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Chiedere una finestra o un aggiornamento in diretta all'interno dell'informazione religiosa, sarebbe potuta costare una camminata in ginocchio sui ceci per Delfino e soci. Quello che viene difficile da capire è perché, ogni volta, si riesce ad avere lo speciale per i primi 6-7 minuti per raccontare la partenza in qualunque orario sia, e mai per l'arrivo. Tra l'altro, è stato il primo titolo mondiale assegnato senza diretta tv in chiaro.
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E' stato il momento più emozionante del 2013, l'immagine che fa da copertina non solo a questo campionato ma a un ciclo, al periodo storico: Sebastian Vettel che s'inchina alla sua macchina, come un devoto, a suggellare quello che è uno dei più grandi connubi di sempre della storia dell'automobilismo. Gesto totalmente spontaneo e da brividi, a differenza dei tanti finti baci di maglia dei calciatori. Una simbiosi perfetta tra pilota e vettura: la vettura migliore guidata al massimo dal talento migliore. La macchina che ad ogni primo incontro col suo pilota, viene battezzata con un nome. La macchina che porta il pilota al vertice del mondo, ma anche viceversa. Perché è un luogo comune troppo facile sostenere che Vettel stia vincendo a ripetizione solo perché dispone di un mezzo superiore. E' vero, prima o poi dovrà confrontarsi con altre realtà, un giorno magari con una Ferrari: si diventa campionissimi quando si vince l'iride con almeno due scuderie diverse e, probabilmente, in Red Bull ormai sembra aver poco da aggiungere. Però in quattro anni siamo stati di fronte ad un ragazzo di 26 anni mentalmente fortissimo, capace di vincere stringendo i denti e in solitario, stampando record, così come gli riesce da quando guidava nelle categorie minori e vinceva 18 gare su 20. Stella che cominciò a brillare in Italia, a Monza, quando guidava una Toro Rosso ex Minardi sotto la pioggia e diventò il più giovane vincitore di sempre. Capace di rendersi incubo agli occhi degli acerrimi rivali che, sempre col sorrisetto stampato sulle labbra, sconfigge anche con le battute fuori dalla pista. Da solo, contando i suoi punti, potrebbe vincere anche il Campionato Costruttori. La monotonia attuale non è colpa di chi continua a trionfare, ma di chi non riesce a contrastarne il dominio, con progetti deludenti e sviluppi mediocri: se per Vettel è normale vincere sei gare di fila, per tutti gli altri è un evento salire sul podio per tre gare consecutive. La Ferrari sta inanellando un finale di campionato più dimesso che mai, che, anche a detta di Alonso, se verrà concluso con la seconda posizione nelle classifiche, sarà un miracolo. Mercedes e Lotus sono state tutto tranne che vetture in grado di vincere. La McLaren ha vissuto un annus horribilis. Il 2014 proporrà una rivoluzione tecnica e staremo a vedere, ma chi ha dalla sua parte il progettista migliore dell'era moderna e chi partirà in doverosa pole, sara sempre lui e lei, la sua macchina, col nuovo nickname che il suo alfiere le darà.
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