di Massimo Raibobo Verona
Oggi la nostra intervista è dedicata a un giornalista dell' organico di Radio Rai con un passato nella redazione sportiva. Stiamo parlando di Carlo Albertazzi, attuale vice-direttore della testata.
Lei ha esordito in Tutto il calcio?
Non ho mai esordito in Tutto il calcio perchè non sono un
radiocronista, che ritengo uno dei ruoli più difficili nel nostro
mestiere. Ma, come dico sempre al mio amico Riccardo Cucchi, capo dello
sport del Gr, prima o poi coprirò un campo.
La sua carriera in Rai?
Sono
entrato da precario al Gr2 sport, prima dell'unificazione delle testate
radiofoniche, e li' sono stato assunto sotto la guida del compianto
Alberto Bicchielli, grande uomo e professionista. Ma non mi ritengo un
giornalista sportivo 'puro' e la mia carriera
si è sviluppata soprattutto come redattore parlamentare. Nel 2002 sono
tornato alla redazione sportiva come vice caporedattore e lì ho fatto
in tempo a conoscere colleghi del calibro di Sandro Ciotti, Nando Martellini e Bruno Pizzul, oltre ovviamente alle
'voci' di Tutto il calcio in attività.
Ssono poi tornato a dirigere la
redazione politico-parlamentare, fino alla nomina a vicedirettore dei Gr
e di Radio1, che tuttora ricopro.
Che ruolo ha avuto nella redazione sportiva del Gr1?
Negli anni alla redazione sportiva
ho fatto soprattutto lavoro di line e di
conduzione. Oltre che nei gr, sono stato al microfono di Sabato sport, Zona cesarini, e tante altre rubriche. Sono sempre stato convinto che
attraverso lo sport si possa raccontare la storia, la società, la
cultura, le persone del nostro Paese e non solo,
ed è quello che cerco tuttora di fare.
Ora cosa fa?
Il mio lavoro ora è quello
di dirigere il Gr e Radio 1 nel suo complesso e non è compito da poco; ma
non rinuncio al microfono. Lo scorso anno, in vista delle olimpiadi di
Londra, ho curato e condotto tredici puntate
di 'Storie a cinque cerchi': da Roma 60, puntate monografiche per ogni
edizione dei Giochi con ospiti un atleta azzurro medagliato e un esperto
che raccontasse in che quadro storico/politico quella edizione si era
svolta. Quest'anno curo e conduco una rubrica
che si chiama 'Il pescatore di perle' (www.ilpescatorediperle.rai.it)
dove spesso ci capita di parlare di personaggi e avvenimenti sportivi
(abbiamo da poco ricordato ad esempio in puntate
monografiche Beppe Viola e Gianni Brera, Rocco ed Herrera). Nelle mie
trasmissioni, ovviamente, c'è ampio ricorso al materiale delle teche rai
con clip d'epoca relative ai temi trattati.
Dalle mie risposte si capisce come segua sempre con grande attenzione lo sport e
anche per il mio ruolo ho costanti rapporti con la redazione sportiva,
guidata magnificamente da Cucchi; lui, Repice,
Delfino, Barchiesi sono punte di diamante di un'ottima squadra di
radiocronisti.
Quale è al momento la sua soddisfazione professionale (a livello sportivo) più grande?
La soddisfazione piu'
grande è stato il coronamento di un sogno,
ovvero seguire una Olimpiade. E' successo ad Atene 2004, ed è stata una
esperienza emozionante. Come sempre Radio1 si è tramutato in canale
olimpico, io conducevo lo spazio dalle 17 alle 20, quello piu' denso di
avvenimenti. poi cedevo lo studio ad Alfredo
Provenzali e preparavo lo speciale per il mattino successivo.
Un suo ricordo di Alfredo Provenzali.
A
mezzanotte con Alfredo lasciavamo il centro stampa e andavamo a cena,
spesso da soli perchè i colleghi finivano prima. E li' è nata una grande
amicizia durata fino al luglio scorso, quando
ci ha lasciato. In quei venti giorni ad Atene ho imparato moltissimo.
Bastava osservare come lavorava Alfredo per imparare. Preciso,
essenziale, informato, senza una sbavatura. E' stato l'ultimo esponente
di una grande stagione di professionisti. Un ricordo
per tutti . Due anni fa ci chiesero di portare una trasmissione in
diretta dal Salone del libro di torino. Condussi da lì Domenica Sport
con Alfredo e in collegamento telefonico Antonio Ghirelli. Parlammo di
calcio, come piace a me e facemmo, non certo
per merito mio, una bella pagina di giornalismo.
Cambierebbe qualcosa nella struttura della trasmissione Tutto il calcio?
Non credo che Tutto il calcio abbia bisogno di modifiche,
anche se in mezzo secolo di vita il calcio è cambiato profondamente. In
particolare l'avvento della pay tv ha modificato
radicalmente il rapporto del tifoso con la partita con esiti a mio
avviso non sempre positivi, come il calendario eccessivamente diluito in
più.
Il calcio italiano è in crisi? Che futuro vede a livello di club e nazionali?
I nostri club dovranno imparare a valorizzare i vivai, ma
questo è un discorso che si fa da anni, in un
mondo che è sempre piu' business e spettacolo che sport. La Nazionale è
forse l'ultimo baluardo di una visione romantica che stenta a
sopravvivere.
Che consigli darebbe a un ragazzo che vuole intraprendere la carriera di giornalista?
Oggi è davvero molto dura iniziare e soprattutto arrivare. L'editoria è in crisi, i giornali cartacei tendono a ridimensionarsi e il web offre possibilità ma anche tanti rischi. Insistere, non scoraggiarsi, studiare, cercare nuove strade senza scorciatoie. E' dura, ma se c'è talento prima o poi viene fuori.
Domandone finale: che squadra tifa?
A proposito, io sono tifoso romanista doc. Ma da giovane sono stato
arbitro di calcio e la passione per quel mondo è intatta. Chiudo con un
aneddoto che lega diverse cose. Da ragazzino seguivo la Roma con i miei
amici in curva sud. Allo stadio presi i
primi lacrimogeni della mia vita: Roma-Inter, rigore all'ultimo minuto
per l'Inter segnato da Boninsegna, invasione di campo e partita sospesa (l'arbitro era Michelotti di Parma.) Anni dopo, a Michelotti che lasciava
l'arbitraggio feci una delle mie prime interviste
per un piccolo giornale. Due anni fa, per i suoi primi ottanta anni è
uscito un libro su di lui, e io sono andato a Parma per intervistarlo e
dedicargli una puntata della nostra rubrica "Inviato speciale". Ho
scoperto una bella persona con tante cose da raccontare,
non solo di calcio, a partire dalla sua passione per la lirica e per
Verdi in particolare. Ne è nata una grande amicizia. Abbiamo presentato a Roma il suo libro, risentendo la radiocronaca di quella famosa partita
degli anni '70.
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