Dicevamo, l'Italia. Un'Italia sicuramente diversa rispetto a quella di quattro anni fa, e non lo scopriamo ora. Dal disastro sudafricano ad oggi, di acqua sotto i ponti ne è passata. E' un'Italia rivoluzionata nel pensiero, nelle idee, nello spirito. Nel bene e nel male, s'intenda, perché il quadriennio prandelliano ha portato una forte inversione di tendenza rispetto al quadriennio precedente, ma a buone luci si alternano inquietanti ombre. I numeri parlano di una Nazionale non fortissima, spesso in difficoltà in difesa, con una differenza reti sempre al passivo nelle competizioni disputate, quasi totalmente assente nelle amichevoli (solo cinque vittorie in quattro anni e figuracce clamorose contro Russia, Haiti e Lussemburgo), e, soprattutto, senza successo dal 10 settembre scorso: sette partite consecutive senza vincere. Eppure, è la Nazionale vice-campione d'Europa in carica ed è arrivata terza all'ultima Confederations Cup, sfiorando la vittoria nella semifinale-rivincita contro la Spagna.
Un'Italia, insomma, contraddittoria. Come il suo ct: Claudio Cesare Prandelli. Arrivato quattro anni fa, dopo il naufragio sudafricano, ha portato la Nazionale in finale agli Europei e al Mondiale con due turni di anticipo. Basterebbe questo per consacrarlo. In realtà, la sua gestione è piena di lacune, spesso legate al famigerato "codice etico", invenzione della FIGC dopo il Mondiale sudafricano. Un codice applicato in maniera parziale e lacunosa, che ha scatenato spesso malcontento tra giocatori e tifosi, non ultimi i casi De Rossi e Destro: il primo escluso dall'amichevole con la Spagna prima ancora della (giusta) squalifica in Serie A; il secondo trattato in maniera quantomeno imbarazzante prima dello stage di aprile e poi ridotto al ruolo di riserva, e poi nemmeno quella, per la ventura Coppa del Mondo. Anche se il caso più clamoroso risale, probabilmente, a due anni fa, con Criscito lasciato a casa e Bonucci portato comunque agli Europei, nonostante due casi simili. Insomma: questo ct, in questo quadriennio, ha diviso più di chiunque altro. E nemmeno mediaticamente si mostra "intelligente", come quando, due anni fa, minacciò con tono arrogante di ritirare la squadra dall'Europeo, o anche recentemente, quando ha commentato le critiche alla convocazione di un giocatore con tono più da allenatore di club che da allenatore azzurro. La gestione dell'esclusione di Giuseppe Rossi. E. poi, la gestione della condizione fisica della Nazionale, mai brillante. E la finale dell'Europeo, persa in maniera così tremenda da far dimenticare quanto di buono fatto fin lì. Di dubbi su Prandelli, insomma, ne sono personalmente pieno, e ogni volta ne spuntano fuori di nuovi...
Eppure, una gestione così umorale ci ha dato risultati migliori rispetto a quello di quattro anni fa. Contraddittoria come cosa, no? Prandelli non ha mai dato la reale impressione di avere in mano la Nazionale, eppure è vice-Campione d'Europa. Come? Grazie al punto di forza, costituito dal capitano, Gigi Buffon. Grazie ai suoi miracoli contro Inghilterra e Germania, siamo arrivati a giocarci la finale con la Spagna; sempre le sue parate, ci hanno consentito di arrivare al Mondiale con due turni di anticipo. Punto di forza che si aggiunge ad un altro punto fortissimo: il centrocampo. Pirlo, De Rossi, Marchisio: questi tre, costituiscono una linea mediana seconda solo a quella spagnola, e se si aggiunge Verratti... (a proposito, Prandelli: ma perché è stato in dubbio fino all'ultimo?). E' un centrocampo forte, capace di mandare in gol chiunque, preferibilmente Balotelli, che, se fa il bravo, è tra i migliori al mondo (Europeo docet), ancora accoppiato a Cassano, finalmente al suo primo Mondiale. Immobile è un'ottima riserva, come Cerci; su Insigne ho personalmente dei dubbi (forse Destro era meglio, ma fidiamoci...). Se in attacco qualche riserva c'è, a centrocampo solo Parolo, tra le seconde linee, a garantire una certa forza, mentre Motta e Aquilani non sono due satanassi, come non lo era Montolivo, che, però, ha perso il suo Mondiale in modo talmente drammatico da far dimenticare qualunque suo limite tecnico: non possiamo che essere vicini a lui.
Portiere e centrocampo, quindi, punti di forza di questa Nazionale. Il punto debole? Quello su cui l'Italia, fino al 2006, aveva costruito le sue fortune: la difesa. Differenza reti sempre al passivo nelle competizioni disputate, come dicevamo in apertura, nonostante gli ottimi risultati. E partite che, più che prandelliane, sono apparse letteralmente zemaniane: Italia-Giappone 4-3 della Confederations Cup e la seguente Brasile-Italia 4-2 sono due chiari esempi. Solo nelle occasioni in cui Prandelli ha messo la difesa a tre, la baracca ha dato l'impressione di reggere. A quattro, non funziona. Del blocco Juventus, si salva solo Barzagli: Bonucci e Chiellini non hanno completamente una dimensione internazionale. Si passa troppo lì in mezzo... E di terzini veri italiani non se ne vedono dal 2006. Il crack potrebbe essere De Rossi: se fa come alla Roma, la difesa a quattro può avere maggiore protezione. Altrimenti sarebbe meglio giocare a tre (personalmente detesto il 3-5-2, però a mali estremi...). Il guaio è che per la difesa non ci sono alternative... Chi è, tra i giocatori italiani, meglio di questi in difesa? Sono i meno peggio, è questo il dramma... Qui Prandelli non ha colpe, ne sono sicuro.
Insomma, questa è l'Italia che, tra nove giorni, debutta a Manaus con l'Inghilterra. Un'Italia contraddittoria. Forte in mezzo, bene in attacco, scarsa in difesa. Fatta a immagine e somiglianza col suo contraddittorio ct. Anche per questo, io, personalmente, punto sugli azzurri. Obiettivo minimo i quarti di finale, dove ci toccherà sicuramente una nazionale fortissima (Spagna o, peggio ancora, i padroni di casa del Brasile). Personalmente, mi spingo oltre: semifinale. Perché quest'Italia contraddittoria è capace di perdere 3-0 con la Russia e battere 2-1 la Germania. E' capace di fare 2-2 con Haiti e arrivare terza alla Confederations rischiando di battere la Spagna. E' capace di fare 1-1 con Lussemburgo e poi... chissà! D'altronde, 2010 a parte (definire quella situazione "critica" è un complimento), quando la Nazionale parte sfavorita, poi... fa la Nazionale. Fa l'Italia. E allora mettiamoci nelle mani e nei piedi dei nostri top player, che ci sono. E voliamo con loro. FORZA AZZURRI!!!
Mario Aiello
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