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di Stefano Stradotto
Martedì pomeriggio è andata in scena la tappa più bella di questa edizione, e probabilmente una delle più belle degli ultimi anni; è infatti ormai rarissimo, se non impossibile, vedere i campioni di classifica darsi battaglia a viso aperto dopo pochi km dal via, sulla prima salita posta a metà percorso.
E' invece proprio quello che è successo nella sedicesima frazione da Bressanone ad Andalo, complice anche il chilometraggio ridotto, in una tappa giudicata tutto sommato di media difficoltà confrontata ai tapponi dolomitici o a quelli che i corridori dovranno affrontare venerdì e sabato prossimi. Le salite del passo della Mendola e verso Fai della Paganella, infatti, sono abbastanza lunghe ma altrettano pedalabili.
Vista la situazione di classifica lasciata in eredità dalla tre giorni prima del riposo si è però resa necessaria una reazione immediata di tutti i big all'inatteso dominio di Steven Kruijswijk. Detto fatto, sin dai primi km di salita ritmo altissimo, nessuno spazio per tentativi di fuga e soprattutto scatti a ripetizione di tutti i migliori: ci prova prima un brillantissimo Zakarin, poi Majka, quindi Valverde, Uran, Amador, poi è la volta di Vincenzo Nibali che in questa fase di corsa sembra più brillante rispetto alla cronoscalata, tant'è che guadagna qualche metro di vantaggio su Kruijswijk, il quale riesce comunque a ricucire nel giro di qualche centinaio di metri, come aveva fatto del resto con tutti i tentativi degli altri corridori; alla ruota della maglia rosa ci sono Valverde e Zakarin. L'azione di Nibali ha in ogni caso mandato in difficoltà i restanti uomini di classifica, i vari Uran, Majka, Pozzovivo, Amador, ma soprattutto Esteban Chaves, secondo della generale, che sul passo delle Mendola ha dormicchiato non facendosi mai vedere nel corso dei tentativi di attacco e soprattutto facendosi sorprendere dall'azione promossa da Nibali e seguita appunto da Kruijswijk, Valverde e Zakarin.
Nibali nel frattempo è riuscito a raggiungere un gruppetto che si era leggermente avvantaggiato poco prima, comprendente tra gli altri il suo compagno Kangert ed Ulissi. La giornata sembra insomma volgere al meglio: Kruijswijk è pimpante ma al tempo stesso isolato, senza compagni di squadra fin dall'inizio della salita e costretto a rispondere in prima persona a tutti gli attacchi; Nibali dal canto suo può contare sull'aiuto di Kangert per tutto il nevralgico tratto della Val di Non, grazie all'ottima tattica approntata dall'Astana. Nel frattempo il distacco del gruppo Chaves si mantiene sui 30".
Nel momento in cui inizia la seconda salita ci si aspetta insomma un ulteriore attacco alle granitiche certezze della maglia rosa. I primi a scattare, come sulla Mendola, sono Zakarin e Valverde; Kruijswijk rientra, lo stesso fa Nibali ma l'azione del siciliano comincia all'improvviso a farsi vistosamente più legnosa. Ed infatti, a fronte di un nuovo deciso allungo di Valverde con conseguente brillante risposta dell'olandese, Nibali cede di schianto, non riesce a rispondere ed i due, subito raggiunti anche da Zakarin, se ne vanno da soli. Vincenzo invece prova a trovare un ritmo regolare come fatto sul Falzarego, ma viene nel frattempo ripreso dal gruppetto tirato da Chaves, che si è svegliato ed ora marcia con lo stesso ritmo dei primi, senza però riuscire a recuperare granchè.
Il peggio per Nibali deve però ancora arrivare, e si materializza all'ultimo km del GPM, quando Chaves prova ad aumentare il ritmo e Nibali resta letteralmente piantato, superato da tutto il gruppetto, resta con lui solo Pozzovivo.
Il terzo calvario consecutivo del siciliano finisce ad Andalo, dove 1'47" prima era intanto sfrecciato braccia al cielo un ritrovato Valverde davanti ad una maglia rosa olandese dal colore sempre più intenso. Il bilancio in classifica per Nibali è impietoso: 4'43" da Kruijswik, 1'43" da Chaves, terzo gradino del podio perso a vantaggio di Valverde e perfino Zakarin, quinto, prepotentemente in rimonta a soli 7 secondi.
Mancano ancora le tappe di Risoul e S.Anna di Vinadio, ma per Nibali e l'Astana sembra essere purtroppo già tempo di bilanci. Vincenzo e il suo team dovranno interrogarsi sulle cause di una debacle che assume proporzioni sempre maggiori con il passare dei giorni. Il paradosso è che Nibali ha sempre cercato di correre come se mentalmente fosse quello del 2013 e 2014, attaccando, tentando il tutto per tutto con coraggio.. Le gambe però non rispondono. O meglio, sembrano rispondere discretamente in un primo tempo (scatto del Falzarego che fa fuori Valverde, scatto della Mendola che sorprende Chaves) per poi cedere però nel momento in cui sono gli avversari a cercare di fare la differenza. Preparazione sbagliata? Solo Nibali e lo staff dopo un'attenta analisi possono essere in grado di stabilirlo.. Certo è che la scelta di passare un mese abbondante in altura, senza correre in gare ufficiali, non ha convinto e non convince, tant'è che fin dal Giro del Trentino era apparsa evidente la disabitudine di Nibali nel confrontarsi con il ritmo gara. Certo, i progetti prevedevano una crescita di condizione nell'ultimo mese, ma evidentemente i calcoli sono stati approssimativi.
Di sicuro, oltre alla condizione, anche la testa del campione di Messina sta giocando un ruolo importante; Nibali non è sereno in seno alla sua squadra sin dal Tour dello scorso anno, dove a ben vedere non avevamo assistito a situazioni di difficoltà così differenti da queste.. Vincenzo sembra patire paricolarmente la pressione, ma il fatto che mai abbia pagato in tal senso in occasione del Giro e del Tour vinti sta a significare che le pressioni che lo destabilizzano non sono quelle classiche di tifosi o media, ma altre ben più sotterranee.. Incomprensioni con Martinelli e Shefer, rapporto non più idilliaco con alcuni compagni, differenze di vedute sui programmi per la stagione, sono tutti temi risaputi e concreti tra le fila del team kazako. In più, è ormai acclarato che Nibali lascerà l'Astana a fine anno; a posteriori, un divorzio che forse sarebbe stato bene anticipare di 12 mesi.
In tutto ciò serpeggiano nelle ultime ore voci insistenti su un possibile ritiro e dubbi sulle condizioni di salute di Nibali; ad avvalorare ques'ultima tesi potrebbe esserci il dettaglio che vede Nibali provare attacchi, cosa che, vista la sua esperienza, dovrebbe significare che sente la gamba buona, in grado di poter fare la differenza.. Ma è anche vero che l'orgoglio e la generosità di Nibali potrebbero portarlo a tentativi fatti, anche inconsciamente, andando al di sopra delle sue possibilità attuali.
Quanto al ritiro, auspichiamo che non si materializzi: Nibali deve onorare, con l'orgoglio che lo contraddistingue, fino all'ultimo la corsa rosa, cercando di chiudere il più dignitosamente possibile con il tricolore che porta sulle spalle. Questa nostra riflessione ovviamente verrebbe a cadere nel caso in cui gli esami ai quali Nibali si sottoporrà entro i prossimi due giorni dovessero far emergere qualche problema di salute. A quel punto la prima cosa da fare sarebbe fermarsi, recuperare, consapevoli peraltro dei veri motivi di un Giro così negativo, e preparare i prossimi impegni, su tutti Rio.
Un plauso nel frattempo a Valverde: al netto dell'unica crisi del suo Giro, a Corvara, ha fin qui corso ottimamente in questa sua prima esperienza italiana e ha meritato il successo di oggi.
Quanto a Kruijswijk, oggi ha ulteriormente dimostrato di essere, sic et simplicter, il più forte in salita di questa edizione. Le sue mani sul trofeo di Torino sono di giorno in giorno sempre più salde.
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mercoledì 25 maggio 2016
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