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sabato 12 luglio 2014

Un MaRIO di pensieri Episodio 05 - Quando il Mondiale te lo godevi davvero: Italia-Francia 1998 e delle amare riflessioni...

#tuttoilcalcioblog

E' il 22 giugno 2014, mi sto trastullando nel letto, aspetto di prepararmi per un battesimo. Non so che fare, e quando non so che fare, di solito cerco video di calcio su Youtube. E scopro un canale, che consiglio a tutti: Lucazolino75. Scopro che in questo canale, ebbene sì, ci sono le registrazioni integrali delle partite della Nazionale ai Mondiali dal 1970 al 1998! Appena me ne sono accorto, sono andato in fibrillazione. Sono letteralmente saltato nel letto! Vedere repliche delle partite dei Mondiali che furono (cosa che la RAI non fa, ma LA7 sì... no ok, mi sono promesso di parlare d'altro), soprattutto quelle commentate de La Voce, Bruno Pizzul, è sempre stata una cosa di mio gradimento.

Quale partita ho scelto di rivedere? Ammetto di non aver fatto una scelta condivisibile, ma la mia è stata una scelta dettata, più che dal risultato della partita, dal fatto che "quello lì" è stato il mio primo vero Mondiale. Quello di quattro anni prima, che pure avevo vissuto in parte, non è stato "Mondiale" quanto quello del 1998, quello che mi ha fatto innamorare del calcio. Il Mondiale di Francia, con 64 partite spalmate sui tre canali RAI, compresa un'inutile Giamaica-Croazia in prima serata. La partita che ho scelto è stata Italia-Francia del 3 luglio 1998. E subito partono le prime riflessioni: Italia-Francia, e non Francia-Italia, perché all'epoca il tabellone prevedeva che la squadra di casa giocasse, paradossalmente, delle partite "in trasferta" e dovesse quindi utilizzare la maglia da trasferta in caso di similitudini cromatiche con la squadra "di casa". Anche se, ovviamente, a Saint Denis c'era solo una piccolissima macchia azzurra, nulla di più. Sugli spalti era Francia-Italia, com'era giusto...

Non è stata l'unica riflessione di quel pomeriggio. La successiva proprio all'inizio del video: c'è la sigla RAI di quei Mondiali, molto bella come quelle dei Mondiali dell'epoca. Un viaggio in mezzo alla Francia e le dodici sedi del Mondiale, su cui posavano delle immagini di mondiali passati. E si passava subito al campo. E ho capito, anzi ho ricordato subito un'altra cosa: non c'è stato chissà che prepartita, di quelli che si usano ora, con quel minimo di tre quarti d'ora da trascorrere a vedere studi, studioli e presunti, molto presunti, esperti. No. Si passava subito al campo e alla Voce per eccellenza, Bruno Pizzul, affiancato per l'occasione da Giorgio Chinaglia (ah, già si stavano allenando alle prodezze del nuovo millennio?). Vabbé, defaillance. Godi nel vedere il campo, godi nel vedere uno Stade De France tutto esaurito, godi nel vedere che Pizzul non dà la linea alla pubblicita e vedi entrare in campo le squadre, senza doverti spaventare di pubblicità che scattano in prossimità di inni e di calci di inizio. Ed ecco che, intanto, compaiono le grafiche: belle, bellissime. Sicuramente meglio delle attuali: sciatte, quasi prevedibili. Già: perché allora gli eventi sportivi venivano prodotti dalla tv di Stato del Paese Organizzatore, e quindi ogni quattro anni vedevi grafiche diverse. E quelle del 1998 per me furono il top: blu e bianco, come il colore della maglia francese e come quelli della tv di stato d'Oltralpe. E la lingua originale, poi: ITALIE - FRANCE. E le bandiere ai lati dello scoreboard, messe sotto. Sì, che bello: quello è il calcio in tv che mi piacerebbe vedere ancora oggi. Un calcio per tutti, accessibile a tutti e che ti sorprende anche in queste piccolezze.

Ovviamente, non è che ho visto tutta la partita. Sono andato un po' a saltare. Ho visto la fine del primo tempo e Pizzul che dà la linea a Roma. Cosa c'era in mezzo? Oggi ci sarebbero, di nuovo, i presunti molto presunti esperti che citavo prima. Lì no. C'era il Tg1, anzi: il tG1. Quella sigla col planisfero blu scuro, i continenti che diventavano gialli, il planisfero diventa globo terrestre blu, poi i contenti gialli escono dal globo lasciando un'impronta poco più scura di quel blu, e quei continenti si contorcevano fino a comporre il logo del telegiornale, mentre il globo tornava planisfero. A me quella sigla faceva e fa ancora paura, ricordo che dovetti scappare. Come scappai all'inizio del primo tempo supplementare, quando saltò il collegamento all'improvviso (sono andato a controllare in questa replica, per vedere se ricordavo bene sto salto, e in effetti c'è): nel vedere quel video scuro, temevo una nuova, improvvisa edizione (e quindi sigla) del tG1. Anche lì, comunque, riflettei: all'epoca mettevano il Tg e le pubblicità in mezzo, perché il palinsesto si incentrava DAVVERO sul Mondiale e, soprattutto, sul campo. Non le parole, il campo.

Faccio un salto direttamente alla fine del secondo tempo supplementare. Si va ai rigori. Pubblicità? Macché. Si resta in campo, a sentire la voce dimessa di Pizzul, un pochino spaventata dopo due delusioni di fila dal dischetto, e Chinaglia che prova un po' a stemperare la tensione. Ecco i rigori... li ho visti tutti, nella speranza che, magari, per qualche ragione il risultato di 3-4 diventi 4-3 (era l'Italia "in casa", voglio ricordare). E niente, il rigore di Blanc finisce dentro e quello di Di Biagio finisce sulla traversa (strano, vero?). E cosa succede ora? Succede che il video finisce dopo altri 12', e sono 12' in cui vedi lo stadio svuotarsi, i calciatori piangere, ridere, consolarsi... ti godi le emozioni. Emozioni vere, pure. Di tristezza per noi e di gioia per loro. Ma emozioni: il calcio, lo sport per quello che è. Niente pubblicità, neanche un minispot come li chiamano ora. Il campo, fino in fondo.

E qua, alla fine del video, ma anche alla fine di questo Mondiale 2014, la riflessione più dura: una volta, non solo il calcio era per tutti, ma soprattutto era un calcio che vivevi per quello che è davvero: sport, quindi vita, quindi emozione pura. Oggi non è così. Oggi il calcio è diventato "serio", anzi: "serioso". Serioso perché sul campo continua ad essere un gioco, sport, vita, emozioni. Sono le tv che lo vivono come qualcosa di serioso, appunto. E secondo leggi di palinsesto: non c'è più la partita e basta: c'è il pre-partita e il post-partita, da studio, con presunti molto presunti esperti a parlare. E le parole dette a vanvera hanno superato l'importanza del campo, circoscritto solo a quei 90 (o 120) minuti. L'emozione viene negata: al 90', massimo un minuto e il collegamento deve chiudersi. L'altra sera, dopo Brasile-Germania, avrei voluto vivere un finale come quello di Italia-Francia 98, quando non chiusero il collegamento dallo stadio fin quando non si svuotò persino dei magazzinieri, per poter godere fino in fondo delle facce dei brasiliani, dei tifosi, delle squadre... Invece ero letteralmente TERRORIZZATO dall'idea che chiudessero il collegamento dopo una manciata di secondi, e quasi esultai quando vidi che almeno 1' ce lo hanno fatto godere. Il calcio di oggi non è più quello romantico e semplice di una volta, soprattutto per queste maledetti leggi televisive. Leggi di una RAI, anche, che il Mondiale te lo ha pure dimezzato. Ma questa è un'altra storia, di cui parlerò prossimamente. Forse, perché per ora mi vengono in mente solo parolacce per questo Mondalaccio...

1 commenti:

ale ha detto...

giorni fa all interno della rubrica ti ricordo ancora hanno sostituito il commento nei gol dell' italia a italia 90. al posto del commento originale di pizzul c'è era un commento di civoli

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