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Il Palinsesto sportivo di Radio1Rai

VENERDI 27 DICEMBRE 2024
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mercoledì 12 febbraio 2014

Un passo nella storia - Episodio 99

#tuttoilcalcioblog
di Roberto Pelucchi

Il ciclismo raccontato alla radio ha sempre avuto un fascino particolare. Da Mario Ferretti a Emanuele Dotto, passando per Enrico Ameri e Sandro Ciotti, è passato oltre mezzo secolo, ma il fascino è rimasto immutato. Ecco due articoli che La Gazzetta dello Sport per raccontare la presenza di Radio Rai ai Giri d'Italia del 2000 e del 2001.

Il Giro visto in tv (Rai 3) e sentito alla radio (Radio Uno). Il Giro visto ma non sentito in tv ingigantisce l'attenzione. Comodo farsi accompagnare dalla competenza di Davide Cassani, dalle intuizioni di Maurizio Fondriest, dalla concitazione di Auro Bulbarelli, dall'eccitazione di Alessandro Fabbretti, dalle citazioni di Adriano De Zan. Senza di loro, l'unico appiglio è la cosiddetta grafica: numeri e cognomi dei corridori sul video (fondamentali), indicazioni dei distacchi (testa della corsa, inseguitori, primo gruppo...), planimetria e altimetria della tappa. L'altimetria è ridicola: salite al 2 per cento sembrano muri come il Mortirolo dalla parte della Valtellina, discese al 4 per cento sembrano la Streif di Kitzbuhel o il Lauberhorn di Wengen. Più fedeli le cartine manuali di Cesare Sangalli, vecchio e educatissimo collaboratore della Gazzetta dello Sport. E il risultato finale della «costellazione di 21 satelliti a 20 mila metri dalla Terra», che dovrebbero visualizzare i distacchi fra i vari gruppetti, è molto modesto. Ma c'è la radio. E la radio non tradisce mai. Interventi lampo durante tutti i radiogiornali: Emanuele Dotto e Antonello Orlando. Trionfo della cronaca: «A 45 chilometri dall'arrivo sette uomini in fuga con 20 secondi di vantaggio sul gruppo comprendente i migliori». Inserimenti flash fra F.1 e serie B: Emanuele Dotto, Antonello Orlando e Giovanni Scaramuzzino sulle moto. Trionfo della diretta: «La nostra moto è una 1100, un corridore - Fincato - ci ha appena superato, un'occhiata al nostro tachimetro: 92 all'ora». Calcio, F.1 e chissà quant'altro permettendo, Dotto e compagni raccontano poi le fasi finali di ogni tappa. La linea rimbalza da una moto all'altra, appassionante, frenetica. Come una partita di ping pong, o forse di squash, magari anche di tennis, ma con tutti e due i giocatori a rete. Patapim patapam. In apnea. Patapim patapam. E nel microfono anche il soffio del vento. Patapim patapam. E nel microfono anche l'urlo della folla. Patapim patapam. Perché loro sono lì, fra Danilo Di Luca e Axel Merckx. Patapim patapam. Fin sotto lo striscione, patapim, del traguardo, patapam. Ma non finisce lì. Servizi nei radiogiornali, speciali, di sera, di notte, e la mattina alle 7 di nuovo lì, come se fossero riusciti a dormire le loro belle otto ore. Le facce di Orlando e Scaramuzzino non sono conosciute. Fa niente, fa lo stesso. Quella di Dotto invece sì, ospite del «Processo alla tappa». Capelli schiacciati dal casco, gilet con mille taschini modello pescatore, per ficcarci dentro penne blocnotes appunti telefonini fili microfoni auricolari. E magari passioni brividi adrenalina aria odori di gita. Dev'essere questo il vero giornalismo.
Marco Pastonesi

Ritmo ragazzi, ritmo. E' la voce di RadioRai quella che incalza nella lunga diretta del Giro: sono i dai e vai di Giovanni Scaramuzzino ed Emanuele Dotto in moto, sono i paletti che mette Antonello Orlando dalla postazione sul traguardo di Arco, sono i timbri rassicuranti di Alfredo Provenzali che, nella prima ora di trasmissione, tiene le fila dallo studio di Roma ora chiamando le rubriche, ora cedendo la linea agli aggiornamenti sul traffico e ai Gr. Ritmo ragazzi, ritmo. E se all' inizio c'è spazio anche per un ricordo d'epoca in onore di Palù di Giovo, il paese che unisce la maglia rosa di oggi con quella di Francesco Moser, straordinario protagonista nel Giro dell' 84, poi di spazio non ce n'è più perché la corsa si infiamma e vuole tutto, altrimenti si fa beffe di te. Provare per credere: durante il Gr delle 17, sul servizio dedicato allo scenografo Emanuele Luzzati, c'è il tentativo di allungo di Pantani. Orlando guarda le immagini e scuote la testa sconsolato: «Lo vedi? Tre minuti che non ci sei e guarda cosa succede». Pare scritto. L'interruzione successiva, mezz'ora dopo, copre la diretta del Gpm di Santa Barbara. Orlando riepiloga quando i corridori sono già in discesa. Ritmo ragazzi, ritmo. E ce l'hanno Scaramuzzino e Dotto, l'uno in testa alla corsa, l'altro sul gruppo della maglia rosa, che si passano la palla con rapidità, cronometrano i distacchi dandosi riferimenti trovati lì per lì. Ora è un cartello «Forza Simoni» tenuto da una bambina vestita di rosa, ora è la scritta «campo sportivo» in quel di Torbole prima dell'ultima salita, ora un cartello stradale: la prima moto prende il distacco quando l'altra, arrivando in quel punto con gli inseguitori, urla stop. Così ogni 5' , e intanto guardano la corsa scivolando verso Arco a 90 km all'ora come i corridori. E intanto parlano, perché la radio è tutta voce. E loro sono gli occhi degli ascoltatori. Così (ieri per due ore) fino a poche centinaia di metri dal traguardo quando le moto escono dal percorso e tocca a Orlando raccontare lo sprint. Un minuto dopo arriva in postazione Scaramuzzino, provato. «Che discesa, stavamo volando...». Guarda il replay: «Caspita, ha vinto netto Contreras! Perché io vivo la tappa ai fianco dei corridori, ma un arrivo non lo vedo mai».
Enrica Speroni


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