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di Marco D'Alessandro - L'11 Giugno di 25 anni fa non fu un giorno come tutti gli altri. Una Domenica del 1995 dove la dea bendata ha guardato, per una volta, dalla parte giusta. Non è un giorno qualunque per Jean Alesi che spegneva 31 candeline e si apprestava a guidare la sua Ferrari a Montreal per il Gran Premio del Canada. Una delle gare tradizionalmente più emozionanti proposte dal Mondiale ma purtroppo uno degli appuntamenti tritati da questo infausto 2020, con grandissimo dispiacere di tutti gli appassionati di Formula Uno. Non ci resta che tornare a ritroso nel tempo e viaggiare dentro la Rossa con il romanticissimo numero 27 sul musetto, marchio di fabbrica dell'alto ferrarismo, come quello di Villeneuve. All'aviatore canadese è dedicato il circuito che sorge sull'Isola di Notre Dame. Nel 1978, la prima edizione della corsa regalò la prima vittoria alla carriera di Gilles.
Gli anni di Alesi coincidono con quelli più sofferti per la Scuderia di Maranello negli anni successivi alla dipartita del Vecchio Drake, con tutte le incertezze tra i vari cambi al vertice e mancate vittorie, fino alla lenta ricostruzione avviata dall'avvento alla presidenza di Luca Cordero di Montezemolo.
Giovanni Roberto Alesi da Avignone avrebbe potuto vincere e non poco, scegliendo la Williams dominatrice dei primi anni '90, dopo aver impressionato al debutto con la Tyrrell. Eppure la gloria eterna gliel'ha consegnata la scelta ferrarista, il cuore, la passione, lo spirito, la determinazione di quando guidava con le mani posizionate a ore 10:10 sul volante. Amatissimo come pochi, nonostante i mille problemi di quelle Rosse che andavano pianino e se cominciavano a camminare un pochino meglio, magari, si fermavano anzitempo e con tutti gli accidenti del caso. Un piazzamento sul podio era una festa. Per intenderci, c'è stato un buco temporale di quasi quattro anni (da Settembre 1990 a Luglio 1994) senza che una Ferrari vincesse mai un Gran Premio e non fu nemmeno la peggiore delle disavventure: consultare alla voce "cassa integrazione" nel 1992.
Eppure gli anni di Alesi ardevano sempre di più la passione. Legame talmente forte da ispirare uno striscione che, su una tribuna di Monza, recitava così: "Meglio un Alesi oggi che 100 Schumacher".
I tempi erano già ufficiali per i contratti e per spezzare i cuori, guardando ad un futuro allora inimmaginabile alla pancia del tifo. Voltare pagina fu considerato un tradimento nei confronti del nostro eroe che ce la metteva tutta e che avrebbe meritato una Rossa migliore.
Nel 1995 la Ferrari ha riguadagnato credibilità, anche se ancora non all'altezza di lottare punto a punto con Williams e Benetton, nonostante il motore V12 fosse di tutto rispetto. Schumacher comanda il campionato e ha nel mirino il secondo titolo consecutivo. Così come la vittoria in Canada sembra poter arrivare in carrozza, con il nostro Giovannino che può racimolare un buonissimo secondo posto, dopo aver sorpassato alla grande la Williams di Damon Hill nelle prime tornate. La Benetton Renault sembra irraggiungibile, fino a quando un problema al cambio costringe Schumacher a rallentare improvvisamente e clamorosamente, cedendo il passo ad Alesi. A Montreal c'è il sole, ma la visibilità dentro la visiera del ferrarista si umidifica lo stesso per le lacrime che gli provocarono l'incredulità e l'emozione di quel momento. Fino alla bandiera a scacchi, stavolta, non ci furono imprevisti a risvegliarci dal sogno. Sarà l'unico Gran Premio vinto in carriera di Jean Alesi ma fu una liberazione vera e propria, ancora di più del parziale primo posto della Scuderia nei Costruttori. Il destino aveva proclamato il giorno di Jean, per il migliore dei compleanni sul tracciato di Gilles. A scapito di Schumacher che accompagnò Alesi (che aveva esaurito la benzina) nel giro d'onore, a bordo della Benetton. In seconda e terza posizione le Jordan di Rubens Barrichello ed Eddie Irvine, a completare il podio. Nulla di banale, nulla di casuale. La storia del passato, presente e futuro della Ferrari, aveva deciso che quella Domenica dell'11 Giugno 1995 sarebbe dovuta rimanere scolpita nel cuore di tutti i fedeli del Cavallino Rampante. No, non fu un giorno come tutti gli altri.
Sulle onde della Radio, la voce della Formula Uno era quella di Gianfranco Mazzoni che poi, nel 1997, cederà il testimone a Giulio Delfino per diventare il celebre telecronista di due decenni indimenticabili sulle reti Rai. Recentemente, in una puntata di Domenica Sport, è stata ritrasmessa questa scheggia di radiocronaca nel tratto saliente del racconto di quel GP del Canada. Occasione per riascoltare una versione del Mazzoni radiofonico e per augurare un buon 56° compleanno ad uno dei più amati cavallini della storia ferrarista.
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giovedì 11 giugno 2020
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