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di Stefano Stradotto
Approfittiamo dell'appassionante 4a tappa andata in scena da Catanzaro a Praia a Mare per riproporre subito un nuovo appuntamento con lo spazio dedicato al Giro.
Come dunque auspicato, il ritorno in Italia ha portato immediatamente lo spettacolo sulle strade della corsa rosa. Il percorso calabrese, affrontato peraltro sotto un caldo più estivo che primaverile, ha subito spiegato a chi non lo sapesse quali siano i tracciati tipici delle nostre tappe "trabocchetto" e quali insidie nascondano.
Lo avrà senz'altro capito Mikel Landa, che sull'ultimo strappo ha pagato dazio per qualche centinaio di metri all'andatura imposta dall'Astana e dai tentativi di allungo di altri corridori; lo scrivevamo ieri, Landa è senz'altro il più forte sulla carta nelle tappe delle grandi montagne, ma ha ben poca esperienza per quanto concerne giornate come quella di Praia a Mare in cui un breve strappo nel finale di tappa, se affrontato a tutta (come successo), può fare selezione tanto quanto una salita di diversi km. Al traguardo è infatti arrivato un gruppo ridotto ad una ventina di unità, chiuso proprio dal basco, rientrato in coda dopo le titubanze cui facevamo riferimento.
Decisamente pimpante è apparso invece Vincenzo Nibali, supportato da una squadra che quantomeno in questa frazione si è rivelata la più completa in gruppo. La sensazione è che di questo tipo di tappe si possa approfittare ancora per mettere in difficoltà Landa e guadagnare secondi su di lui.
Ed è d'altronde quello che ha fatto in maniera concreta Tom Dumoulin, secondo al traguardo ed ora a +47" sul basco, non poco considerando che l'olandese guadagnerà anche a cronometro e sarà secondo noi competitivo fino alla fine, magari non per il gradino più alto del podio d'accordo, ma resta il fatto che di ruota bisognerà comunque staccarselo.. Dumoulin, in attesa di capire le sue reali possibilità, si rimette intanto sulle spalle la maglia rosa, sfilata a Kittel inevitabilmente naufragato a 8'00" in una tappa da semaforo rosso per i velocisti.
Fin qui il discorso relativo agli uomini che puntano al successo finale, ma è evidente come l'uomo del giorno sia lo straordinario Diego Ulissi che è andato a prendersi di forza la quinta vittoria di tappa in carriera al Giro d'Italia. Il suo nome era tra quelli dei favoriti alla vigilia, e probabilmente avrebbe potuto aspettare l'ultimo strappo o addirittura restare a ruota e giocarsi il successo allo sprint, essendo forse il più veloce tra i corridori rimasti nel gruppo dei migliori. La sua azione è invece partita nel tratto di saliscendi che precedeva la salita finale di via del Fortino, potendo contare anche sul supporto del compagno Valerio Conti e fiutando nella bagarre accesasi in quella fase di corsa il momento decisivo della tappa. Il resto lo ha fatto staccandosi tutti di ruota sulle rampe più dure dell'ultima salita, disintegrando il gruppetto dei battistrada e resistendo al ritorno del gruppo.
Tecnicamente si tratta probabilmente del successo più bello della carriera di Ulissi, che a 26 anni può forse in questa fase raggiungere quella maturità agonistica che per caratteristiche gli permetterebbe di diventare quell'uomo da Classiche che tanto manca al mondo del ciclismo italiano, ormai da diversi anni.
Una menzione finale vogliamo dedicarla a Damiano Cunego: 12 anni fa conquistava a mani basse il Giro, a 22 anni, ma quella straordinaria stagione è diventata probabilmente il grande equivoco sul quale ha basato il resto della sua carriera, pur ottima con successi di prestigio al Lombardia, all'Amstel, piazzamenti nei primi dieci a Giro e Tour, una maglia bianca proprio in Francia.. Ma mai più dopo allora Cunego è stato competitivo per conquistare una corsa di tre settimane; per contro, fino ad un paio di anni fa ha sempre cercato di correre per fare classifica, trascurando i successi di tappa e anche talvolta la preparazione per le Classiche di inizio stagione che qualche soddisfazione in più avrebbero potuto regalargliela.
Oggi, a 34 anni, ha finalmente deciso di mollare la classifica e di vivere alla giornata, all'attacco, senza calcoli. Cercherà un nuovo successo di tappa al Giro, successo che mai più ha centrato dopo quel 2004, e intanto si ritrova sulle spalle la maglia azzurra della classifica GPM. Una chiusura di carriera che così impostata può riservargli le soddisfazioni che negli ultimi anni sono mancate, in una parabola che ricorda quanto di buono seppe fare, proprio al Giro, l'ultimo Garzelli.
Prossimi appuntamenti la tappa di Benevento, frazione da fuga, ed il primo arrivo in salita a Roccaraso, con un'ascesa lunga ma abbastanza pedalabile e non da grandi distacchi.
#TICBemozioni
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mercoledì 11 maggio 2016
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