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di Stefano Stradotto
Il terzo ed ultimo giorno di riposo può essere assimilato alla classica immagine della quiete prima della tempesta per la Centesima edizione del Giro d'Italia. Da domani ecco infatti le sei tappe che decideranno la storica edizione 2017, un'edizione che storica lo è di suo vista la cifra tonda raggiunta dalla corsa rosa ma che storica potrebbe diventare ulteriormente.
Mai nessun corridore olandese è riuscito nell'impresa di conquistare il Giro: ecco il primo spunto cui facevamo riferimento poc'anzi, con Tom Dumoulin pronto a riscrivere le statistiche e a sfatare un tabù che già l'anno scorso il connazionale Kruijswijk aveva provato ad insidiare, prima di veder infranti i suoi sogni di gloria su un muro di neve in discesa. Dumoulin si presenta alla terza settimana con vantaggi probabilmente impensabili alla vigilia: 2'41" su Quintana, 3'21" su Pinot, 3'40" su Nibali, semi-dispersi oltre i 4 minuti tutti gli altri a seguire. Dopo la cronometro del Sagrantino stra-dominata si poteva peraltro supporre che il capitano della Sunweb corresse sulla difensiva o quantomeno in controllo sugli avversari, mentre la smagliante condizione ed il lavoro fatto in inverno per migliorare in salita ce lo hanno riconsegnato attaccante anche sugli arrivi in ascesa, ed il riferimento è in particolare alla tappa di sabato con traguardo ad Oropa, Montagna Pantani, che Dumoulin ha onorato trionfando in maglia rosa proprio come il Pirata 18 anni prima. Gli scatti tentati da Quintana non hanno mai fatto realmente la differenza e Dumoulin una volta resosene conto ha prima gestito le velleità del colombiano, poi ha affondato il colpo finale staccandolo di ruota e vincendo in progressione davanti ai redivivi Landa e Zakarin.
Perfetta poi la sua gestione anche nella insidiosa tappa di Bergamo l'indomani (gestione simile all'altra tappa adatta ad eventuali imboscate, corsa mercoledì sull'Appennino) che permette all'olandese di presentarsi con vantaggi che, sulla carta, valgono più o meno quanto un'ipoteca..
Ma ovviamente, nel mezzo, ancora centinaia di chilometri in salita (e occhio alle spesso sottovalutate discese) con nomi del calibro di Mortirolo, Stelvio, Tonale, Pordoi, Gardena, Valparola, Piancavallo, Grappa che si stagliano davanti ai corridori, minaccia per alcuni, speranza per altri, sogno forse irrealizzabile per altri ancora.
Come già si diceva nelle precedenti puntate la discriminante sarà fondamentalmente una da adesso in poi: la tenuta di Dumoulin oltre i 2.500 metri, su salite lunghe anche 20 chilometri su pendenze sempre superiori al 10% e poste una dopo l'altra nella stessa tappa, tutte caratteristiche queste con le quali il campione olandese ha puntualmente dovuto fare i conti, finendo in passivo, nei precedenti Grandi Giri disputati. Il miglioramento dell'attuale maglia rosa nelle corse di tre settimane ha davvero raggiunto un livello tale da permettergli di superare indenne certe asperità nonchè la necessità di tenuta e recupero una volta arrivati alla terza settimana di Giro? Lo scopriremo presto, già a partire da domani.
Naturalmente l'eventuale crisi di Dumoulin non può che passare anche (se non soprattutto..) da quanto gli avversari saranno bravi nel cercare di provocare questa crisi.. Si impone coraggio, tattica, un pizzico di sana follia nel non provare l'attacco solo ed unicamente sull'ultima salita o a pochi chilometri dal traguardo, non sarà certo così che gli inseguitori infliggeranno 4 minuti all'avversario, il quale può contare anche sulla crono conclusiva a Milano.
Le caratteristiche che abbiamo elencato sono tutte rintracciabili nell'estro e nella classe di Vincenzo Nibali, non a caso l'unico a provare l'azione a sorpresa nelle tappe dell'Appennino ed in quella di ieri con arrivo a Bergamo, pur senza raccogliere nulla. Ma è così che è necessario correre stante questa situazione di classifica, specialmente se ci si è resi conto, come Vincenzo avrà senz'altro saggiamente fatto, di non essere il più forte in salita al cospetto di Quintana, Pinot e per ora dello stesso Dumoulin. Ma l'esperienza ed il coraggio dello Squalo potranno risultare fondamentali proprio nell'ottica di sovvertire, ancora una volta, ogni pronostico.
Quanto a Quintana il segnale arrivato da Oropa è stato interlocutorio, ha provato a fare la differenza e non essendoci riuscito è sembrato pagare la cosa più a livello di testa che di gambe, finendo in ogni caso per perdere altri 25" da Dumoulin. In salita ed in altitudine resta il più avvantaggiato ed è dunque ancora lui il più serio candidato per sfilare la maglia dalle spalle dell'olandese, forte anche del miglior team nelle tappe di montagna, a patto che abbia riacquistato morale e, ci ripetiamo, coraggio, primo ingrediente necessario per ribaltare il Giro di quest'anno. Nessuna conseguenza sembra invece avere avuto sullo scalatore della Movistar la caduta di ieri nella picchiata verso Bergamo, tanto più che al traguardo è arrivato secondo alle spalle del sempre bravo Bob Jungels.
Da vedere anche che ruolo giocherà Thibaut Pinot nella lotta dell'ultima settimana, un Pinot uscito a sua volta con indicazioni contrastanti tanto dalla cronometro quanto dall'arrivo di Oropa, pur essendo quest'ultimo non prettamente adatto a scalatori puri ma a passisti potenti come ha appunto dimostrato Tom Dumoulin. La sensazione è comunque che Pinot possa essere serio pretendente più al podio che non al ruolo di "ribalta-Giro".
Chiudiamo con due annotazioni, la prima riguardante Fernando Gaviria che dopo aver dominato magnificamente quattro sprint decide di stringere i denti nelle tappe di montagna per onorare il Giro e portare la maglia ciclamino a Milano, andando perfino in fuga nella tappa di Bergamo. Bravissimo e meritevole di applausi, a differenza di suoi omologhi che puntualmente ai piedi delle montagne fanno comodamente le valigie senza colpo ferire (leggere alla voce Greipel e non solo..).
La seconda, è inevitabile, non può che riferirsi al persistente e storico digiuno italiano, quando ormai ci siamo lasciati alle spalle la quindicesima tappa. Sulle cause di questo disagio tricolore abbiamo ampiamente riflettuto in una delle nostre precedenti puntate, non ci resta che sottolineare come mai nella storia un Giro si sia concluso senza vittorie azzurre e come il record negativo sia datato 1989 con "appena" quattro successi di tappa. Un "appena" tra virgolette, visto che quattro successi nel Giro di oggi sembrerebbero qualcosa di molto simile alla manna dal cielo nel deserto.. La speranza resta quella di evitare almeno l'onta dello zero assoluto, onorando il Giro 100 con una bella impresa di casa nostra, magari già a partire dal tappone di domani, il più duro, il più atteso.
Per l'appuntamento storico lungo le 100 edizioni del Giro d'Italia è la volta del recordman assoluto nella storia del ciclismo. Se Coppi è stato il più grande, lui è stato sicuramente il più forte, meritandosi l'appellativo di Cannibale. Lui è naturalmente Eddy Merckx, quello che vi proponiamo è uno stralcio del Giro 1973, quarto dei suoi cinque Giri vinti.
Grazie al canale YouTube La Grande Storia del Ciclismo
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lunedì 22 maggio 2017
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