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lunedì 27 marzo 2017

Buongiorno, Ferrari!

#tuttoilcalcioblog
di Marco D'Alessandro - Bella, come una mattina d'acqua cristallina. Bella, come un'armonia, come l'allegria. Lo canterebbe Lorenzo Jovanotti a proposito della settantenne Ferrari, oggi bella come la nonna in una foto da ragazza. Perchè agli italiani la Ferrari ha regalato una Domenica mattina dal sapore assolutamente magico.
Il buongiorno più caldo, quello dei rossi, è arrivato da Melbourne. Loro che ci avevano lasciato in sospeso in una notte di Singapore del Settembre 2015, quando da lì in poi è diventata fonda per l'anno e mezzo seguente.
Bella, sinuosa, elegante, la Ferrari indossa l'abito della nuova Formula 1 di nuove regole. Bella da vedere e, soprattutto, bella da guidare. La SF70H nata nel silenzio dopo gli ustionanti proclami che battezzò disgraziatamente un 2016 pieno di storture.
Prudenza come non mai, alla faccia dell'anniversario tondo una presentazione stringata come non mai, addirittura spifferi terrificanti su un progetto già fallimentare in fase embrionale, il tutto nell'ultimo anno di contratto di un Seb Vettel intristito, ormai separato in casa ed in procinto di pomiciare con gli argentati in chiave 2018.
Chissà se studiato, quel clima pessimista che ha accompagnato i mesi della lunga attesa. Fatto sta che i leit-motiv del testa bassa e pedalare ed il lavoro della rinnovata e rivoluzionata scuderia (a partire dalla direzione tecnica di Mattia Binotto), hanno partorito dei riscontri di tutto rispetto nei test precampionato di Barcellona. Una vettura affidabile che, pronti-via, al primo appuntamento si gioca la pole position con le Mercedes, si piazza sulla prima fila in griglia di partenza e poi vince un Gran Premio dominandolo. Cose mai viste in tutte le puntate dell'anno precedente.
Seb che torna ad essere il Supereroe, con quel sorrisone così irresistibile e quel suo entusiasmo travolgente che esprime quando ha tra le mani una Ferrari che va: degno del 25 Dicembre di ogni bambino. Quelle sue parole italiane che in mondoradiovisione fanno breccia nelle anime fervide dei ferraristi che vivono un decennio di magra. Quel che basta ad infiammare il sacro fuoco e far salire una "febbre" che, un tempo, era un copyright di Gilles Villeneuve.
Si è rivisto il Seb superprodigio dei tempi migliori, quello che allo scatto difende a denti stretti il secondo posto conquistato con una zampata in qualifica. E quindi il Seb che disturba i tubi di scarico dell'incontrastabile Hamilton per circa 20 giri, immagini già sufficienti per far sussultare l'orgoglio dei cuori rampanti. Una Ferrari che mette a tiro una Mercedes e sfreccia a pari passo: impensabile. Figurarsi allora se i pit stop stavolta consegnano agli altri il cappello a forma d'asino e ai nostri il conforto della precisione svizzera. Ancora di più, la Rossa numero 5 che scappa, imprendibile, fino ai dieci secondi di scarto, anzi, solco. Non l'immediato contrattacco vincente della Mercedes di Hamilton, dopo l'incontro ravvicinato all'uscita della corsia box. E se Raikkonen, quarto, è da sei politico, le soddisfazioni si ritrovano osservando il debutto a sorpresa del pugliese Antonio Giovinazzi, sulla Sauber. Un classe '93 che da debuttante, nel 2016, ha sbalordito in Gp2 mancando di un pelo il titolo mondiale, ma meritandosi la chiamata e la firma da Maranello.
Forza Feràri. E poi, calma. Perchè deve essere solo la prima di un Mondiale maledettamente lungo dove un circuito è fatto così e il prossimo sarà già altra cosa da interpretare. Perchè tutti i cavallini rampanti della storia recente, portano addosso le cicatrici delle illusioni e degli sviluppi puntualmente traditori sul lungo andare del cammino mondiale. C'è la consapevolezza che tutto possa cambiare da una pista all'altra, che Vettel dopodomani possa tornare il promesso Sposo 2018 della Mercedes e la banda Ferrari la solita armata brancaleone sponsorizzata dalle bucce di banana.
Però c'è una gioia vera da godersi, dopo un intero 2016 di delusioni, nato nella promessa di un definitivo salto di qualità che si è tradotto nella frustrazione di 0 vittorie su 21 gare, un urlo in gola strozzato e represso per troppo tempo. Quella di Melbourne è una conquista che si avverte diversa da quelle più recenti e sempre più figlie degli inciampi altrui che dei rispettabilissimi meriti propri. La Ferrari di Vettel stavolta ha trionfato più per la forza che ha espresso rispetto agli errori Mercedes. Del rientro anticipato di Hamilton non se ne sarebbe accorto nessuno se Vettel non fosse stato in grado di seguire come un'ombra il vicecampione del mondo in carica. O se appena poco dopo il pit stop, Hamilton avesse rimesso in chiaro i conti.
Per dirla con il gergo calcistico, la Ferrari di Vettel ha vinto togliendo il pallino del giuoco agli avversari: come se Barcellona o Bayern non padroneggiassero il possesso palla. Stavolta si è vista la Mercedes inferiore a qualcun altro nel passo di gara. Una Mercedes che, a proposito di calcio, si è comunque distinta per la sportività mostrata dai suoi protagonisti nei confronti di chi l'ha battuta. Le strette di mano e le congratulazioni di Hamilton, Wolff, Lauda, spontanee e non a richiesta, con la voglia di cogliere immediatamente la rivincita e di regalare a tutti gli appassionati un anno di duelli memorabili. Ai rossi ora il dovere di centrare l'obiettivo della continuità per poter partecipare alla sfida fino a Novembre e rendere sempre più credibile il sogno di quella che è stata battezzata come la "Ferrari di tutti". Nella Scuderia, a caldo, nessuno ha rotto gli schemi ed ha alzato i toni della festa. Non è il punto d'arrivo, come affermato dal presidente Sergio Marchionne. Perchè oltre che bella come la mattina, per la Ferrari è arrivato il momento di tornare "Grande come il Mondo".
 
La portata mediatica del successo australiano è stata degna dei tempi migliori. Telegiornali e Radiogiornali che aprono con la notizia della Ferrari in primo piano. Radio Anch'io lo Sport ha dedicato uno spazio di trasmissione del lunedì mattina. Tuttosport è riuscito nell'impresa di non dedicare la prima pagina alla più pigra delle notizie sulla Juventus. 5 milioni di telespettatori di media su Rai Uno per la differita trasmessa a quasi 6 ore dalla bandiera a scacchi. I messaggi del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e del mondo extra-F1. Tanto spazio ovviamente anche sulle onde della Radio. Fortunata la scelta di Radiouno di aver programmato uno spazio di circa mezz'ora  per l'arrivo (non è consuetudine per i Gran Premi mattinieri) con ospiti telefonici e Giulio Delfino alla radiocronaca che andiamo a rivivere ancora. 



Con il nostro canale youtube mxmotori, abbiamo voluto curiosare anche su altre frequenze. Ci siamo interessati al racconto di Radio Sportiva che, nelle ultime settimane, non ha vissuti momenti felicissimi, come tutti saprete, che però sembra siano stati superati (ci piace sottolineare anche il contributo della "nostra" Sara Meini). Emittente che lambisce il milione di spettatori quotidiani, portata avanti da un pool di voci giovani, fresche ed efficaci. "Raccontiamo Emozioni" è lo slogan, lo stile immediato del racconto, della notizia e dell'analisi si è fatto riconoscere negli anni. Una formula che, nonostante i non ricchi mezzi a disposizione, ha affezionato tanti appassionati di calcio e sport. Chissà la Rai cosa potrebbe riuscire a fare, con i suoi potenti mezzi, se riuscisse a compiere un suo progetto di all-news sportiva radiofonica: un tema del quale, anni fa, ne parlammo con i radiocronisti di "Tutto il calcio", in particolare Francesco Repice, nelle interviste di "Dietro al microfono 2.0" realizzate da Massimo Verona. Di seguito, questo è il racconto di Radio Sportiva nei giri conclusivi del Gran Premio d'Australia. La voce è di Marco Rosignoli.



In conclusione, a proposito di cronache automobolistiche, è bello pensare che sia stata proprio la Ferrari a vincere la prima gara dopo la scomparsa dell'indimenticabile Mario Poltronieri.

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