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martedì 9 ottobre 2012

Su Alonso si agita il fantasma Abbbudabbbi

di Marco D'Alessandro - A Maranello suonano le luci delle sirene per segnalare l'allarme rosso, per evitare che anche alla fine di questa storia, sul ponte sventoli bandiera bianca.
Da Suzuka è arrivata una mazzata piuttosto pesantuccia sul campionato di Fernando Alonso e della Ferrari. Il ko alla prima curva, la vittoria assoluta di Vettel: 25 punti a 0 e solamente 4 lunghezze a dare ancora ragione allo spagnolo, che fino a poche ore prima, poteva permettersi il lusso di guidare col fare da ragioniere, forte del vantaggio di 29 punti: poco più di una gara di vantaggio. Con permesso per gare in difesa e gare in cui accontentarsi, come lo sono state quelle dall'Hungaroring: ovvero sia, tutte quelle che sono succedute al trionfo in Germania, dove ammirammo una Rossa che teneva testa a Mclaren e Red Bull, convincendo Giulio Delfino ad esclamare in diretta radio: "E' una Ferrari da Mondiale".
Il quinto posto in Ungheria, il ritiro in Belgio con tanto di osso del collo e testa a serio repentaglio allo start, il terzo posto in rimonta a Monza dopo una pole svanita sul più bello nelle battute finali del sabato,  il terzo posto ancora in rimonta a Singapore.
Punti strappati via e una leadership consolidata anche dalla regolarità inossidabile di Fernando e della Ferrari, out solamente con incidenti e non con guai tecnici, a differenza di Mclaren e Red Bull che hanno lasciato via punti: qualcuno l'ha chiamata fortuna, qualcun altro affermava che la sfortuna nelle corse non esiste. Lo soprannominavano "Drake". Pare abbastanza.
Ma oggi è arrivato il momento in non ci si può reggere fino alla fine con questi ritmi, quando ormai l'avversario bussa prepotentemente alle spalle ed è più palesemente più veloce. Domenica, per l'appunto, andava il doppio.
Sebastian Vettel si è abbuffato di tutto quello di cui si sarebbe potuto abbuffare: ha dato l'Arrivederci alla partenza dopo la pole, poi la vittoria, il giro veloce in gara, con tanto di primo posto intatto dal primo all'ultimo giro: Grand Chelem e traguardo tagliato con una sigaretta in bocca.
Viene da dire: ora sono volatili per diabetici.
Soprattutto quando, manco a farlo apposta e a situazione ancora un tantino serena, Fernando Alonso al venerdì ammoniva tutti coloro i quali si sentivano alti, biondi e con gli occhi azzurri: "Vincere questo Mondiale sarà un Miracolo". Conscio della mostruosa paga in prestazioni che il Cavallino deve beccare sul giro in secco in confronto al competitor.
Conscio del fatto che l'evento fin troppo sinistro è dietro l'angolo, quando la vettura sul giro secco in qualifica non è propriamente un razzo e ci abitua a non meglio della seconda fila. Un problema diventato decisamente cronico nella storia recente del rosso di Maranello.
Succede anche che al gran ballo si ritrovi anche gente che non era stata invitata: le Lotus, le Sauber e tutti coloro che riescono ad interporsi come tappi nella ricorsa agli avversari veri.
Nelle corse, quando si scatta con la condizione di dover guardare sia davanti, sia agli specchietti retrovisori, il frittatone è dietro l'angolo.
Soprattutto quando puntualmente una diretta RadioRai, che sia di primo pomeriggio o primo mattino, ci ricorda puntualmente ogni maledetta domenica che nel 2010 si è perso un Mondiale nella terribile sconfitta di Abu Dhabi (abbbudabbbi) a vantaggio della Red Bull di Vettel.
Giulio, ti prego in ginocchio, ok che i sortilegi non esistono più dal Medioevo: però non c'è bisogno che ce lo rimembri ogni santa radiocronaca di ogni santo Gran Premio. Ed ogni santa volta, provoca quello stato di angoscia misto a strizzamento sacrosanto di gioielli.
Perchè poi, via e zacchete, vediamo la Rossa numero 5 che parte in maniera tutt'altro che prudente (diciamolo), taglia verso sinistra, va in testacoda, si alza una nuvola di fumo sabbioso e va a farsi benedire la gomma anteriore sinistra.
Sia Delfino, sia Mazzoni in tv, sia noi nel ricordare che siamo un pò tutti avvolti da quel sano rincoglionimento del risveglio mattiniero, speriamo di essere stati assaliti da un attacco di daltonismo, o con molto spirito di squadra, che in realtà sia stato Massa ad aver fatto la solita manovra da test del palloncino e, pazienza. Felipe per cui il buon Giulio aveva espresso il pensiero di tutti noi, prima di partire: "La Ferrari, a differenza di RB e Mclaren, non ha un secondo pilota", per andarci morbidi, prima di lasciare spazio ad una programmazione Radio della domenica che mai cambierà, mai conoscerà elasticità, mai riuscirà ad andare oltre alle briciole di aggiornamenti e mai verrà discussa (pena la scomunica).
Nella domenica completamente al contrario, invece, il brasileiro già cassato da tutti noi, acciuffa il primo podio negli ultimi 24 mesi e si piazza secondo, davanti al giapponesino Kobayashi che 22 anni dopo, riporta un pilota del Sol Levante sul podio.
Era il 1990 quando Aguri Suzuki su Larrousse arrivò terzo, nel giorno che però passerà alla storia del motorsport per ciò che successe alla prima curva: Ayrton Senna su Mclaren che butta fuori Alain Prost e la sua Ferrari, con annessa vendetta per ciò che accadde 12 mesi prima. Addio alle speranze del Professore iridato in Rosso.
Manco a volerlo fare apposta, anche stavolta la Ferrari in missione Mondiale è fuori alla prima curva per incidente. Sul quale pesa un contatto con la Lotus di Kimi Raikkonen che ha fatto fin troppo discutere, tra cui anche lo stesso Giulio Delfino via twitter, che ha dato torto al finlandese, reo della  scorrettezza.
Non ci sentiamo per nulla d'accordo con la cinguettata delfiniana.
Sono incidenti normali di gara che purtroppo ci stanno quando ci si va ad impelagare in spazi fin troppo pericolosi e stretti come quelli che il Nostro stavolta ha calcolato male: partenza meno prudente e saggia di altre volte.
Alonso, a nostro avviso, è scattato non da leader del mondiale e non con quella lucidità che converrebbe. Anche perchè vedendo le prestazioni che poi in gara ha fatto segnare Massa (partito undicesimo), la Ferrari avrebbe avuto i numeri per fare i sorpassi in pista, senza troppa fretta ed arrivare sul podio anche con Alonso, limitando ancora una volta i punti persi.
Eppoi è a dir poco inesatto e ingeneroso parlare di scorrettezze quando si disquisisce di Raikkonen: un pilota che per tutti gli anni in cui l'abbiamo conosciuto, non ha mai brillato per nessuna manovra scorretta, nessuna penalità e nessuna inimicizia con i suoi dirimpettai.
No, Kimi proprio no, Giulio carissimo. Se per una volta ci sforziamo di essere obiettivi e di riconoscere che il Messia ha fatto partenze migliori, non è un dramma. Suvvia, sbaglia anche lui qualche volta.
Cinque gare ancora, quattro punticini che col sistema di punteggio attuale, tanto per farci capire, possono non bastare anche con un Alonso secondo e un Vettel primo. Con il divario visto in Giappone, non è affatto uno scenario irreale. Materiale per preoccuparsi ce n'è fin troppo, materiale da migliorare in casa Ferrari, altrettanto.
Neanche il tempo delle imprecazioni, che il Circus si sta spostando verso la Corea, dove si correrà già nel prossimo weekend, in un Mondiale che per Vettel sembrava perso a Monza.
Nel riascoltare i piccoli frammenti radiofonici di Suzuka dal paddock di Saxarubra, ad maiora.



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