di Marco D'Alessandro - Il Mondiale di Formula Uno più brutto degli ultimi 30 anni si è chiuso con l'epilogo di sempre, a premiare ancora una volta chi è stato perfetto e fenomenale nel renderlo ancora più noioso (ma non è colpa sua). Il Gran Premio del Brasile è stato tutto sommato carino, a tratti anche divertente, con saluti toccanti e importanti, ricco di significati, ma pieno di polemiche come da triste routine.
Che Sebastian Vettel stia scrivendo un pezzo memorabile della sua carriera e che sia destinato a diventare tra i più grandi di sempre (a meno che non lo sia già ora) lo vediamo il sabato, quando la qualifica viene disputata su pista bagnata e sotto la pioggia. Le condizioni in cui si riducono tutte le differenze di prestazioni delle vetture e dove è il manico a fare la differenza. Il tedesco fa sua la pole position rifilando circa un secondo a tutto il resto della truppa. C'era un fuoriclasse brasiliano con il casco giallo che era capace di imprese del genere: si chiamava Ayrton Senna.
Ed anche Fernando Alonso fa qualcosa di eclatante, riuscendo a piazzare la Ferrari terza (migliore risultato stagionale) ed in seconda fila, con annessi rimpianti per un secondo posto che non è stato. E' stata una qualifica dell'Ave Maria che, come sempre succede quando cominciano a cadere due gocce d'acqua, è stata tormentata dalle sospensioni e dai rinvii. Cose che quel Senna lo farebbero ribaltare nella tomba.
Ma andiamo a riascoltare i minuti finali del sabato, nella radiocronaca di Giulio Delfino.
Il fatto che ci fosse una Ferrari in seconda fila sulla griglia di partenza sarebbe potuto essere un presupposto ad una corsa sotto una fitta nevicata. Non c'è stata neanche la tanto attesa gara bagnata, invocata per tutta la corsa ma mai scesa sul serio. Solo qualche pernacchione dalle nubi nere di San Paolo. E' stato un campionato con le gare (19) tutte asciutte, altro segno della noia targata 2013. Emozionanti i primi giri in cui viene insidiato il primato di Vettel e Alonso che si porta in seconda posizione facendo crescere qualche speranza per il secondo posto nella coppa Costruttori. Lo spagnolo dovrà cedere alla doppietta Red Bull e accontentarsi di un buon terzo posto, riportando la Rossa sul podio.
Ma nella famiglia della Ferrari, da oggi, Felipe Massa è un ex. Interlagos è stata la sua ultima corsa sotto le insegne del Cavallino Rampante e stava diventando una corsa da voto alto per il brasiliano, non fosse stato per l'ennesima ridicola penalità inflitta dai soliti commissari di pista decisamente poco lucidi, poco coerenti e fin troppo bacchettoni: quelli per cui il duello tra Gilles Villeneuve e Renè Arnoux a Digione, sarebbe stato da ergastolo.
E' una gara che ci ha ricordato quanto l'avventura di Felipe in Rosso abbia avuto momenti esaltanti, ombre e episodi in cui la iella ci ha visto benissimo. E' un pilota che ci ha regalato grandi emozioni fino al 2009, quando rischiò la vita a Budapest. In Ferrari ci è cresciuto come collaudatore, ed è stato più di un fedele e affidabile compagno di squadra di Schumacher e Raikkonen. E stato il vicecampione del mondo più sfortunato di tutti i tempi. Il suo addio a Maranello arriva con almeno due anni di ritardo. Nell'accoppiata con Alonso è rimasto schiacciato: basti ricordare il 2010 e quel Gran Premio di Germania in cui dovette lasciare strada al suo "capitano". Da quella gara non abbiamo più avuto modo di rivedere quel Massa che ci aveva regalato emozioni e che si era anche fatto preferire al suo predecessore, Rubens Barrichello. Rubinho non era mai riuscito a vincere sul suo circuito di casa, cosa riuscita per due volte a Felipe nel 2006 (giorno dell'addio ferrarista di Schumi) e nel 2008, senza dimenticare quel secondo posto del 21 Ottobre 2007 in cui accompagnò Kimi Raikkonen ad un magico e memorabile titolo iridato. Merita un "grazie" ed "in bocca al lupo" per il futuro in Williams, nonostante gli ultimi anni bui in cui comunque non bisogna scordarsi che le mediocri e altalenanti prestazioni del pilota brasiliano sono state uno specchio fedele del valore deludente della vettura. Alonso, con i suoi miracoli, le ha fatte apparire molto più belle di quanto non lo fossero. Massa, da buon pilota ma non da fuoriclasse, ha ottenuto risultati solo nelle poche volte in cui la Ferrari è stata all'altezza.
E non è un caso che la Ferrari sia stata preceduta dalla Mercedes nel Mondiale Costruttori, nonostante le polemiche di una stagione intera: dalle gomme Pirelli e ai test illeciti della scuderia tedesca che anche quest'anno è stata una delusione, nonostante si pensasse che la zavorra fosse Nonno Schumi. Alla fine Hamilton e Rosberg hanno ottenuto poco più degli anni passati e sappiamo come.
Questa Formula Uno intrisa di veleni e polemiche perde un protagonista silenzioso, signorile e probabilmente di troppo: l'australiano Mark Webber ha corso il suo ultimo Gran Premio della carriera. Uno sportivo corretto ed esemplare, d'altri tempi. Non un fuoriclasse, sia chiaro. Ha chiuso la carriera con il giro d'onore togliendosi il casco, come faceva un tempo Didier Pironi. Robe da vecchi tempi di cavalieri di altre epoche. Mark lo è stato. Forse un po' meno lo è stato il suo compagno di squadra. Se possiamo lanciare una critica al grande Vettel, forse la potremmo cogliere nel suo cannibalismo. Se si citano Senna, Schumacher ed i grandi, la memoria ricorda che i Berger e i Barrichello avevano i loro ritagli di gloria e i "capitani" li tributavano e li ringraziavano, scostandosi e lasciandogli l'onore di vincere una gara. Sono stati momenti che hanno scritto piccoli momenti di storia. Sarebbe stato bello salutare Mark Webber lasciandogli vincere almeno un Gran Premio in questo 2013 e magari ringraziare il collega che ha portato punti importanti alla scuderia in questo ciclo meraviglioso dei bibitari. Ma Webber, per Vettel e per il team, è stato più un collega che uno di famiglia. E lo abbiamo visto varie volte e sentito dai racconti di Giulio Delfino e Leo Turrini. A proposito: riviviamo l'ultima radiocronaca e l'ultimo commento dell'anno.
Siamo alle considerazioni finali di un 2013 difficile, per il latitante spettacolo e la rivoluzione televisiva di cui più volte abbiamo scritto e di cui abbiamo ascoltato anche nella bellissima intervista che il nostro Massimo Verona ha realizzato proprio con Giulio Delfino per "Dietro al Microfono", in cui dal radiocronista abbiamo sentito delle verità che ci sentiamo di condividere in pieno: la Rai, pur ridimensionata nei diritti, non lo è stata dal punto di vista giornalistico e di ascolto. Giulio ha preferito non fare nomi nei confronti con Sky per ovvi motivi di opportunità. Dal canto nostro, ci sentiamo di dire che la tv satellitare a pagamento bada molto all'innegabile fascino dell'estetica, un po' meno alla sostanza. La conduzione chiara di Franco Bortuzzo prevale sulla bellezza di Sara Winkhaus, così come dal punto di vista dei commenti tecnici la Rai può vantare le competenze del monumentale Giorgio Piola e dell'ingegner Giancarlo Bruno, superiori a Fabiano Vandone (Sky, ex Rai) che è esperto di tecnica ma non è un tecnico. Sky prevale nel telecronista principale: Carlo Vanzini è più passionale e fluido di Gianfranco Mazzoni, che però dalla parte sua ha un'esperienza decennale sui circuiti di tutto il mondo. Parità tra le voci degli ex piloti: lo spagnolo Marc Genè offre ottime letture di gara ed è interno al team Ferrari, Ivan Capelli ha dalla sua l'esperienza e l'adrenalina nel commentare le varie fasi di gara. Punto debole di Sky, Jacques Villeneuve in formato opinionista: i suoi giudizi su alcuni singoli, a volte, sembrano dettati più da simpatie ed antipatie personali che da pensieri realistici. In conclusione ed in sintesi, possiamo però affermare che il duello Sky-Rai sia una partita di calcio con tanti gol: le due squadre offrono un livello di qualità che in Italia, nel settore "Altri Sport", è raro riscontrare.
Ma noi ci siamo divertiti assieme alle radiocronache di Giulio Delfino, nostro compagno di viaggio. Ringraziamo i lettori che hanno avuto la pazienza di seguirci fino a qui e che hanno seguito i nostri video sul canale "mxmotori" di youtube. Con il forte desiderio di poterci ritrovare a raccontare e rivivere un 2014 emozionante. Ci saranno pesanti rivoluzioni tecniche, a partire dai motori turbo. Si formerà la nuova accoppiata ferrarista con Alonso e Raikkonen, due campioni che non temono confronti e da non dilapidare.
Chiudiamo con un amarcord e una radiocronaca di cinque anni fa, proprio ad Interlagos. Il momento più ruggente della carriera di Felipe Massa, la pioggia impazzita che provoca il finale più clamoroso di sempre, una delusione bruciante, il titolo iridato di Hamilton per il rotto della cuffia, la Toro Rosso del giovanissimo Vettel che "sul bagnato è un Mago!" e chissà che fine ha fatto Glock.
Massa che tagliò il traguardo da Campione del Mondo, in un'epica radiocronaca di Giulio Delfino che diventò un tormentone del web e del Trio Medusa su Radio Deejay. Un errore ed un'illusione che però rappresentano fedelmente la drammaticità di quell'incredibile momento. Nemmeno nel box della Ferrari i famigliari di Massa se ne accorsero..
#TICBemozioni
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lunedì 25 novembre 2013
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