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di Stefano Stradotto
Scatta oggi un appuntamento che diventerà periodico nel corso delle tre settimane di Giro d'Italia, affacciandosi ogni 3-4 tappe per fare il punto della situazione su quanto la 99a edizione della corsa rosa saprà proporre agli appassionati di ciclismo e non solo.
Un'edizione che, come ormai tradizione negli anni pari, ha visto le tre tappe di apertura disputarsi all'estero, per la terza volta in Olanda. Al netto delle considerazioni relative al grande entusiasmo con il quale il Giro viene accolto ogni volta oltreconfine e al fattore economico (senz'altro più decisivo del primo per questo tipo di scelta), non possiamo nascondere quanto questo antipasto resti indigesto agli appassionati. Inevitabili le lamentele che, specie dal sud, trovano sfogo sul web ("da noi non venite da anni ma buttate tre tappe all'estero" ecc.) lamentele dalle quali, pur sopportando meno di zero la moda dilagante degli "haters" da tastiera, non ci sentiamo in questo caso di prendere le distanze. Un malumore che per altri versi è inoltre condiviso dal gruppo e dai direttori sportivi, costretti a sobbarcarsi viaggi e disagi quando ancora il Giro, di fatto, deve praticamente iniziare.
Ad ogni modo la corsa per essere iniziata è iniziata, ed ha fornito indicazioni non di poco conto per uno dei protagonisti più attesi, o meglio, il più atteso dai tifosi italiani, ovviamente Vincenzo Nibali. Nei dieci km scarsi della crono inaugurale Vincenzo ha trovato le prime risposte positive della sua stagione, reduce com'era da una prima parte di 2016 al di sotto delle aspettative, soprattutto per le prestazioni al Trentino e alla Liegi, corse nelle quali il siciliano per primo pensava di poter essere più competitivo. La condizione è in crescita e tutto lascia supporre che possa raggiungere il top proprio nella decisiva terza settimana.
Ma le indicazioni di Apeldoorn non sono positive solo a livello di morale; i 21" guadagnati sullo spagnolo ed ex compagno Mikel Landa, infatti, rappresentano già una base di partenza da non sottovalutare. E' vero, in una corsa di tre settimane dura (probabilmente la più dura delle tre grandi corse a tappe) come è il Giro possono in teoria volare minuti, eppure la storia recente evidenzia come possano essere proprio le primissime frazioni a dare un indirizzo che risulti poi essere quello finale.
Emblema di questa teoria le ultime due partecipazioni al Tour proprio di Nibali: nel 2014 il suo successo nacque nella prima settimana con la fucilata di Sheffield e l'impresa sul pavè, mentre nel 2015 fu nel vento olandese della seconda tappa che si spensero subito le speranze di un bis.
Al di là del passato, è comunque importante mettere subito Landa nelle condizioni di dover inseguire; è infatti a nostro avviso il basco il favorito numero uno di questa edizione, alla quale arriva nel pieno della maturità fisica, a 27 anni, per la prima volta da capitano. In salita sarà difficile per tutti, anche per Nibali, tenere la sua ruota. Ma il campione d'Italia ha dalla sua almeno un paio di punti: in primis la cronometro del Chianti, dove potrebbe guadagnare non meno di 1'30"; in secondo luogo la maggior esperienza ad avere a che fare con le "trappole" del Giro, che al di là dei tapponi di montagna presenta insidie e trampolini di lancio per attacchi a sorpresa quasi quotidianamente. Considerando che nessuno come Vincenzo nel ciclismo degli ultimi anni ha dimostrato coraggio, fantasia e capacità di far esplodere la corsa anche su tracciati apparentemente non proibitivi, c'è da scommettere che ci sarà da divertirsi, perchè no già a partire dalla prima tappa di martedì in terra calabrese..
Tornando alla crono di apertura, è stato Dumoulin a vivere la sua giornata di gloria davanti al pubblico di casa; anche in questo caso l'esordio di venerdì potrebbe comunque non restare fine a se stesso, visto che l'olandese (capace di duellare fino all'ultimo con Fabio Aru all'ultima Vuelta) è uno dei candidati a giocarsi il terzo gradino del podio, assieme a mister-esperienza Alejandro Valverde e a corridori come Majka, Chaves, Uran, Zakarin e perchè no l'altro russo Firsanov, che ha sorpreso tutti nella prima parte della stagione.
Le altre due frazioni, come inevitabile che fosse vista l'altimetria olandese, si sono risolte in volata. Marcel Kittel ha messo il timbro sul certificato di velocista n°1 al mondo con due sprint regali. Fondamentale anche il lavoro di Sabatini e Trentin, ed in generale di tutta la sua squadra, la Etixx-Quick Step, che sembra in grado di rinverdire i fasti dei treni che contraddistinguevano il periodo delle volate tra gli anni '90 e l'inizio 2000, in particolare per i successi di Mario Cipollini. E del resto Kittel per caratteristiche fisiche ricorda molto il Re Leone, normale quindi che si esprima al meglio una volta lanciato dal lavoro dei compagni, laddove poi può sprigionare tutta la sua irresistibile potenza. Il tedesco è diverso in questo da chi ha dominato gli sprint negli anni passati come Marc Cavendish, che certo non disdegna l'aiuto di uno o due compagni ma fa parte al tempo stesso della categoria degli sprinter "da battaglia", in grado di saltare da una ruota all'altra con disinvoltura e di inventarsi sempre qualcosa per uscirne.
Kittel, grazie all'ottima crono di apertura, ha anche conquistato dopo il secondo sprint la maglia rosa. A questo punto non gli resta che sbarcare per la prima volta al Giro su suolo italiano; eh già, perchè due anni fa, dopo aver centrato un bis di vittorie in Irlanda nell'ultima partenza estera, pensò bene di non presentarsi a Bari, abbandonando per mai troppo chiariti acciacchi..
Stavolta pare intenzionato ad onorare la nostra corsa, almeno per un altro po'; quello di domani mattina a Catanzaro, in rosa, sarà dunque il primo impatto con il "vero" Giro d'Italia per il velocista al momento più forte del mondo.
#TICBemozioni
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lunedì 9 maggio 2016
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