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di Stefano Stradotto
Il Giro d'Italia n°99 continua a regalare sorprese e giornate mai banali; nella attesa e temuta cronometro del Chianti gran parte dei pronostici che era logico formulare alla vigilia sono stati sovvertiti, in parte o del tutto.
In una giornata pesantemente condizionata dalla pioggia (nelle prime 15 posizioni quasi tutti corridori partiti quando la strada era ancora asciutta, compreso il vincitore di tappa Roglic) è ancora una volta Gianluca Brambilla a vivere il suo giorno di gloria. Il lombardo della Etixx-Quick Step tiene tutti col fiato sospeso fino alla linea del traguardo e riesce alla fine a mantenere la maglia rosa per 1 solo secondo. Ad insidiarlo, peraltro, il compagno di squadra Jungels, maglia bianca dei giovani.
Brambilla non è un cronoman, ma il percorso mosso, le condizioni climatiche che tutto sommato non gli dispiacciono (fece bene anche a Bardolino due anni fa in una situazione simile) e soprattutto la straordinaria motivazione data dal portare sulle spalle la maglia che rappresenta il sogno di una vita, hanno fatto sì che la sua prestazione diventasse semplicemente superlativa. Una prestazione peraltro in crescendo: pagava un pochino al primo intermedio, si è ripreso subito già all'altezza del secondo e terzo rilevamento cronometrico, per poi completare il suo capolavoro nell'ultimo tratto, quello che portava all'arrivo; sul traguardo di Greve in Chianti riusciva a chiudere con un tempo migliore perfino rispetto a Vincenzo Nibali e perdendo solo 7" da Dumoulin (basti pensare che nei 10 km di Apeldoorn il suo ritardo dall'olandese era stato di 50"..). Come accennavamo nella puntata precedente, Brambilla ha a questo punto tutte le carte in regola per giocarsi un posto quantomeno nella top ten di questo Giro.
Abbiamo fatto riferimento a Dumoulin e partiamo dunque proprio da lui nella carrellata degli uomini di classifica (o presunti tali..). L'olandese ha confermato di vivere un momento difficile, e dopo la crisi di Arezzo ha sì recuperato in parte le forze, ma non ha fatto la differenza che i suoi numeri a cronometro potevano far supporre. Soltanto 15 i secondi guadagnati su Nibali e poco più di 20 su Landa e Valverde. Insomma, l'olandese rientra in classifica, accanto ai grandi nomi dei favoriti, ma sembra a questo punto destinato ad uscirne nuovamente al cospetto delle salite più temute.
Vincenzo Nibali risponde molto bene anche sulle strade del Chianti; cronometro sui suoi standard migliori in questa specialità, anche se probabilmente Vincenzo è stato uno dei più condizionati dalla pioggia, in quanto avrebbe potuto fare la differenza nei tratti di impegnativa discesa che ha invece dovuto affrontare con doverosa e saggia prudenza. I secondi guadagnati su Valverde sono stati 11, quelli necessari per superare lo spagnolo in classifica portandosi a +2". Un vantaggio ovviamente effiimero, tanto più che Valverde ha confermato di essere in ottima condizione, pagando leggermente solo nella parte finale.
Ma il vero vincitore morale della crono di domenica è senz'altro Mikel Landa. Proprio dopo la tappa di Arezzo ci chiedevamo dove fosse finito il brillante Landa dell'avvicinamento a questo Giro; il basco ha deciso di risponderci nella maniera più imprevista, cioè con la cronometro che tanto temeva. Non era fantascienza infatti pensare che il suo svantaggio da Nibali potesse anche arrivare a toccare il minuto, per non parlare dell'ipotetico gap con Dumoulin. Invece al traguardo soltanto 7" lo dividevano dal siciliano, e come detto prima poco più di 20 dall'olandese. Landa ha fatto meglio di Valverde e rilancia la proprio candidatura, un po' annacquata dagli affanni in salita dei giorni scorsi. Decisiva per testarne la reattività sul terreno prediletto sarà a questo punto la tappa di domani con arrivo in salita a Sestola, alla ripresa dopo il giorno di riposo.
Battuti ma non stracciati altri due uomini adatti alle tappe in salita che ci attendono da qui in poi come Chaves e Majka, che perdono da Nibali rispettivamente 43" e 1'35", distacchi insomma in linea con le loro aspettative della vigilia.
Due i grandi battuti, per motivi comunque diametralmente opposti. Il primo è il russo Zakarin che partiva con soli 23" da Brambilla, uno svantaggio che già al primo intermedio dopo 11 km aveva annullato. Maglia rosa virtuale, come preventivato alla vigilia, con ottime possibilità di diventare un cliente scomodissimo nelle tappe di montagna. Poco dopo, invece, l'imponderabile: sarà stata la pressione, la foga, l'entusiasmo, l'incapacità di gestire mentalmente un momento cruciale, senz'altro una grossa dose di sfortuna.. Fatto sta che Zakarin è finito a terra due volte (una a pochi metri dall'arrivo) ed è stato costretto ad un cambio di bicicletta, compromettendo nell'arco di pochi minuti la cronometro e l'intero Giro d'Italia.
Ma la grande delusione è stata senza alcun dubbio Rigoberto Uran. Dopo averlo visto abbastanza reattivo nelle prime tappe di salita e trovandoci di fronte ad una crono adattissima alle sue caratteristiche (del tutto simile a quella che vinse a Bardolino) si pensava al colombiano come ad uno dei favoriti di giornata. Invece fin da subito è parso inspiegabilmente svuotato, incapace di sviluppare potenza in bici, impotente di fronte all'inesorabile accumularsi del suo distacco che alla fine sarà di ben 2 minuti da Nibali e poco meno da tutti gli altri.
In prospettiva di una tappa cruciale come quella di domani sugli Appennini, giova a questo punto mettere ordine sulla situazione in classifica dei migliori:
1 Brambilla
4 Kruijswijk a 51"
5 Nibali a 53"
6 Valverde a 55"
7 Dumoulin a 58"
8 Landa a 1'18"
9 Majka a 1'45"
11 Zakarin a 2'09"
12 Pozzovivo a 2'28"
13 Chaves a 2'31"
15 Uran a 2'56"
Insomma una situazione in costante evoluzione, con distacchi minimi per un Giro fin qui senza un vero e proprio padrone. Lo spettacolo nei prossimi giorni dovrebbe dunque essere (e lo speriamo) assicurato.
#TICBemozioni
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lunedì 16 maggio 2016
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