di Stefano Stradotto
Tutto come previsto. L'epilogo milanese del Centesimo Giro d'Italia ha fornito il verdetto ampiamente preventivato una volta preso atto dei distacchi con i quali i contendenti si sarebbero presentati al via di Monza. Tom Dumoulin ha riscritto la storia proprio in quella che numericamente parlando era un'edizione già di suo storica: il capitano della Sunweb è infatti il primo corridore olandese ad aggiudicarsi la corsa rosa in 100 edizioni. L'Olanda è così la tredicesima nazione che può veder sventolare la sua bandiera nell'albo d'oro del Giro.
Il successo di Dumoulin è arrivato dunque nella cronometro conclusiva nella quale si è capito fin da subito come le previsioni della vigilia fossero destinate a non essere smentite da un miracolo sportivo. Già dal primo intermedio i tempi dell'olandese confrontati con quelli dei suoi diretti inseguitori non lasciavano spazio a voli pindarici e i successivi chilometri si sono dunque trasformati in una lunga passerella rosa per colui che si presentava addirittura quarto in classifica all'ultima tappa, per un Giro che, nonostante la forza risaputa di Dumoulin a cronometro, resta quello con l'epilogo più incredibile e incerto che si ricordi. Il successo viene invece conquistato con un sorpasso nell'ultima giornata a cronometro per la terza volta, dopo gli episodi di cinque anni fa (Hesjedal su Purito Rodriguez) e del 1984 (Moser su Fignon). E più in generale si è trattato di un Giro in cui decisive si sono rivelate in definitiva più le due cronometro, quella di ieri e quella umbra di metà Giro, che le salite della terza settimana, nella quale è però mancato un arrivo davvero duro che permettesse ai corridori maggiormente adatti alla salita di mettere più distacco tra loro e i cronoman.
Un Giro in ogni caso appassionante come pochi altri, grazie all'equilibrio più che allo spettacolo, ma comunque proiettato indubbiamente in una dimensione non troppo distante ormai dai fasti del Tour, soprattutto a livello tecnico e paesaggistico, quest'ultimo valorizzato più che mai da un tracciato che ha toccato di fatto quasi tutti i punti del Bel Paese.
Ed ora, per chiudere definitivamente i bilanci relativi al Giro 100, spazio alle pagelle dei principali protagonisti.
TOM DUMOULIN voto 9: primo olandese della storia ad imporsi nella nostra corsa, ha sfruttato al meglio le cronometro previste, entrambe con chilometraggio ragguardevole (40 e 30 km circa). E' il miglior cronoman al mondo in questo momento e lo ha dimostrato una volta di più. Il miglioramento sostanziale rispetto al passato è stato nella testa e nella gestione della leadership, nonchè nella tenuta mostrata durante l'ultima settimana, momento che di solito rimaneva indigesto al 26enne di Maastricht. I momenti di difficoltà ci sono stati, in particolare a Piancavallo e nella tappa dello Stelvio causa il malessere intestinale che lo ha colpito, ma è stato proprio in quei frangenti che Dumoulin ha dimostrato di aver cambiato mentalità e di essere ormai entrato a far parte del gruppo dei campioni. A favorirlo anche il percorso e gli avversari non al meglio, ma la vittoria è meritata. Unico appunto la cattiva gestione della discesa di Sappada nella terz'ultima tappa che poteva costargli caro qualora non avesse trovato alleanze improvvisate con i suoi connazionali delle altre squadre.
momento top: Crono del Sagrantino - momento flop: arrivo di Piancavallo
NAIRO QUINTANA voto 6-: grande favorito della vigilia, non può che essere il vero battuto di questa edizione. La fiammata del Blockhaus, pur senza infliggere grandi distacchi agli avversari, sembrava preannunciare un dominio in salita che invece non si è più visto. A Oropa rimbalza indietro causa pendenze non durissime e quindi inadatte alle sue caratteristiche, per il resto gioca più a nascondersi che ad attaccare, nonostante tattiche di squadra quasi sempre ben congegnate. Proprio la squadra pesa in negativo sul suo voto, in quanto aveva a disposizione la formazione migliore per una corsa a tappe, cosa che ad esempio non si può dire dello stesso Dumoulin. Unico tentativo coraggioso, ancorché infruttuoso, l'attacco del Passo Gardena. La cronometro del Sagrantino ha fatto la differenza in negativo in questo Giro sotto le aspettative per lui, meglio nel finale di ieri a Milano. Ci riproverà al Tour, ma il grande progetto doppietta è già sfumato in partenza.
momento top: Blockhaus - momento flop: Oropa
VINCENZO NIBALI voto 7+: innanzitutto salva il ciclismo italiano evitando un clamoroso zero alla voce vittorie nella Centesima edizione, e già questo basterebbe per applaudire ancora una volta lo Squalo dello Stretto. In più corre con il solito coraggio, con fantasia, non sbagliando nulla in termini tattici, nonostante la squadra non sia certo competitiva come l'Astana che lo ha accompagnato negli anni d'oro, fatta eccezione per il fidato Pellizotti (voto 7). L'esplosività, visti i 32 anni, comincia a non essere più quella dei giorni migliori e questo aspetto lo ha scontato in arrivi adatti a corridori più esplosivi come Blockhaus ed Oropa. Al solito il capolavoro è arrivato nel tappone più duro, quello di Mortirolo e doppio Stelvio, tipica frazione alla Nibali in cui tenuta e fondo diventano decisive, assieme alla grande classe che ha permesso a Vincenzo l'impresa più bella del Giro nella tappa simbolo. In salita non poteva dare di più negli ultimi giorni e ci ha provato per quel che ha potuto, dimostrandosi ben più attivo di Quintana negli attacchi a Dumoulin. Bene nelle due crono, resta il faro del nostro ciclismo e puntare ancora al successo in una corsa a tappe in futuro, nonostante gli anni avanzino, resta possibile.
momento top: tappa dello Stelvio - momento flop: Blockhaus
THIBAUT PINOT voto 6.5: per la prima volta al Giro per fare classifica, resta giù dal doppio solo dopo l'atto conclusivo di Milano. E proprio le due cronometro sono state l'ago della bilancia negativo nel Giro del francese, già sul podio al Tour nell'anno di Nibali. Giornata difficile nella tappa dello Stelvio, si è comunque dimostrato il più volenteroso nelle frazioni di Piancavallo e Asiago, tappe in cui i suoi attacchi in salita sono senz'altro stati quelli che hanno fatto più male agli avversari. La condizione in crescendo e la vittoria di Asiago facevano presupporre una gran chiusura a crono, lui campione nazionale di specialità, ma è rimbalzato sul più bello a 1'30" da Dumoulin e soprattutto ai piedi del podio.
momento top: tappa di Asiago - momento flop: crono del Sagrantino
ILNUR ZAKARIN voto 7.5: bel quinto posto finale per un corridore che appare in crescendo anno dopo anno. Nella scorsa edizione la sfortuna e le difficoltà in discesa lo avevano frenato proprio sul più bello in un Giro corso su livelli simili a questo. In più ha trovato l'esperienza ed i miglioramenti in discesa, oltre a una crescente maturità. In salita non è stato inferiore al vincitore Dumoulin ed il coraggio nell'attaccare sui traguardi di Piancavallo e Asiago lo ha premiato facendolo rimanere nella rosa dei pretendenti al successo fino alla crono finale. Peccato per la brutta giornata del Blockhaus che ne aveva inizialmente penalizzato la classifica. Ci riproverà, i mezzi non gli mancano.
momento top: arrivo di Piancavallo - momento flop: arrivo del Blockhaus
DOMENICO POZZOVIVO voto 8: a quasi 35 anni ha vissuto il suo miglior Giro d'Italia. Maturo, sereno, con un'ottima gamba, in salita non si è praticamente mai staccato dai migliori ed ha chiuso in crescendo dando anche spettacolo negli attacchi di Piancavallo e soprattutto Asiago. Gli è mancata una tappa ma per la prima volta è rimasto in orbita podio fino alla fine. La possibilità di sognare, al solito, è sfumata a causa delle cronometro, ma con un fisico esile come quello dello scalatore lucano è pressochè impossibile pretendere qualcosa di diverso. Un Giro con meno di 70 km contro il tempo e con un arrivo duro in più lo avrebbe probabilmente proiettato ancora più in alto.
momento top: tappa di Asiago - momento flop: crono del Sagrantino
DAVIDE FORMOLO voto 7 di incoraggiamento: oltre a Nibali e Pozzovivo l'unico altro italiano in grado di farsi vedere a ridosso dei migliori è stato il 24enne veneto. Ha provato a fare classifica seriamente per la prima volta in carriera ed è stato premiato dall'ingresso finale nella top 10. In salita sta crescendo ed arriverà presto al livello dei big, ma il miglioramento per competere in un Giro dovrà necessariamente arrivare a cronomentro, visto che ora è poco più che fermo. Il ferito ciclismo italiano ha bisogno di linfa nuova per tornare competitivo, forza!
momento top: tappa dello Stelvio - momento flop: le cronometro
BOB JUNGELS voto 7.5: un altro Giro da protagonista, specialmente in avvio con la magnifica azione di squadra in Sardegna che gli vale poi la maglia rosa sull'Etna, maglia portata fino al Blockhaus. Esce dai giochi per il podio con la crisi sulla montagna abruzzese ma lotta, si prende la vivace tappa di Bergamo e nella crono finale strappa la maglia bianca di miglior giovane ad Adam Yates. Prima o poi lotterà per vincere un Giro.
momento top: arrivo di Bergamo - momento flop: arrivo del Blockhaus
MIKEL LANDA voto 8.5: fuori dai giochi nella rocambolesca caduta del Blockhaus insieme all'altro capitano del Team Sky Geraint Thomas (voto 7 per il secondo posto nella seguente cronometro, ma poi costretto al ritiro). La Sky è sembrata quasi pagare il contrappasso del mancato inserimento in squadra del campione olimpico Elia Viviani (sgarbo sia al corridore sia all'organizzazione) per favorire la composizione di un team da salita, progetti poi sfumati dopo poco più di una settimana. Landa dal canto suo si è ripreso, è andato in fuga praticamente ogni giorno di montagna prendendosi la maglia degli scalatori, sfiorando la vittoria a Bormio e Ortisei per poi prendersela meritatamente a Piancavallo. Senza la caduta avrebbe lottato per il Giro assieme a tutti gli altri.
momento top: tappa di Piancavallo - momento flop: arrivo dell'Etna
FERNANDO GAVIRIA voto 10: il più giovane talento per le volate è in realtà già un campione che promette di far parlare di sè sempre di più nei prossimi anni. Quattro volate imperiose (quella di Tortona in rimonta una delle più belle viste negli ultimi anni) maglia ciclamino stra-meritata e soprattutto onorata portandola fino a Milano, soffrendo sulle montagne, andando perfino in fuga nella tappa di Bergamo non adatta a lui, e in definitiva onorando l'essenza stessa della parola campione.
momento top: volata di Tortona - momento flop: volata mancata di Tortolì
ANDRE' GREIPEL voto 5: volata e rosa a Tortolì, negli sprint seguenti però sparisce e soprattutto sparisce dalla corsa, come lo scorso anno, ai piedi delle montagne, annunciandolo giorni prima con ben poco rispetto del Giro 100 e degli organizzatori. Giudizio estendibile a tutti i velocisti protagonisti dello stesso copione. Imparare da Fernando Gaviria e ripassare, grazie.
momento top: volata di Tortolì - momento flop: volata di Cagliari
STEVEN KRUIJSWIJK voto 5: l'anno scorso solo un muro di neve in discesa ne aveva frenato le ambizioni di vittoria, quest'anno non si vede praticamente mai. Un solo attacco a Piancavallo, prima del ritiro l'indomani. Meteora?
momento top: arrivo di Piancavallo - momento flop: tappa dello Stelvio
CICLISMO ITALIANO voto 4: poco da dire, bilancio avvilente e preoccupante per il nostro movimento. Le attenuanti non mancano, dal numero di iscritti modesto per cause di forza maggiore al lavoro di gregariato imposto dai rispettivi team a tanti dei corridori azzurri, fino alla sfortuna per incidenti occorsi a sicuri protagonisti, ma restano i dati: una sola vittoria di tappa (Nibali, ultimo a conquistarne un'altra nell'edizione dell'anno scorso) nessun giorno in maglia rosa, due soli giorni con una maglia di leader (una Benedetti in maglia blu, una Formolo in maglia bianca). Cacciatori di tappe non pervenuti, deludenti i due velocisti più accreditati (Nizzolo causa asma, Modolo causa...?). Si salvano solo il giovane Mareczkco per i piazzamenti allo sprint e Nibali-Pozzovivo in classifica. Se due corridori rispettivamente di 32 e 35 anni rappresentano il meglio espresso dal ciclismo italiano nel Giro 100, c'è da preoccuparsi. Davide Cassani e soci stanno cercando di mettere le basi per lavorare partendo dai giovani, unico modo per rilanciare, magari passando attraverso qualche altro anno di purgatorio, un movimento che attraversa una delle crisi più pesanti di sempre.
MAURO VEGNI (ORGANIZZAZIONE GIRO) voto 6: Giro ben organizzato, appeal maggiore rispetto al recente passato, centesima edizione onorata da tappe-omaggio per tutti i più grandi del passato, Italia toccata in quasi ogni angolo e mostrata al mondo in tutta la sua bellezza, percorsi sempre vari, eppure... Eppure due dubbi piuttosto ingombranti pesano a nostro avviso sul giudizio finale da dare allo staff del Giro 100, riguardanti percorso e inviti. Nel primo caso il Giro, e l'epilogo sta lì a dimostrarlo, è sembrato francamente disegnato molto più per cronoman in grado di difendersi in salita che per uomini in grado di dare spettacolo in montagna. 70 chilometri a cronometro sono un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni ed un ritorno al passato, quando Indurain ed allievi facevano il vuoto contro il tempo per poi gestire in salita. E questo non solo per le due cronometro ma anche per tappe di montagna che in realtà non hanno mai proposto nel vivo della corsa un'ascesa tra quelle più temute a livello di pendenze (Mortirolo, Zoncolan, Finestre o simili). La stessa tappa dello Stelvio, la più dura, presentava un arrivo in discesa. Gli arrivi in salita si sono rivelati pedalabili, leggermente meno Blockhaus e Piancavallo ma non si tratta comunque di salite in grado di fare differenze abissali. E così l'eccessivo chilometraggio in particolare della crono finale ha di fatto finito con il disinnescare o quasi tutte le salite che l'hanno preceduta.
Il secondo appunto relativo come si diceva agli inviti, visto che l'organizzazione disponeva di 4 wild card da consegnare a a squadre non facenti parte del circuito World Tour i cui team sono iscritti di diritto. Ebbene solo due di queste wild card sono state appannaggio di squadre italiane, con inevitabili ripercussioni sul numero degli iscritti e sui risultati di cui sopra. In un momento del genere del nostro ciclismo e tanto più in occasione del Giro 100 invitare team stranieri che mai hanno lasciato il proprio segno sulla corsa e lasciare fuori squadre italiane vogliose di onorare la corsa rosa (esempi per tutte la Nippo-Fantini di Damiano Cunego o la Androni Giocattoli di Gianni Savio) è parsa scelta quantomeno miope.
In questo video momenti dalla decisiva vittoria di Montecampione e dalla crono finale di Lugano nel trionfale Giro '98. Telecronaca di Adriano De Zan e Davide Cassani, grazie al canale YouTube "trina criag"
Gli anni 2000 hanno infine visto grande alternanza tra i vincitori del Giro, spiccano le doppiette italiane di Simoni, Savoldelli, Basso, quella di Contador e quella manco a dirlo di Vincenzo Nibali. Ed è allora proprio con il successo del siciliano dello scorso anno che vogliamo concludere il percorso tra i Giri del passato, con un'impresa che si lega al presente (altro podio per lui quest'anno) e con la speranza che sia di buon viatico per il futuro, per Nibali ma soprattutto più in generale per tutto il ciclismo italiano.
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