vi era la ricerca di collaboratori.
Provenzali iniziò con la cronaca nera e giudiziaria, la sua grande passione e molti non sanno che l’ingresso nello sport è legato ad un evento luttuoso. Ad Alfredo toccò rimpiazzare il collega Nico Sapio, perito nella tragedia aerea di Brema dove morì insieme alla Nazionale Italiana di nuoto del 1966, una delle squadre più forti dell’epoca, secondo grande lutto dopo la tragedia di Superga del 1949. Tutto il Calcio era qualcosa di magico, come lo è tuttora nonostante il calcio giocato in più giorni, ma negli anni 60 era semplicemente l’Italia, con le famiglie che si riuniva come da rito a sognare il pallone e farlo con le voci dei radiocronisti.
Non solo pallone però, ma anche pallanuoto dopo averla praticata, (Provenzali fu anche campione italiano), Giro d’Italia e Giochi Olimpici, il tutto con una voce gentile e melodiosa, che appassionava chiunque, risultando mai banale e unico nello stile.
Apriva e chiudeva le ultime edizioni di Tutto il Calcio Minuto per Minuto e chi lo venerava trovava nelle parole di chiusura sempre una parola che racchiudeva un calcio romantico e non urlato, una sorta di “vecchietto” cui stringeresti forte per farti forza.
Non pranzava mai prima delle partite Alfredo, perché intimorito che qualcosa potesse provocargli improvvisi disturbi, in una meticolosità da esordiente, dove uno pensa che ha una sola possibilità per far bene, leggendo ogni giornale e prendendo qualsiasi appunto.
In ogni stadio veniva accolto con signorilità, come ricordano i colleghi, perché oltre al giornalista riconoscevano le grandi, immense doti umane e una grande passione per raccontare lo sport.
“Adesso siamo arrivati alla conclusione dell’odierna puntata di Tutto il Calcio Minuto per Minuto, agli ascoltatori l’invito di restare con noi, a tutti coloro che ci hanno seguito, grazie per l’attenzione” narrava la voce già sofferente per la malattia di Provenzali nel suo ultimo saluto ai microfoni il 2 maggio 2012, prima di spegnersi nel giorno del suo compleanno, avvolto dall’affetto della sua Sampdoria ma sopratutto da chi, in lui, ha amato la sua professione e la sua voce, in un mito che mai deve essere dimenticato. Davanti al feretro, in quel triste giorno del 2012 uno striscione: “Grazie Alfredo, voce di quel calcio che ci ha fatto innamorare“. Mai tributo fu più giusto.
Francesco Fiori
1 commenti:
Assolutamente emozionante la carriera qui descritta, peraltro con molta sensibilità,di Alfredo Provenzali. Un Maestro mai banale, spesso severo ma giusto. Attenzione ai tempi di intervento e capace di fare intro bellissime. Che gran signore che è stato...
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