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di Stefano Stradotto
Si è chiusa la più emozionante edizione del Giro d'Italia degli ultimi anni; continui ribaltoni, otto uomini diversi in maglia rosa (unico precedente nell'81), sorprese quotidiane, crisi dei favoriti, grandi recuperi e imprese inattese hanno caratterizzato le tre settimane che ci siamo appena lasciati alle spalle. La vittoria finale è stata in dubbio fino all'ultimo, e soprattutto è stata centrata dal faro del ciclismo italiano con due imprese d'altri tempi negli ultimi due giorni utili, quando tutto sembrava finito.
Un Giro, insomma, da 10, ed è proprio con alcuni voti che vogliamo chiudere i commenti su questa edizione, nell'esercizio non certo originale ma sempre efficace delle pagelle.
VINCENZO NIBALI voto 10 : no, non si tratta del solito voto d'ufficio per il vincitore che incassa il massimo in automatico. Il 10 a Nibali è innanzitutto un 10 alle emozioni che ha saputo regalare nelle tappe di Risoul e S.Anna di Vinadio, con azioni che non vedevamo da tempo e che giorni fa ci siamo permessi di accostare in qualche modo agli storici successi di Pantani. Simile ad allora è stato senz'altro l'entusiasmo ed il coinvolgimento della gente, sempre più esaltata nell'assistere ad una rimonta impossibile da immaginare. Dal punto di vista tecnico, considerando integralmente le tre settimane, non è certamente stato il Grande Giro migliore di Nibali e tantomeno il più facile; lo Squalo è arrivato alla partenza da un lato con la condizione non ancora al top, dall'altro con troppa pressione sulle spalle, pressione che è stata peraltro gestita male tanto da lui quanto da chi gli stava intorno. La voglia di strafare lo ha portato a tentativi che le gambe evidentemente ancora non supportavano, come a Roccaraso o sul Falzarego, e la tensione originata da questi fallimenti parziali è sfociata nelle disfatte della cronoscalata e di Andalo, in giornate complicate anche da problemi tecnici e che si sono rivelate come le più nere della sua carriera. Ma è proprio qui la grandezza superiore di questa vittoria, elevata a nostro avviso un gradino sopra rispetto alle precedenti: Vincenzo è stato in grado di rialzarsi quando il ritiro appariva la soluzione più saggia, il podio un miraggio e la vittoria una barzelletta mal riuscita. Ha ritrovato la serenità che ne ha sempre accompagnato i successi passati, la determinazione del campione consapevole dei suoi mezzi, ed il colpo di pedale che, finalmente, è arrivato ai livelli programmati proprio in coincidenza con la terza settimana. Lui ci ha poi aggiunto il coraggio dato da attacchi nati su Colle dell'Agnello e Colle della Lombarda, cioè le penultime salite delle rispettive tappe, fatto questo più unico che raro in un ciclismo in cui il più delle volte si fa lo scattino agli ultimi 2 km per paura di avventurarsi prima. Nibali ha rischiato tutto, si è messo in gioco, ed ha avuto ragione concretizzando un'impresa che resterà nella storia e nella memoria. E' per questo che, oltre al 10, aggiungiamo anche un grazie.
MICHELE SCARPONI voto 9 : "bisogna fare una statua a Michele". Vincenzo Nibali ripete questa frase ormai ad ogni intervista, e questo sintetizza più di qualsiasi altra cosa quanto fondamentale sia stato il ruolo dello scalatore marchigiano nell'ennesimo successo del suo capitano. Scarponi negli ultimi tre anni è stato in grado di reinventarsi, passando dalle ambizioni personali di classifica, che già lo avevano portato sul podio, a capire che probabilmente sarebbe stato più utile in appoggio come "gregario" di lusso. La scelta si era dimostrata vincente già in passato, ma questo Giro ne ha esaltato defintivamente le doti. In corsa, restando sempre l'ultimo uomo al fianco di Nibali in grado di imporre ritmo sfiancante per gli avversari, e fuori dalla gara laddove, da compagno di camera del siciliano, ha saputo gestirne i momenti più difficili di queste settimane da perfetto psicologo e amico, con il suo buonuomore ed ottimismo. In tutto questo, la meritatissima soddisfazione di essere passato per primo sulla Cima Coppi ed il quinto posto nella cronoscalata. Chapeau.
DIEGO ULISSI voto 9 : chi gli sta intorno cerca di convincerlo a puntare tutto sulle Classiche, lui coltiva il sogno di fare classifica in un Giro; nel dubbio intanto in questa edizione Ulissi ha dato spettacolo su entrambi i terreni. Dopo i successi ottenuti l'anno scorso, ecco altre due tappe vinte con azioni da manuale a Praia a Mare ed Asolo, azioni per l'appunto "da Classiche" alle quali il livornese ci sta sempre più abituando. In parallelo Ulissi è rimasto in classifica per gran parte del Giro, ha avuto una sola grande giornata di crisi, spesso e volentieri è rimasto con i migliori sulle salite più attese, compresa la tappa della Cima Coppi. Tra le due strade che gli si prospettano davanti per la carriera, ci sembra al momento che l'opzione da scegliere sia quella delle corse di un giorno, nelle quali con un po' di convinzione in più potrebbe emergere davvero in modo defintivo. In attesa della sua scelta, quest'anno ce lo siamo comunque goduto volentieri nella doppia veste.
ESTEBAN CHAVES voto 8.5 : tre anni fa dopo la caduta al Trofeo Laigueglia i medici diedero per spacciato il suo braccio destro, oggi, con mobilità dell'arto recuperata all'85%, eccolo sul podio del Giro d'Italia, a un passo dalla vittoria. Basta questo per rendersi conto di quanto la storia di questo piccolo colombiano, esempio tipico della storica scuola di scalatori, possa essere di esempio. Come non bastasse, lui ha aggiunto una sportività estrema, un sorriso sincero e una generosità che lo ha portato a lottare per la rosa fino all'ultima salita. In corsa a Chaves manca solo la tenuta nell'ultima settimana, che già aveva dimostrato di pagare alla Vuelta dello scorso anno. Perfezionata quella, in salita è un uomo in grado di dare spettacolo e di vincere, come è già quasi riuscito a fare sabato.
ASTANA (BEPPE MARTINELLI & STAFF) voto 8+ : per la squadra di Vincenzo Nibali e la sua ammiraglia l'inizio è da shock: a Roccaraso, sul primo arrivo in salita, sbagliano tutto lo sbagliabile, con tattica suicida ed attacco piazzato al momento più inopportuno. Tornano i cattivi pensieri della scorsa edizione, quando Martinelli sembrò gestire in maniera miope la convivenza Landa-Aru. Lo storico ds di Pantani, però, ha risposto al meglio alle critiche (in primis ricevute da Nibali stesso..) dimostrando come non sia stato un caso che alcuni tra i più grandi campioni degli ultimi anni siano passati per le sue mani; l'Astana nei momenti decisivi si è mossa come un corpo unico, proteggendo il suo capitano e centrando tattiche di squadra senza le quali Nibali non sarebbe riuscito a compiere la sua impresa. L'utilizzo di Scarponi e Kangert a Risoul e S.Anna è da manuale. Per Martinelli nono successo in una corsa a tappe nell'ordine con i vari Pantani, Garzelli, Simoni, Cunego, Contador, Aru e Nibali.
ALEJANDRO VALVERDE voto 7.5 : per la prima volta al Giro a 36 anni, Valverde fa centro raggiungendo gli obiettivi della vigilia, podio e una tappa. Da sempre attendista, il murciano ha corso prevalentemente sulla difensiva anche alla corsa rosa, facendosi però apprezzare per la voglia di non mollare e lo stile con il quale ha onorato il nostro Giro. Ad impedirgli di battersi concretamente per il successo finale è stata la difficoltà a sopportare lo sforzo prolungato oltre i 2000 metri di quota. Restano la bella vittoria di Andalo, la rinascita nella cronoscalata dopo la crisi di Corvara, e la discesa dall'ultima salita del Giro (lì sì finalmente condotta all'attacco) che gli ha permesso di balzare al terzo posto. Per lui risultato storico: sul podio in tutti e tre i grandi Giri.
STEVEN KRUIJSWIJK voto 7.5 : regolare, forte in salita, potente a cronometro, sicuro. Doti che hanno sempre permesso a Kruijswijk di correre otimi Giri d'Italia, ma che in questa edizione sembravano destinarlo, complici le defezioni altrui, a vestire i panni del dominatore. Grazie soprattutto a una grande tenuta sulle Dolomiti e ad una superlativa cronoscalata, l'olandese si era vestito di rosa, dando prova di sicurezza in salita anche nei giorni seguenti. Poi però ecco il Colle dell'Agnello, e la successiva discesa.. Nibali lo porta al limite delle forze (come ammette Kruijswijk stesso) già sulle ultime rampe della Cima Coppi, poi in discesa sferra l'attacco partendo a tutta. Ed ecco l'errore fatale che costa il Giro all'olandese: nella foga, teso per l'attacco subito, sbaglia inopinatamente una delle curve più semplici di quel tratto e finisce nella neve. E' uno di quei casi in cui una caduta è addebitabile all'errore del protagonista e non alla sfortuna. Kruijswijk si gioca il Giro, e l'indomani anche il podio, ma ha il merito di concluderlo comunque nonostante una costola rotta. Per la prima vittoria di un olandese al Giro ripassare in futuro.
GIANLUCA BRAMBILLA voto 7.5 : una splendida tappa ad Arezzo con fuga d'altri tempi, maglia rosa vestita per la prima volta, eroica difesa l'indomani a cronometro per 1 solo secondo, generosità il giorno dopo nel lasciarla al compagno Jungels lavorando perfino al suo servizio come gregario. In tre righe ecco l'eccezionale Giro d'Italia di Gianluca Brambilla,che avrebbe avuto anche la possibilità di finire tra i primi 10 nella generale ma ha scelto di sacrificarsi per Jungels (ragazzo da tenere d'occhio per il futuro, voto 7.5) dedicandosi alla difesa della maglia bianca. In generale la loro squadra, la Etixx-Quick Step, ne esce come la migliore formazione dopo l'Astana (4 tappe, 5 giorni in rosa con tre corridori diversi, maglia dei giovani).
ILNUR ZAKARIN voto 6.5 : il giovane e promettente russo tocca con mano la maglia rosa nella cronometro del Chianti, dove sta viaggiando più forte di tutti. L'avesse centrata, il capitano della Katusha sarebbe diventato probabilmente la mina vagante del Giro, visto che in salita difficilmente va in difficoltà e a crono è tra i migliori. Ma ecco che in quel momento la tensione diventa un peso troppo duro da portare e, complice anche la pioggia, il russo va a terra due volte, cambia la bici, vede svanire il sogno ed esce di classifica. Sarà poi un'altra caduta, ben più rovinosa, a mettere fine al suo Giro in discesa dalla Cima Coppi. Zakarin sarà comunque senza dubbio protagonista nelle grandi corse a tappe nei prossimi anni.
DAMIANO CUNEGO voto 6+ : a dodici anni dal Giro 2004 trionfalmente vinto, Cunego decide finalmente, con consapevolezza, di non voler più dedicarsi ad un piazzamento in classifica generale e di puntare sugli obiettivi di un giorno. Inizialmente nei suoi piani c'è una tappa (sarà quinto nella frazione di Sestola) ma strada facendo si trova sulle spalle la maglia blu degli scalatori e dedica le sue tre settimane alla difesa di questo simbolo. Sempre all'attacco con coraggio, passa primo sul Pordoi, consolida il primato e sembra inattaccabile. Ma la condizione viene purtroppo meno nelle ultime tappe e complici le grandi giornate dello spagnolo Nieve, perde la maglia proprio all'ultimo giorno. Bravo lo stesso per impegno e professionalità.
GIACOMO NIZZOLO voto 6+ : eterno battuto nelle volate che vedono trionfare i tedeschi, sfrutta al meglio il ritiro in massa dei velocisti stranieri puntando alla maglia rossa della classifica a punti, già centrata lo scorso anno. Onora il Giro soffrendo in salita per difendere questo primato e riuscirebbe anche a coronoare il tutto con il primo successo nella chiusura di Torino. Riuscirebbe appunto, perchè un cambio i traiettoria negli ultimi metri che danneggia Modolo porta la giuria a declassarlo. Non accetta la decisione, francamente il provvedimento non convince pienamente neanche noi.
SACHA MODOLO voto 5 : mai competitivo in volata, nè contro i tedeschi nè contro gli italiani. Involuzione rispetto allo scorso anno, quando centrò due tappe. Il peggio è che al termine di ogni volata finita male si presenta ai microfoni con una scusa diversa per il mancato risultato. Concentrarsi sul proprio miglioramento ed evitare alibi gioverebbe, visto che al momento è uno dei pochi rappresentanti dello sprint italiano a poter combinare qualcosa in volata, in un panorama per il resto piuttosto desolante.
DOMENICO POZZOVIVO voto 5 : lo scalatore lucano non si vede mai, prova a giocare di rimessa ma spesso perde le ruote dei migliori, non prova ad inventarsi neanche mezza azione coraggiosa per dare un senso al suo Giro. Voto meno severo di quanto meriterebbe perchè la definitiva uscita di classifica nelle ultime due tappe è condizionata anche da una bronchite.
RIGOBERTO URAN voto 4.5 : due podi al Giro, corsa rosa sempre onorata al meglio, quest'anno invece l'Uran che si è presentato al via non era neanche lontano parente del suo "predecessore". Esce di classifica nella cronometro, complice anche una caduta, ma la vera debacle è in salita dove non è mai competitivo. Tenta un guizzo d'orgoglio a S.Anna di Vinadio, ottiene poco o nulla.
MARCEL KITTEL, ANDRE GREIPEL & CO. voto 4 : per le volate regali e dominate meriterebbero come minimo un 8, che però fa media con lo 0 che gli affibbiamo per la totale mancanza di rispetto nei confronti del Giro d'Italia. Kittel ci era già cascato due anni fa quando, vinte le prime due tappe in Irlanda, pensò bene di non presentarsi nemmeno alla riaprtenza in Italia. Quest'anno ha vinto (di nuovo all'estero) altre due frazioni, non è riuscito a sprintare in altre due occasioni, e ha di nuovo salutato la compagnia. Greipel ha fatto se possibile anche peggio visto che nel momento in cui vince la terza tappa personale, con la maglia rossa a punti sulle spalle, ha già annunciato un ritiro programmato per la 12a tappa addirittura in fase di preparazione... Va bene la programmazione, va bene la necessità di preparare gli impegni successivi della stagione, ma c'è modo e modo di prendere e annunciare determinate scelte. E quanto fatto in questa edizione va a mancare di rispetto agli appassionati, alla storia di una corsa prestigiosa come il Giro e all'organizzazione dello stesso, difatti decisamente risentita. In quel "& co." inseriamo tutti i calcolatori del ritiro strategico e senza motivazioni di salute forti, a cominciare da Tom Dumoulin, outsider in rosa ad inizio Giro sgonfiatosi come un palloncino e scappato alle prime difficoltà, ed anche (malvolentieri) un campione sempre esemplare come Fabian Cancellara che manca per un virus intestinale la grande prestazione nella crono di apertura ma una volta ristabilitosi decide di non terminare il suo ultimo Giro. Urgono contromisure dai piani alti per mettere in qualche modo una pezza a quest'andazzo decisamente fastidioso.
MIKEL LANDA S.V. : il basco ha avuto invece motivi ben precisi per abbandonare il Giro: un virus intestinale quando siamo ormai ai piedi delle prime salite lo costringe a ritiro, proprio nel momento in cui la condizione è in netta crescita. Per il favorito n°1 della vigilia appuntamento rimandato.
ORGANIZZAZIONE GIRO voto 9 : chiudiamo con un plauso a Mauro Vegni e soci, capaci ancora una volta di disegnare un Giro variegato, con trabocchetti quasi quotidiani ed un percorso mai banale (complice la naturale predisposizione del nostro territorio). Ottima anche la gestione delle problematiche di corsa, fortunatamente neanche poi troppe quest'anno (il clima è stato abbastanza clemente). Un voto in meno per le tre tappe iniziali olandesi (ma sappiamo come le esigenze in tal senso non siano da addebitare direttamente all'organizzazione del Giro) e come sprone per la prossima edizione per la quale raggiungere il voto 10 sarà obbligatorio: si tratterà infatti del Giro numero 100, da disegnare in maniera indimenticabile, magari toccando (caso che sarebbe unico) tutte le regioni italiane.
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lunedì 30 maggio 2016
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