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di Stefano Stradotto
"Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi..."... Con queste parole Mario Ferretti apriva la radiocronaca della diciassettesima tappa del Giro d'Italia 1949, la Cuneo-Pinerolo, per una delle imprese più belle del Campionissimo. Oggi, diciannovesima tappa del Giro 2016, partenza proprio da Pinerolo, Cima più alta del Giro dedicata come sempre a Coppi sul Colle dell'Agnello e una maglia quasi con gli stessi colori, celeste spruzzato dal tricolore di campione d'Italia, a regalare una delle più belle giornate che il ciclismo moderno ricordi: Vincenzo Nibali si rialza, risorge, fa sua la tappa con una straordinaria impresa e rientra perfino in corsa per il successo finale in questa emozionante, pazza e straordinaria edizione della corsa rosa.
Un invisibile filo ha collegato la leggenda di un tempo, evocata dalla sede di partenza e dalla Cima Coppi, alla corsa di oggi, trasferendo quel sapore antico lungo i 162 km da Pinerolo a Risoul, in Francia. Oltretutto un altro filo, lungo in questo caso solamente due anni, legava proprio Nibali a questa sede di arrivo, visto che qui tagliò il traguardo secondo, ma soprattutto consolidando la sua maglia gialla, durante il trionfale Tour 2014.
Alla partenza da Pinerolo di stamani, però, nulla lascia presagire un simile ribaltone, nessuno può anche solamente immaginare lo sviluppo della corsa nelle ore successive. E' vero, Nibali ha risposto bene nei concitati km finali della tappa con arrivo proprio a Pinerolo, comprendente strappi impegnativi attaccati a tutta da Kruijswijk e Valverde; non solo, altra notizia positiva era giunta in serata, quando i risultati degli esami ai quali Vincenzo si era sottoposto avevano dato risposte assolutamente confortanti sulle condizioni di salute del messinese, scongiurando le paventate ipotesi di ritiro. Ma certo probabilmente nemmeno lui o il suo staff, sicuramente non media, osservatori e tifosi, scattano dal via pensando all'impresa epica.
La teoria sembra essere destinata a venire confermata dopo la prima parte della tappa: nel solito gruppo in fuga dal mattino trovano spazio gli Astana Kozhatayev e soprattutto Michele Scarponi. Se è vero che i due sono stati piazzati davanti come punto d'appoggio per Nibali, è altrettanto vero che l'iniziale condotta di gara del marchigiano sembra indicare che gli sia stata concessa una giornata di libertà per fare la propria corsa e andarsi a giocare la vittoria di tappa, con Nibali a cercare di limitare i danni alla ruota degli avversari. Un secondo segnale arriva a circa 4 km dalla vetta dell'Agnello, quando Chaves forza per la prima volta il ritmo e si tira dietro Kruijswijk e Valverde; Nibali, invece, paga, perde metri e non riesce a rispondere, lasciando in un primo momento andare via i tre. L'osservatore davanti alla tv scuote la testa "niente da fare, anche oggi è il Nibali in difficoltà degli altri giorni, non ce la fa..." sarà stato il commento più immediato e per certi versi comprensibile da parte di tanti.. Ma improvvisamente, nel tratto più duro della cima più alta del Giro, qualcosa cambia, contro ogni pronostico, contro ogni razionalità. Quasi come se un leggero soffio di vento insinuatosi tra le nuvole basse ed il muro di neve a bordo strada fosse arrivato all'orecchio di Vincenzo tramutato nel suono della voce di Fausto che da lassù, ben oltre le cime innevate, sta osservando la scalata a lui dedicata, ecco lo Squalo tornare tale e ritrovare nel giro di pochi metri determinazione, testa, capacità di mettere in difficoltà gli avversari.. Così, mentre il compagno Scarponi va a prendersi la cima dedicata al Campionissimo onorando al meglio quel nome, Nibali prima rientra sui tre uomini di classifica, poi, accortosi che Valverde comincia a pagare l'altitudine (come sulle Dolomiti) prende in mano la situazione e si mette in testa aumentando il ritmo. Quello stesso osservatore seduto sul divano ha un sussulto, ma ancora tende allo scetticismo "sì, un po' si è ripreso, ma adesso perchè tira?.. così spreca le poche energie che ha, che stia a ruota degli altri e stringa i denti cercando di resistere..". Quello che però l'osservatore da casa non ha sentito è stato quel soffio di vento che ha sferzato la Cima Coppi... Vincenzo è un altro, anzi è di nuovo lui in realtà; le sue due trenate mandano in frantumi il gruppeto, sfiancano Valverde, staccano Majka e Zakarin, mettono alla frusta Chaves e Kruijswijk che comunque reggono.
L'olandese in maglia rosa però è sembrato più affaticato dei giorni scorsi nel rispondere a Nibali in questo tratto finale di salita, ed in discesa si lancia a ruota del siciliano probabilmente con gambe dure e preoccupazione nella testa per l'abilità del suo avversario su quel terreno e per la lunghezza della discesa stessa. Questa dose di lucidità persa (sia fisica che mentale) sfocia nel momento probabilmente decisivo: in una delle prime curve, neanche troppo insidiosa, Kruijswijk va inspiegabilmente lungo, schiantandosi sul muro di neve che lo disarciona dalla bici gettandolo a terra dopo una capriola. Le conseguenze fisiche sono per fortuna meno serie di quello che sarebbe potuto essere, ma Nibali e Chaves intanto sono andati. La maglia rosa poi si ferma per cambiare bicicletta, perde sicurezza, e soprattutto si trova ad affrontare da solo l'inseguimento, visto che la sua (decisamente debole) squadra è ormai disgregata sui tornanti della Cima Coppi.
Poco dopo un'altra cauduta mette fine al Giro del sempre sfortunato russo Zakarin, finito in un fossato; per lui "solo" la frattura della clavicola, ma le immagini iniziali gelano il sangue.
l'impressionante caduta di Kruijswijk
Ai piedi della discesa nel frattempo si completa il capolavoro tattico dell'Astana: se Kozhatayev era riuscito ad aiutare Nibali per un breve tratto dell'Agnello, ecco che Michele Scarponi viene ora fermato per attendere il capitano. Anche l'Orica di Chaves si è comportata allo stesso modo con il gregario Plaza Molina, ecco quindi che il gruppetto di Nibali e Chaves unitosi ad alcuni fuggitivi della prima ora, si trova in una situazione tattica invidiabile. I gregari danno tutto quello che hanno nel tratto di falsopiano, ed i vantaggi si dilatano: il gruppetto di Valverde, Majka e Uran vede lo svantaggio crescere via via fino a superare il minuto, Kruijswijk, che ha nel frattempo trovato un plotoncino di altri ritardatari, è ormai oltre i 2'30", distacchi peraltro inevitabilmente destinati a crescere vista la situazione di corsa.
Una volta terminato il lavoro dei luogotenenti Scarponi e Molina, si apre dunque il sipario sul duello finale per la tappa (e non solo..) tra i due superstiti degli uomini di classifica, Nibali e Chaves. Appare subito evidente come Vincenzo sia più brillante; un primo scatto, rintuzzato non senza fatica dal colombiano, poi un secondo allungo, infine il terzo, decisivo.. Chaves non riesce più a tenere la ruota, e Nibali è solo in testa. Inizia una splendida ed insperata passerella per la maglia tricolore, che in un primo momento rimane visibile al colombiano staccato di soli 6-7".. Mai ai -3 km il vantaggio dello Squalo comincia a crescere, Chaves tenta di salvarsi e soprattutto di salvare la rosa che, stante la giornata a dir poco nera di Kruijswijk, è ormai sulle sue spalle; ci riuscirà per 44", visto che al traguardo giunge staccato di 53" da uno scatenato Nibali. Il campione d'Italia una volta tagliato il traguardo scoppia in un pianto liberatorio, che suggella nel modo più emozionante una giornata epica. In quel pianto c'è tutto, la rabbia per le crisi patite e le critiche ricevute, la liberazione nell'essere finalmente riuscito a tornare se stesso, la consapevolezza di essere tornato in corsa per la vittoria finale; c'è, soprattutto, la dedica a Rosario, il ragazzo 14enne della sua scuola di ciclismo morto in un incidente stradale in Sicilia durante la prima settimana di Giro.
Al di là delle emozioni inevitabilmente suscitate da una tappa del genere, da un punto di vista tecnico è davvero interessante annotare come e quanto Nibali si sia sbloccato, a nostro avviso soprattutto mentalmente. Sotto questo profilo da non sottovalutare la giornata vissuta ieri, tra la buona prova sulle rampe finali di Pinerolo e i risultati positivi delle analisi. Vincenzo ha avuto a quel punto la conferma di star bene, nonostante tutto, e ha ritrovato la convinzione del campione che si è sempre dimostrato. Ha pagato nuovamente il cambio di ritmo degli avversari al momento dell aprima accelerazione sul Colle dell'Agnello, ma ha poi dimostrato di non avere una gamba inferiore a loro e, rinfrancato, nel finale ha ritrovato lui stesso la capacità di imprimere quel cambio di ritmo, facendo male a tutti e centrando quella che è forse la più bella impresa della sua carriera, sicuramente la più inaspettata. Anche lo scorso anno al Tour, infatti, aveva centrato una grande tappa dopo essere uscito dalle prime posizioni di classifica; quello che fa la differenza oggi però è che in questo caso in classifica ci è rientrato, eccome..
Un plauso anche all'Astana e a Beppe Martinelli, che sembra anch'egli aver ritrovato la lucidità nell'interpretare la corsa: la tattica che ha riguardato il ruolo di Kozhatayev e Scarponi è stata decisiva tanto quanto la rinascita personale di Nibali.
Chaves ora è in rosa, ma sta dimostrando, giovane com'è, di patire ancora un po' la terza settimana di un grande Giro.
Valverde conferma definitivamente di pagare dannatamente a livello fisico quando si arriva a correre oltre i 2000 metri.
Kruijswijk dovrà fare i conti stanotte con le tremende botte patite nella caduta in discesa.
Con questa situazione si arriva domani alla resa dei conti finale, la tappa che deciderà un Giro combattuto come non si vedeva da tempo: quattro corridori in 1'48", al cospetto di un tappone con quattro salite e le non meno decisive discese. Nibali ci arriva con nuovo entusiasmo e consapevolezza, nonchè un'ottima gamba. Chaves palesa dei problemini di tenuta, come si diceva, ma sta bene, anche se non va sottovalutato come Nibali abbia inflitto al colombiano oltre 50" di distacco in circa 5 km.
Quanto a Valverde, le altitudini di domani sono all'incirca le stesse di oggi: se il suo problema è quello lo vediamo tagliato fuori, così come l'ammaccato Kruijswijk.
Ma in un Giro del genere ogni pronostico è ormai ben più di un azzardo; non resta che godersi l'ultima puntata di un romanzo in rosa sorprendente e avvincente.
la nuova, rivoluzionata, classifica generale
l'altimetria della decisiva tappa di domani
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venerdì 27 maggio 2016
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