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di Stefano Stradotto
Ennesimo colpo di scena ieri in questa incerta edizione del Giro d'Italia: proprio nel momento in cui le sensazioni stavano tornando ad essere positive, a seguito dell'ottima cronometro di domenica, Mikel Landa ha abbandonato la corsa. Il basco, dopo il Chianti, era nuovamente lo spauracchio n°1 per Vincenzo Nibali, considerando che le tappe e le salite adatte al capitano della Sky arriveranno solo nei prossimi giorni, invece un virus intestinale ne ha minato le forze, costringendolo al ritiro sul primo GPM appenninico della tappa di ieri.
E' un momento chiave del Giro: dopo il ritiro di Landa si delinea infatti sempre più nettamente quello che potrà essere il duello in questa seconda metà di corsa rosa, vale a dire quello che vedrà opposti Nibali e Valverde. Tutto ciò, a maggior ragione, considerando anche il crollo di Dumoulin, che si rivela definitivamente un fuoco di paglia dopo l'ottima prima settimana perdendo 13' e ritirandosi poi oggi, pochi km dopo la partenza da Modena (ma a differenza di Landa senza apparenti motivi di salute seri, prosegue dunque il malcostume di abbandonare una corsa che merita rispetto come il Giro nel momento in cui vengono meno i propri "interessi"..).
Altra tappa spettacolare quella di ieri con arrivo in salita a Sestola, soprattutto per quanto avvenuto in fuga. Partiamo però facendo cenno alla prestazione dei due favoriti rimasti in gara; Vincenzo Nibali ha messo in testa la squadra (soprattutto un grande Scarponi) mettendo alla frusta il gruppo dei migliori sulla penultima salita, la più dura di giornata, rimanendo poi più coperto sull'ascesa finale, scelta tutto sommato alla fine condivisibile. La Movistar di Valverde ha invece mandato in avanscoperta sull'ultima discesa Amador, anch'egli rientrato in classifica dopo la crono, puntando con il costaricense in maniera decisa alla maglia rosa di giornata. Amador ha trovato poi nei km verso Sestola anche l'aiuto di Visconti, in fuga dal mattino, ma i due non sono riusciti a fare la differenza sperata ed anzi nell'ultimo km hanno visto azzerato il loro vantaggio, venendo di fatto raggiunti dal gruppetto dei migliori sulla linea d'arrivo. Una tattica, quella del team spagnolo, comunque sulla carta perfetta.. Perfetta sì, ma se il capitano designato fosse stato Amador. Come invece sappiamo, il leader in tutto e per tutto è Alejandro Valverde, un Valverde peraltro fin qui in forma smagliante. D'accordo cercare di mettere in difficoltà le squadre avversarie constringendole a tenere d'occhio due uomini, ma a nostro avviso su un arrivo in salita non durissimo adatto a corridori esplosivi come Valverde meglio avrebbero fatto gli spagnoli a puntare tutto su di lui piuttosto che andare a caccia della rosa con il primo dei suoi gregari; non è da escludere che così facendo si sarebbero potuti anche creare dei distacchi, prova ne sia il fatto che Valverde sul traguardo ha guadagnato ulteriori 4" su Nibali, che aspetta per esprimersi al meglio le salite più lunghe e dure.
In maglia rosa c'è ora il lussemburghese Jungels, compagno dell'ex maglia rosa Brambilla. E se Jungels oggi veste il simbolo del primato lo deve proprio al corridore lombardo: Brambilla infatti si è staccato sulla penultima asperità, capendo di non poter mantenere la maglia. E'comunque rientrato con una grande discesa, e a quel punto rendendosi conto che il compagno (in classifica ieri mattina a un solo secondo da lui) era in buona condizione, si è messo in prima persona a tirare il gruppo per diversi km tenendo a bada il vantaggio di Amador e permettendo così alla propria formazione di tenere in casa il primo posto della generale. Un gesto (compiuto da Brambilla in assoluta autonomia, senza input dall'ammiraglia) che rivela il grande cuore del corridore lombardo, autore di una scelta altruistica da ciclismo (e sport) d'altri tempi.
Si diceva prima dello spettacolo in testa alla corsa. A trionfare è stato Giulio Ciccone, neo-professionista 21enne che si è inserito nella fuga iniziale con i compagni della Bardiani Boem e Pirazzi per poi avvantaggiarsi sulla penultima salita con quest'ultimo e Cunego ed andarsene da solo con una splendida discesa. Un ragazzo che, anche per la tenuta in salita, può senz'altro avere i numeri per diventare un campione nei prossimi anni.
A onor del vero bisogna dire che la sua azione decisiva è stata comunque favorita da una avventata traiettoria in discesa del compagno Pirazzi che è andato a centrare in pieno Damiano Cunego, rimasto in piedi miracolosamente, mettendo così fuori causa il veronese. E' stato in quel momento infatti che Ciccone se ne è andato senza più essere ripreso.
E proprio Cunego merita un applauso per come si sia reinventato in questa sua fase finale di carriera; quasi ogni giorno all'attacco e in battaglia, maglia azzurra degli scalatori riconquistata grazie alla fuga di ieri, coraggio e generosità (doti che lo avevano fatto amare dagli appassionati nelle sue prime trionfali apparizioni di una dozzina di anni fa) che sembrano essere tornate caratteristiche predominanti del suo modo di interpretare la corsa. E inoltre, quel che più conta, un'ottima gamba che senz'altro gli permetterà di poter puntare alla maglia dei GPM fino alla fine ma anche e soprattutto di poter andare a giocarsi un successo di tappa in questa seconda metà di Giro.
Per il gruppo ora due tappe prevalentemente pianeggianti (anche se in quella odierna il finale mosso potrebbe mettere fuori gioco i velocisti) che permetteranno di prendere fiato prima del trittico che tra venerdì e domenica porterà il gruppo su alcune delle vette più attese di questa edizione.
#TICBemozioni
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mercoledì 18 maggio 2016
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