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venerdì 10 maggio 2013

Dietro al microfono: intervista ad Antonello Brughini

di Massimo Raibobo Verona
L'intervista di questa settimana è ad una delle voci più amate dalla redazione di Tuttoilcalcioblog.
Stiamo parlando di Antonello Brughini che si è prestato a rispondere alla nostre domande.

Esordio a Tutto il calcio.
L’esordio assoluto non lo ricordo con precisione, sicuramente era il 1999, con il Perugia di Mazzone e Gaucci in serie A e la Ternana in serie B. Feci alcuni collegamenti sia dalla postazione-cronaca che da bordo campo (a quei tempi si poteva stare tra le due panchine). Ricordo, in particolare, un Perugia - Inter in coppia con Bruno Gentili, un posticipo condizionato dalla fitta nebbia. Gara a rischio fino all’ultimo. A un certo punto, sollecitato proprio da Bruno, andai sotto la Curva Nord, dietro a una delle due porte per verificare la visibilità. Per me fu un onore lavorare con Bruno Gentili, ricordo ancora la tensione di quella sera. A casa, poi, ho le foto, scattate da qualche amico a bordo campo, di Perugia - Roma, Perugia - Lazio e Perugia - Reggina. Nel 2006 gli ultimi collegamenti da Terni, serie B, prima di una pausa. Dopo un’interruzione di circa due anni (le squadre umbre scomparvero dai massimi campionati di calcio) una mattina arrivò, momento indimenticabile e cruciale, la telefonata di Riccardo Cucchi, che mi chiese la disponibilità per Rimini - Bari, gara del campionato di serie B, 22 novembre 2008. Sarebbe stata la mia prima trasferta fuori regione per “Tutto il calcio minuto per minuto”. Naturalmente, risposi subito di sì e con grande emozione e partecipazione rientrai nel gruppo, davvero una famiglia unica e straordinaria quella di “Tutto il calcio”. Da allora ad oggi ho raccontato circa 180 partite di A e B.

La sua carriera in Rai?
Primi contratti in Rai (a tempo determinato) nel 1997 a Perugia, nella sede regionale; a quei tempi l’azienda faceva contratti specifici di collaborazione per lo sport. L’assunzione a tempo indeterminato - sempre nella redazione regionale di Perugia - è arrivata nel 2002 (dopo aver lavorato in quotidiani, tv e radio dell’Umbria e dopo aver fatto il corrispondente per varie testate nazionali). Dal gennaio 2011 ho la qualifica di inviato; in precedenza ho ricoperto i ruoli di redattore e conduttore di tg e giornale radio.

Un suo ricordo di Alfredo Provenzali.
Ricordo la mia prima telefonata ad Alfredo Provenzali. Era da un po’ di tempo che collaboravo a “Tutto il calcio” e mi sembrò doveroso presentarmi, visto che non l’avevo mai incontrato di persona. Mi sentivo un po’ in soggezione, ma lui fu subito molto gentile e mi disse: avanti così, stai andando bene, hai un linguaggio essenziale e pulito. Non mi sembrò vero, parole indimenticabili, pronunciate da un vero maestro. Che poi incontrai a Roma, in via Asiago, alla presentazione del libro di Cucchi, “Clamoroso al Cibali”. Basta un attimo per capire le persone. E sinceramente, dopo quella breve telefonata, capii che Alfredo era davvero una persona speciale, con una marcia in più.

Noi siamo dei cacciatori di aneddoti. Avrebbe qualche storia particolare da raccontarci relativamente al suo ruolo di radiocronista?
Non ho molta esperienza, più che aneddoti ho alcune immagini legate a “Tutto il calcio”. La prima volta che a Mantova vidi atterrare, al centro del campo, un’ora e mezzo prima della partita, l’elicottero del presidente Fabrizio Lori rimasi un po’ sorpreso e lo fotografai. Poi non posso dimenticare, nel settembre scorso, il viaggio-incubo in macchina da Perugia a Parma, con l’Autosole bloccata in due punti: arrivai al “Tardini” dopo oltre nove ore (quando solitamente ce ne vogliono tre), giusto in tempo per affiancare Bisantis per il secondo tempo di Parma - Fiorentina. Il primo tempo l’ho ascoltato in auto, imprecando e sudando come un dannato per la rabbia… E ancora, ricordo il collegamento telefonico, di fortuna, da Gualdo Tadino (serie C2) per Gualdo - Fiorentina (allora si chiamava Florentia Viola). E una gara a Brescia con un filo di voce. E infine quella volta che a Terni spensero completamente le luci della tribuna stampa, mentre stavo riversando - con il codec - un servizio per il Tgr Umbria. Non riuscivo a leggere sul foglio, mi prese il panico, ma finalmente comparve l’ultimo degli steward, che riportò la luce…

Tra i nomi che hanno fatto la storia di Tic e non, a chi si è ispirato nel corso della sua crescita?
Seguo con particolare attenzione il lavoro di tutti. Credo che ci sia sempre da imparare dai colleghi che hanno più esperienza sul campo. E io cerco di “rubare” qualcosa a tutti, anche con gli occhi. Lavorare con Repice, Scaramuzzino, Bisantis e Barchiesi (solo per citare i colleghi con i quali ultimamente ho raccontato le partite) è un privilegio non da poco. Si può crescere professionalmente solo, ed esclusivamente, se ci poniamo con il giusto atteggiamento di fronte alla realtà: io parto dal presupposto che nessuno è infallibile, si può sbagliare, ma tutti noi possiamo sempre migliorare (con applicazione e umiltà).

Chi differenza c'è tra un inviato "regionale" e uno nazionale?
Non credo ci siano differenze sostanziali: la preparazione per la partita da seguire è la stessa. Oggi più che mai non ti puoi permettere di andare allo stadio senza aver “studiato” le due squadre. Noto una grande professionalità e un notevole senso di responsabilità da parte di tutti. Io negli ultimi cinque anni ho “coperto” più di mezza Italia, da Frosinone (quante partite al Matusa!) fino a Varese. Ogni volta, tante emozioni e tanta adrenalina. E quante corse per acciuffare il treno alla stazione di Varese!

Lei viene dell'Umbria? Ci ricorda qualche voce celebre Rai legata alla radio e al calcio?
Nella sede di Perugia ha lavorato per molti anni, occupandosi di calcio, Paolo Meattelli, ora in pensione. Meattelli collaborava anche con “Tutto il calcio minuto per minuto”. Per quando riguarda la tv, invece, negli anni Ottanta in redazione a Perugia c’era anche Lamberto Sposini, che in particolare curava i collegamenti dal “Curi” per “Novantesimo minuto”.

Lei è talvolta seconda voce in anticipo/posticipo.Quale preferisce tra il ruolo di prima voce o di seconda voce?
Sono divertenti e appassionanti entrambi i ruoli. Quando sei da solo in cabina devi fronteggiare tutte le situazioni e tutte emergenze (gol-non gol, episodi dubbi, contestazioni…) In due, naturalmente, ci si confronta. Se non si riesce a vedere una cosa, magari c’è l’altro collega pronto in aiuto… Comunque la cosiddetta “prima voce” la sento più mia, mi dà una carica particolare. E poi l’essenza del calcio è il gol. E il gol in diretta è un mix di emozione, passione, impeto. Sono attimi di grandissima intensità.

Lei è molto impegnato sia a seguire la Serie A che la B. Quale dei due campionati preferisce? Perchè?
E’ chiaro e innegabile che la serie A è la serie A… Ma io, come dico sempre, mi diverto anche nel raccontare una partita di Lega Pro o di serie D. Sono innamorato del mestiere, e di conseguenza basta assegnarmi una partita per farmi sentire bene. Semmai c’è qualche differenza di… uomini. Mi spiego meglio: un conto è riconoscere da lontano Balotelli, Pirlo, Cassano o Cavani, un altro (con tutto il rispetto) è riconoscere Berardi, Alfageme o Corvia. Le gare del campionato cadetto, insomma, il più delle volte riservano maggiori insidie.

Molti ascoltatori hanno notato la sua presenza sempre più frequente in trasmissione? Sogni per il futuro?
Io già mi ritengo fortunato di poter far parte della famiglia di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ogni volta che arriva la convocazione, il lunedì mattina, è come se fosse la prima volta. Quando parte la sigla c’è sempre il batticuore. Certo, un grande evento (Mondiale, Olimpiade, Europeo) è il sogno di tutti. Comunque mi sento gratificato quando alcuni amici, conoscenti o personaggi del mondo sportivo umbro, dicono di avermi sentito in collegamento da Parma, Brescia, Bergamo o Livorno. E’ il segno che qualcosa, tutto sommato, ho fatto in trent’anni di giornalismo…

Sogni per il suo futuro professionale?
Sogno una carriera onesta. Non dimentichiamo mai che le parole hanno un peso. E con le parole, se usate male, potremmo anche fare del male.

Quale è al momento la sua soddisfazione professionale (a livello sportivo) più grande?
La soddisfazione più grande è lavorare per “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Che fine ha fatto il Perugia post-Gaucci?
Il Perugia oggi è in Lega Pro - Prima Divisione, è reduce da un doppio fallimento societario in 5 anni, ma dal 2010 le cose sono cambiate: i grifoni hanno vinto due campionati di fila e adesso puntano con decisione al salto in serie B, dove mancano dalla stagione 2004 - 05 (allenatore era Stefano Colantuono): Perugia è una piazza affamata di calcio: oggi allo stadio Renato Curi vanno sempre 6-7 mila spettatori. Ma anche in serie D c’erano comunque, in media, tremila persone.

Cambierebbe qualcosa nella struttura della trasmissione?
Non si può toccare la… Storia. La trasmissione funziona benissimo così com’è strutturata e organizzata. Dietro c’è un lavoro incredibile della segreteria, degli assistenti, dei registi e del settore tecnico. E’ una trasmissione che ancora appassiona anche i giovani, al di là dei nuovi mezzi di comunicazione: per quanto mi riguarda, posso segnalare che tanti ragazzi mi fermano e dicono di avermi ascoltato in radio il sabato o la domenica.

Il calcio italiano è in crisi? Che futuro vede a livello di club e nazionali?
Il calcio italiano è un po’ in crisi, è vero. Le partite divertenti e spettacolari (soprattutto in serie B) sono una rarità, si punta molto sulla corsa e sull’agonismo. Molte società, soprattutto nelle categorie minori, hanno seri problemi finanziari; ogni anno ci sono fallimenti e cancellazioni di squadre. Credo che ci sia una sola ricetta per migliorare la situazione: la cura dei settori giovanili. A livello di Nazionale, invece, mi pare che Prandelli stia facendo un buon lavoro

Domandone finale: che squadra tifa?
Da ragazzino simpatizzavo per l’Inter, “stimolato” dal papà e dallo zio. Poi con il passare degli anni mi sono disamorato anche dei colori neroazzurri. Da tantissimi anni, da quando ho cominciato a fare questo lavoro a tempo pieno (all’inizio degli anni Novanta), guardo il calcio da una posizione neutrale. A me non piace legare più di tanto con allenatori e giocatori; non l’ho mai fatto nemmeno con i perugini Cosmi e Novellino, tanto per fare un esempio: massimo rispetto dei ruoli, qualche battuta se ci incontriamo per strada, ma niente più. Il sabato o la domenica, quando sono in cabina, voglio sentirmi libero: in buona fede racconto quello che vedo, non voglio sentirmi minimamente condizionato da nessuno. E credetemi, se vai a cena con Tizio o Caio, o lo senti spesso al telefono, il quadro generale potrebbe cambiare. E questo io non lo accetto. Io al primo posto metto la mia onestà intellettuale, al primo posto metto “Tutto il calcio minuto per minuto”.

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