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mercoledì 10 luglio 2013

RadioRacconti (01) - Lo scudetto della Lazio (1999-2000)


Amici e amiche di tuttoilcalcioblog.it, bentrovati a tutti voi. Sono veramente fiero di ritrovarmi qui a scrivere per questo blog fatta di gente speciale e di spettatori speciali, che amano la radio, il calcio vero. Oggi inauguriamo, con la collaborazione di Marco D'Alessandro e dei suoi preziosi video, una rubrica con la quale vogliamo entrare "dentro" le emozioni di una radiocronaca. Raccontare il tifoso che segue la partita, ricordando, magari, un grande evento. Perché la radio è vita, e seguire una partita alla radio è raccontare una storia, e da oggi, noi, vogliamo raccontare la storia di tutti noi. Di quel viaggio in macchina, di quella cena, di quel momento di vita mescolato al calcio, alla radio, alle nostre voci e alle nostre squadre del cuore. Il racconto di oggi sarà dedicato allo scudetto della Lazio 1999-2000. Uno scudetto che ha radici sin dal campionato precedente. Uno scudetto già annunciato, anche se sicuramente in modo "involontario", da Cucchi al termine di quel Perugia-Milan che diede agli uomini di Zaccheroni il titolo in volata sui laziali. Ecco lo spezzone radiofonico, pescato dal canale mxmclassic di Marco D'Alessandro.

Un anno dopo, la Lazio si rifà con gli interessi. Fino a 90 minuti dalla fine, pareva proprio che quell'augurio di Cucchi, riguardo ad una Lazio più fortunata l'anno successivo, non potesse realizzarsi. E invece, quel 14 maggio 2000, ecco il romanzesco sorpasso, qui rammentato da un'altra sintesi del nostro "mxm" inserita nel canale mxmclassic. Uno dei finali più pazzeschi del nostro campionato.

Noi, oggi, riviviamo quelle emozioni con gli occhi (e le orecchie) di un'ipotetica famiglia romana, laziale. E con un'intrusa... buon divertimento.

 LORENZO E MARISA 

di Mario Aiello 



Roma, 14 maggio 2000

La famiglia Battisti, alle ore 9.00 in punto, è già tutta in piedi. Papà Gregorio, classe 1943, mamma Eleonora, classe 1950, e il figlio, Lorenzo, il protagonista della nostra storia. Figlio unico, venne concepito nella notte tra il 12 e il 13 aprile 1974, in una notte di felicità, derivata da quel calcio di rigore di Chinaglia che regalò lo scudetto alla Lazio, vera religione di questa famiglia. Che, manco a farlo apposta, diedero alla luce il piccolo Lorenzo in anticipo rispetto al compimento esatto dei nove mesi, ossia il 9 gennaio 1975, giorno del 75° compleanno della società romana. Da sempre, sono abbonati in Curva Nord e non saltano una partita da un Lazio – Reggiana del campionato 1995-96. Togli una “a”, e ottieni Reggina, l'avversario di quel giorno.

Ma il clima, quella domenica, non è dei più felici. Un anno prima, il venticinquenne Lorenzo, elettricista in odore di matrimonio con Marisa Marchese, bella ragazza trasteverina, aveva pianto insieme ai genitori lacrime amare, per quello scudetto sfumato all'ultimo a favore di un Milan tra i meno forti di sempre. La Lazio, al contrario, era fortissima e, nonostante perdette Vieri nell'estate seguente, era stata sapientemente rafforzata da Cragnotti, tanto da farla sembrare ai più una superpotenza a livello europeo. Nell'annata 1999-2000, però, la compagine romana se la dovette vedere con una Juventus assatanata, guidata da Ancelotti in panchina, e capace di andare a +9. I romani, abili a recuperare sette noni di svantaggio, si videro tolta in un fischio di De Santis la possibilità del clamoroso riaggancio, proprio a 90' dalla fine del campionato. Quel gol annullato a Cannavaro, di fatto, aveva disilluso i laziali e, in particolare, la famiglia Battisti, che, per la prima volta dopo quattro anni, rischiano di marcare visita allo stadio proprio nel giorno dell'ultima di campionato della stagione 1999-2000. Loro, che avevano sfidato la possibile Serie C, non vogliono piangere ancora, con tutto lo stadio, com'era successo in occasione di quel Lazio – Parma 2-1 del 23 maggio 1999, successo reso inutile dall'exploit del Milan a Perugia. Guardacaso, lo stesso campo dove la Juventus capolista era impegnata. L'allenatore del Grifone, poi, quell'anno era Carletto Mazzone, romanista doc. Insomma: se possibile, la situazione era peggio di un anno prima. Vuoi che un romanista faccia un favore agli odiati cugini?

Così, la sera prima, si era deciso di disertare lo stadio. Ma durante la notte, qualcosa era cambiato. Quasi spinto da una molla sconosciuta, Lorenzo decide che vuole andare allo stadio, e fa al padre:
  • Non lo so perché, ma sento che ce dovemo annà.
  • Te sei matto – dice il padre – vuoi piagnè davanti a tutti n'artra vorta?
  • Papà, ce pensi se le cose dovessero annà bene? Festeggià co' tutto lo stadio...
  • Tanto, i campioni semo noi. Semo noi i campioni morali. C'hanno rubato anche sto scudetto...
  • Saremo campioni morali, ma proprio per questo... andiamoci ad applaudire i nostri
    giocatori...
  • No e poi no!
La discussione, a tratti proprio da tifosi come si può notare (la storia dei campioni morali è una cosa propriamente romana, senza distinzione di colori), si protrasse dalle 08.30 alle 10.00 di quel mattino assolato di Roma, quando Lorenzo alzò bandiera bianca e ottenne, perlomeno, il permesso di utilizzare l'abbonamento della madre per portare allo stadio Marisa, una donna che aveva un difetto, agli occhi di Lorenzo e della famiglia Battisti. Uno, ma grande: era romanista. Ogni tanto, andava in giro con la maglia di Totti, lontana dagli occhi indiscreti del futuro marito... Ma vabbé, nessuno è perfetto, dicevano. Ad ogni modo, la ragazza accettò di andare col fidanzato allo stadio, mentre papà e mamma Battisti presero una decisione particolare: non solo non andavano allo Stadio, ma si sarebbero fatti una romantica scampagnata lontano da occhi indiscreti e avrebbero acceso la radio solo alle 17.00, cioè dopo che Riccardo Cucchi, il più importante radiocronista di Tutto Il Calcio Minuto Per Minuto, avrebbe annunciato quello che tutti sapevano, e cioè che la Juventus aveva vinto il 26mo scudetto della sua storia. Ed evitare di risentire quelle parole beffarde, ascoltate un anno prima, sempre da Perugia, sempre da Cucchi: “Auguriamo alla Lazio di essere più fortunata l'anno prossimo”. Di fortuna, invece, quell'anno non se ne vide proprio. Ma non potevano sapere che...
Ma andiamo con ordine. Lorenzo e Marisa prendono posto nella Curva Nord. Lo stadio, come un anno prima col Parma, è gremito, nonostante le speranze siano ridotte al lumicino. C'è un solo posto vuoto, quello che sarebbe dovuto andare a papà Gregorio, in tutto lo stadio! Alle 15.00 iniziano le partite. Tutti hanno una radiolina nelle proprie orecchie, tranne Lorenzo e Marisa che, almeno per il primo tempo, decidono di non voler sapere nulla (o meglio: Lorenzo decide e Marisa acconsente). I primi 45' scivolano via: la Lazio segna due volte su rigore contro una squadra già salva, e l'unico rischio lo corre Marisa, quando sul tabellone luminoso compare la notizia di un gol di Montella a Verona. Il sangue un po' romanista rischia di farla esultare, ma si tiene, con l'aiuto del fidanzato e del suo sguardo truce. Uno sguardo che, per la verità, rimane fisso su quel tabellone che, rispetto ad un anno fa, da Perugia non riporta alcuna notizia.
  • Ahò, quanto stanno? - chiede Lorenzo ad un vicino di posto con radiolina.
  • Stannò a pareggià! Er Zizzù pare che c'ha fatto paura ar portiere!
  • Speriamo bene....
  • Sta a piove, pure. Armeno così dice er cronista!
In effetti, la Juventus aveva giocato sicuramente benino il primo tempo e, spinti dall'inerzia, avevano sfiorato il gol-scudetto con Inzaghi e, appunto, Zidane. Finisce il primo tempo. Un quarto d'ora di pensieri, e poi Lorenzo decide di accendere la radiolina, con Marisa che vorrebbe chiedergli cosa fa la Roma a Verona, ma desiste. E nota, insieme al futuro marito, che Lazio e Reggina, nonostante fossero le 16.00, stanno temporeggiando al rientro in campo, in barba alla contemporaneità. Come mai, si chiedono?

Provenzali, il grande Alfredo, intanto, ha appena ripreso la trasmissione. Ci dirà lui il perché di questo ritardo. E lui dà subito la parola al re dei radiocronisti di RadioRai, Riccardo Cucchi. Che esordisce in questo modo: “La notizia è che sta piovendo a dirotto ed è a rischio la praticabilità del campo...”. Lorenzo, insieme agli altri 79.998 presenti allo stadio, capisce il perché del ritardo. E tutti, ma proprio tutti, restano attoniti. “Nun solo c'hanno fregato er titolo, per giunta ce fanno subì l'agonia infinita!”, si sente dallo stadio. Lorenzo non commenta, ma acconsente. Marisa fa la seria, ma se la ride... Il tempo passa, le radioline, stavolta, sono tutte accese. Ad un certo punto, il Verona fa 2-2 contro i giallorossi e Marisa fa:
  • Madonna mia benedetta, nooooooooo!
Lorenzo ne aveva perso il controllo, la guarda, non sa come aiutarla a districarsi da tutti gli sguardi laziali improvvisamente piantati su di lei. Che se la cava:
  • Ce pensate se nun se gioca la partita? Er campionato ancora più falsato resta!
Tutti si trovano d'accordo. E allora partono fischi e inviti alla Lazio di non aspettare la Juventus, ma di giocare comunque. In effetti, dopo un po' si ricomincia e l'Olimpico esplode al terzo gol biancoceleste, firmato da Diego Pablo Simeone, uno che sta entrando sempre più nei cuori dei tifosi laziali.

E a Perugia, intanto, non comincia. Dalla radio, la descrizione di un diluvio universale, con Noè che si attendeva presto dalle parti del Curi. L'arbitro, Pierluigi Collina, notoriamente il miglior arbitro del mondo, cerca tutti i modi possibili di far rimbalzare il pallone in campo, ma sto pallone si impantana a terra di continuo. Cucchi annuncia che “Collina attenderà che a norma di regolamento scadranno i 45 minuti previsti”, mentre la partita all'Olimpico è agli sgoccioli. Da Perugia arrivano solo notizie annacquate e quella bolgia che era l'Olimpico, diviene un teatro dal clima surreale, impazzito, stranizzato. Non ci si capisce niente. C'è silenzio assoluto. La partita non è ancora finita e non si tifa più. C'è un gran parlare, c'è un gran discutere, c'è grande incertezza. Si fanno le 16.50, sono già scaduti i 45 minuti previsti dal regolamento. Cucchi: “è in corso la verifica del direttore di gara Pierluigi Collina”. Lo stadio, mentre applaude Roberto Mancini alla sua ultima partita in Serie A, urla in coro: “Un'altra?”, col povero Roberto che, per un attimo, crede che gli vogliano chiedere di giocare un'altra partita... Marisa, l'unica a non partecipare al coro, se la ride di brutto. Anche stavolta, i cugini non festeggeranno, e anzi soffriranno a lungo. “Ride per la disperazione”, la scusa credibile usata da Lorenzo quando gli chiedono, giustamente, cos'abbia da ridere la sua fanciulla. E intanto si fanno le 17.00, e pare che, nella palude, Collina voglia far giocare la partita.

Proprio alle 17.00, papà e mamma Battisti, come promesso, accendono la loro autoradio. Dovrebbe esserci il GR, più o meno. E invece no! Vengono a conoscenza, in qualche modo, che la partita tra Perugia e Juventus non ha mai visto alla luce un secondo tempo. Pian pianino, vengono a conoscenza dell'acquazzone (eufemismo) che ha costretto Collina a interrompere la partita. E che a Roma si è cercato, invano, di aspettare la ripresa del gioco a Perugia, prima di riprendere le ostilità con forte ritardo. Insomma, pare che il povero Gregorio e la povera Eleonora non potessero scampare all'annuncio della Juventus Campione d'Italia...
  • Anvedi? Anvedi er destino? Pure la beffa der posticipo de la partita! Nun me lo posso evità de sentì dire ar radiocronista che semo arrivati secondi pure a sto giro! Ma te rendi conto, amò?
“17.11, è incominciato il secondo tempo”. Il tutto mentre, a Roma, si smetteva di giocare in un clima surreale. Bruno Gentili, il “secondo” di Cucchi, annuncia che “la Lazio, per ora, è al comando della classifica”, con tutto l'Olimpico che, a quella annotazione, fa ogni genere di scongiuro. In realtà, il Gentili radiocronista fu quasi poetico nel descrivere, minuziosamente, il clima surreale che in quel momento si respirava allo stadio. RadioRai, a quel punto, ha una briillante idea: col secondo tempo della partita scudetto finalmente ripreso, manda in onda la pubblicità.
  • Pure! Pure a' pubblicità – urla Gregorio Battisti dalla sua macchina – ce vogliono fare morì, ce vogliono fare morì! Peggio de l'anno scorso finisce!
A Roma, Lorenzo dice a Marisa:
  • Anvedi questi! A' pubblicità!, ma te rendi conto?
  • Amò – risponde Marisa – e avranno i doveri commerciali, nun te credi?
  • Sì – controreplica Lorenzo –, ma qua stamo a morì, te rendi conto???
  • Ma tu stai a morì, io so così tranquilla... Dai, che a ottobre ce dovemo sposà, voi morì per una partita?
  • Er mio vero amore è a Lazio, ricordatelo! Te sei er secondo amore e lo devì capì fino in fondo...
Nasce una discussione accesa. Lorenzo, Marisa e l'amore. La Lazio prima della famiglia. Il tutto mentre da fuori lo stadio è entrata un'altra migliaia di tifosi laziali che ha riempito il rettangolo verde. Roba da italiani... Intanto, la coppia continua a discutere animatamente, talmente animatamente che non si accorge di un fragoroso boato. Del “GOOOOOOOOL, GOOOOOOOOOOL” che viene urlato a squarciagola da tutto lo stadio. Non hanno visto che quel tabellone ha anticipato RadioRai, ancora in pubblicità, e ha annunciato un gol che, almeno a uno dei due, dovrebbe interessare particolrmente.

Andiamo nelle campagne di Tivoli, dove i coniugi Battisti hanno l'autoradio accesa. E, finalmente, ecco irradiata la voce di Cucchi, che svela l'arcano: “Si gioca da nove minuti la ripresa, il Perugia è in vantaggio sulla Juventus per 1-0, il gol è stato realizzato da Calori al quarto minuto”.
  • GGGGOOOOOOOOOOOOOL! GGGGOOOOOOOOOOOLLLLL! GGGOOOOOOOOLL!
Tenere fermo Gregorio Battisti è impossibile. Scende dalla macchina e urla a squarciagola. Non prova a fermarlo neanche la moglie, che esulta piangendo:
  • NUN CE CREDOOOOOOO!! NUN CE CREDOOOOO!!! urla lei.
E' il 55'. Ancora 35', salvo recupero, e potrebbe succedere quello che nessuno dei due immaginava. Intanto, anche la coppia litigarella dell'Olimpico è finalmente al corrente del vantaggio del Perugia. Lorenzo non ci crede:
  • A... a... amo segnato? - fa al vicino di posto.
  • E non hai visto er tabellone? Nun senti tutti sti gridi, secondo te perché? E certo, te perdi tempo a litigà con la tua fidanzata... segui er calcio, è più importante de le donne!!
  • No, è proprio per questo che stavamo a litigà – interviene Marisa – perché lui ama di più a Lazio...
Improvvisamente, è come se il mondo intorno a lui sfumasse. La fidanzata continua a parlare, ma lui è in un altro mondo. Vede quel sogno, lo vede. Non esulta, sta solo sognando. Non riesce nemmeno ad ascoltare il racconto, che ovviamente continua, di Cucchi. Sta sognando a occhi aperti e solo la chiamata, festante, del padre Gregorio, lo desta dal mondo dei sogni.
  • Sì, papà, incrociamo le dita!!! - urla Lorenzo al telefono.
E, dall'altra parte della cornetta, un clamoroso “FORZA CARLETTOOOOOOOO!!”, riferito al romanista Mazzone. Che pare tenere, e anche bene.

La fine della partita si avvicina. Quando arriva anche la notiza del rosso a Gianluca Zambrotta, i laziali sanno, ormai, che perlomeno lo spareggio è in tasca. Il sussulto arriva, una volta ancora, dalle parole di Cucchi, quando siamo intorno al 43' della ripresa: “Inzaghi, area di rigore...”. L'Olimpico si ferma, si ferma il tempo, si ferma tutto, fin quando non arriva la rivelazione: “e la palla che termina sul fondooooooooo!”. Si urla, si esulta come ad un gol. Tutti tranne lei, Marisa. Il cuore giallorosso presente allo stadio, tra i laziali, ora capisce che sta per assistere a ciò che mai e poi mai, lei, romanista doc, avrebbe voluto assistere: una festa dei laziali, all'Olimpico, con lei dentro. Lorenzo è in trepidazione. Marisa capisce che deve rassegnarsi, e si appoggia a lui. Un segno di pace dopo la discussione, una normale discussione da coppia. Ma anche, e soprattutto, un segno di resa incondizionata. Cucchi annuncia cinque minuti di recupero, e sono cinque minuti lunghissimi. Nel corso del primo minuto, il ricciolino della radio dà la parola a Gentili, che ricorda che “ancora cinque minuti, e la Lazio sarebbe campione d'Italia”. A questo pre-annuncio, scatta l'urlo dell'Olimpico, in barba alla scaramanzia, in barba a tutto. Lorenzo urla, piange. Mentre Marisa pensa che, in quel momento, preferirebbe trovarsi in qualunque posto, tranne che quello lì.

I cinque minuti, intanto, trascorrono eternamente. Minuto 95. Cucchi annuncia un calcio di punizione per il Perugia. Riparte l'urlo da campioni, ma non è finita. La Juventus riprende ad attaccare. Cucchi da un lato descrive minuziosamente ogni particolare, dall'altro, invece, pare ansioso di dare l'annuncio, come si evince al seguente passaggio: “è stato superato da 40 secondi il 50', il Perugia è in vantaggio sulla Juventus per 1-0, la Lazio è vicinissima al suo secondo titolo italiano”. Un altro urlo, le lacrime di Lorenzo, i tremorii in quell'automobile nella campagna di Tivoli. Collina non fischia. Cucchi racconta di Inzaghi e la meteora Esnaider che triangolano. Nessuno, all'Olimpico, ha più il coraggio di parlare. Nessuno che dice “fischia”. Tutti ad ascoltare Cucchi. Tutti ad immaginarsi Materazzi che chiude Esnaider... “Mentre in questo istante, Collina dichiara concluso il confronto. Sono le diciotto e quattro minuti del 14 maggio del 2000, la Lazio è Campione d'Italia, 1999-2000. La Juventus è stata battuta per 1-0 a Perugia dalla squadra di Carletto Mazzone, linea all'Olimpico”, dove a prendere la linea è un Bruno Gentili che cerca di nascondere la sua rabbia per non essere stato lui, come sarebbe dovuto accadere in realtà, a dare il fatidico annuncio. Ma poco importa. All'Olimpico non lo ascolta più nessuno. E' festa grande, una festa scoppiata, per la verità, alla parola “istante” del passaggio cucchiano precedente. Quell'urlo non poteva rimanere in gola un altro secondo di più: è secondo scudetto laziale dopo 26 anni. Mentre, nelle campagne di Tivoli, solo l'età avanzata nega a Gregorio e Eleonora Battisti di concepire un secondo figlio, in Curva Nord, tra le lacrime di gioia, Lorenzo e Marisa fanno pace. E lei, a lui, chiede una promessa.
  • Quale promessa, amore? - chiede Lorenzo, con un po' di timore.
  • Devi promettermi che, se per caso, un giorno, anche la mia Roma vivrà una giornata di questo tipo, tu sarai qui accanto a me come io ho fatto oggi per te!
Lorenzo, commosso (per una romanista, essere all'Olimpico il giorno dello scudetto laziale è una prova d'amore super), promette questo a Marisa. Una promessa pesante per un laziale, ma, d'altronde, cosa non si fa per amore?
Nove mesi dopo, nasce Marianna, la primogenita di Lorenzo e Marisa. Che, tredici mesi e tre giorni dopo quel 14 maggio, si ritroveranno di nuovo in un Olimpico gremito, con altri colori, per mantenere antiche promesse. E, nel luglio 2001, Marisa risulterà di nuovo incinta. Ma questa è un'altra storia...



Finisce qui il nostro primo racconto a sfondo radiofonico. Se non vi abbiamo annoiati, per la seconda puntata, mercoledì prossimo, vi racconteremo la storia di un altro scudetto storico, tramite gli occhi e, soprattutto, le orecchie, di un altro personaggio. A presto.
Mario Aiello

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