Ci sono tanti modi per distruggere un uomo sul piano psicologico. Il più crudele è la telefonata o il messaggio che ti annuncia la morte improvvisa di un collega carissimo che hai sempre rispettato e con il quale hai avuto rapporti fraterni sin dal primo giorno. Ha provocato in me questo effetto devastante la notizia della scomparsa di Livio Forma, con il quale professionalmente posso dire di esser cresciuto. Ero nel corridoio di casa e lì sono rimasto fermo a lungo, con lo sguardo assente ed il cuore straziato. Difficile accettare che il destino ti possa togliere all’improvviso un amico che hai avuto a fianco per tantissimo tempo. Se n’è andato in silenzio, come era nel suo stile di persona riservata che non amava le vetrine e non si collocava mai fuori dalle righe. Eravamo entrati in Rai nel 1979 con l’apertura della terza rete e facevamo parte di quel gruppo di colleghi delle sedi regionali che, amando la radio più della televisione, finì per incarnare la nuova generazione dei radiocronisti degli anni ottanta: Riccardo Cucchi da Campobasso, Emanuele Dotto da Genova, Livio da Aosta , il sottoscritto dalla Calabria. Questo gruppo è rimasto compatto non per un giorno ma per oltre 30 anni.
Forma, intanto, era un uomo di buona cultura e di buone letture, attento e pieno di scrupoli sul lavoro. Buon conoscitore di calcio (aveva giocato da ragazzo in quarta serie, nel ruolo di interno sinistro, con la squadra della sua città l‘Aosta), commentava benissimo anche il tennis e gli sport invernali. Per sua stessa ammissione era un po’ permaloso nel carattere, ma dotato di una qualità con la quale si faceva perdonare tutto: l’ironia. Regalava battute fulminanti che spesso alleggerivano il peso di lunghe giornate in trasferta. Ricordo una radiocronaca a due voci in occasione dei Mondiali del ’94 negli Stati Uniti. La partita si giocava allo stadio di San Francisco, in località Palo Alto. Lui in apertura di collegamento disse “… si gioca a Palo Alto, ma le porte sembrano regolari”. Ero al suo fianco e mi abbandonai ad una risata rilassante: l’ironia appartiene sempre al bagaglio delle persone colte. Preferisco ricordarlo così, ma è dura da digerire l’idea che Livio non ci sia più. Certe morti sono come un agguato nella boscaglia. Solo la fede ti può aiutare a capire che la vita si può fermare così, come una lettera interrotta, come una parola che muore sulle labbra quando invece avresti ancora tanto da dire. Non è retorica credetemi: da oggi, tutti noi ci sentiamo più soli.
Tonino Raffa
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