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di Marco D'Alessandro - L'aritmetica e la sorte, ancora più del suo rivale diretto, sembrano i più seri nemici nella strada tra Hamilton e il suo secondo titolo iridato. Questo, di agonistico, ci ha detto il Gran Premio degli Stati Uniti ad Austin. Tra una preoccupazione e l'altra, tra la vita di Jules Bianchi ancora appesa ad un filo di speranza (condizioni stabili, fanno sapere dal Giappone) e la crisi economica sempre fin troppo mascherata dal mondo della Formula Uno che pensa di vivere in un mondo a parte, ma talvolta cade improvvisamente giù dalle nuvole e consegna un'immagine non proprio edificante. Si è corso un Gran Premio con sole 18 vetture, perchè le scuderie di Caterham e Marussia non sono riuscite a presentarsi in Texas e chissà se ci riusciranno nel campionato 2015. Si studiano nuove formule, come i top team che dovrebbero concedere una terza vettura, ma è ancora tutto in alto mare. Buono ma non trascendentale lo spettacolo della gara, con copioni ormai chiari a tutti. I due argentati Mercedes a scannarsi per la vittoria e tutti tranne le Ferrari ad ambire ai piedi del podio. Al palo ci scattava Rosberg, ma alla lunga abbiamo visto e sentito tutti. Hamilton ne ha di più e svernicia, in pista, il compagno-rivale. Perchè uno ha un talento da fuoriclasse e sta attraversando il miglior momento della sua carriera; perchè l'altro è un bravissimo pilota ma non fuori dal comune e, per spuntarla, dovrà essere aiutato dagli eventi. E dalle baracconate made in Bernie Ecclestone. Come ottimamente e puntualmente illustrato da Giulio Delfino subito dopo la bandiera a scacchi. Hamilton è in testa ed in ogni sport della Terra, la penultima gara di un campionato a punti, sarebbe un teorico match point per il leader di una classifica a punti. Hamilton ora gode di un vantaggio di 24 punti su Rosberg: una vittoria di una gara varrebbe 25 punti. In uno sport normale, all'anglocaraibico basterebbe racimolare un solo punto in più del rivale per poter brindare al successo mondiale nella prossima gara di domenica prossima in Brasile. Ed invece non potrà nemmeno chiudere i giochi arrivando primo alla bandiera a scacchi di Interlagos con il tedesco senza punti. Potrebbe andare a 49 punti di vantaggio e non essere certo di aver vinto, perchè illogica e show hanno voluto che, per quest'anno, l'ultima gara dovrà valere punti doppi. E quindi potrebbe capitare che Lewis Hamilton si presenti all'ultimo giro di Abu Dhabi in testa, si rompa il motore a un solo chilometro dal traguardo, sia costretto al ritiro, Rosberg vinca la gara, s'intaschi i 50 punti e vinca l'iride per un solo punticino. Tutto tecnicamente assurdo, ma teorico, possibile e contorto, anche con uno scenario meno teatrale di quello ipotizzato. La verità è che Hamilton sta strameritando il campionato, con questa di Austin ha vinto 10 Gran Premi di cui 5 consecutivi, a confronto delle sole 4 di Rosberg. La maggior parte dei duelli ravvicinati del campionato hanno parlato chiaro. Lewis ha la vittoria in pugno. Contro di lui potrebbero giocare gli eventi e, forse, l'antico difetto di gioventù nel non riuscire a contenere i suoi istinti e gestire le gare. Quando era giovanotto, San Paolo del Brasile lo scottò parecchio nel 2007 e anche nel 2008, nonostante la vittoria iridata (ma Delfino, ancora oggi, sta cercando Glock). Interlagos, le sue nuvole e i suoi demoni, hanno spesso giocherellato e regalato emozioni clamorose. Il Brasile non assegnerà titoli, ma ci dirà come si arriverà all'ultimo atto di Abu Dhabi, appuntamento per il quale ci auguriamo che Giulio Delfino possa essere inviato sul posto il prossimo 23 Novembre.
Si chiuderà il campionato e, segreto di Pulcinella che manca solo di ufficialità, il matrimonio spigoloso tra Alonso e la Ferrari. Ad Austin come tante altre volte in cinque stagioni. Un pitbull che fa da Costruttore (è a +102 sul compagno di squadra) e che ringhia e morde, ma deve desistere, pur facendosi notare nella mischia, nonostante sia partito sesto e sia arrivato sesto. Sono le ultime volte che ascolteremo Giulio Delfino esaltare l'unico punto di vita del Cavallino moderno che dovrà cambiare modi di lavorare e di pensare, non più in sola lingua alonsese, ma in antico ferrarista. Quella americana, guarda caso, è stata ufficialmente la prima gara della nuova gestione Marchionne. Una Ferrari oggi molto milanese, combaciando con lo stato di malattia calcisticamente tinto di rossonerazzurro. La contemporaneità tra la diretta del posticipo Milan-Palermo e il Gp ha rischiato di far venire l'allucinazione, nello zapping e cambi di campo, di vedere Pippo Inzaghi dirigere le operazioni al muretto Ferrari e Alonso correre con la maglia rossonera. In effetti pare proprio che affiancherà un Honda, molto presto: la McLaren e non Keisuke. Il Rosso proverà a tornare a combaciare con la Germania. C'erano quei bei tempi in cui si correva trionfalmente in America e Schumacher piazzava il suo muso davanti a tutti. La fiamma del ricordo l'ha riaccesa "Dribbling" nel primo pomeriggio di sabato su Rai 2, con la firma e la voce di un vecchio amico della Radio. Bruno Gentili ha dedicato un bel servizio emozionale a Schumi e a quelle sue vittorie a stelle e strisce. Non possiamo non condividerlo..
#TICBemozioni
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lunedì 3 novembre 2014
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