Chiedo intanto scusa se, in questo periodo, non ho potuto scrivere con frequenza: impegni lavorativi e non, mi tengono lontano dal blog, che comunque non smetto mai di seguire con affetto (e con dispiacere, nel vedere certi "cambiamenti"). Col ritorno delle "riflessioni" del nostro blog, coincidenti con la quarta giornata di campionato, andiamo un po' a trarre un primo mini-bilancio di questo scorcio iniziale di torneo, un torneo che ieri (e non solo) potrebbe aver espresso i reali valori in campo, anche se siamo solo alle soglie del quinto turno.
Sono già i più forti. Anche dell'anno scorso, a giudicare da certe prestazioni che l'anno scorso si sarebbero concluse con una X (Genova). Se poi, ieri, vince anche senza giocare, si capisce come non ci sia un alternativa alla JUVENTUS nella corsa scudetto. O almeno: non c'è un'alternativa reale. La squadra di Conte / Carrera, quest'estate, non si è rinforzata solo negli uomini (pur senza prendere il famoso "top player"), ma si sono rinforzati soprattutto psicologicamente. E visto i guai giudiziari di Antonio Conte, non era così scontato... Nella Genova rossoblù la prova più forte (e inquietante per le avversarie) della forza bianconera: l'1-3 di Marassi, un anno fa, sarebbe stato un pari. Invece la formazione Campione d'Italia ha saputo soffrire e realizzare ben tre gol ai padroni di casa. Tre giorni dopo, nel ritorno in Champions dopo tre anni di assenza, hanno confermato questi importanti passi avanti "mentali", resistendo al Chelsea andato avanti di due lunghezze con un dominio assoluto dello Stamford Bridge, dove si è ritrovato Quagliarella, tornato al gol anche in campionato sabato sera. Risultato? Juve sola in testa dopo quattro partite (non accadeva dai tempi di Capello), la consapevolezza di poter recitare anche in Europa un ruolo di protagonista assoluta, e tante, tante preoccupazioni per le avversarie.
Chi sono le avversarie? Queste prime quattro giornate dicono: NAPOLI, LAZIO e ROMA. Ma con qualche riserva per tutti e tre. La squadra di Mazzarri, che, tra le tre, è la meglio messa, deve ancora arrivare alla prova del nove (presumibilmente, potrebbe esserlo la partita di dopodomani contro i biancocelesti), la prova che dovrà confutare la battaglia vinta contro la discontinuità dell'anno passato, costata il terzo posto. La vittoria o meno di questa battaglia, può anche prescindere dal pari di ieri a Catania, visto che i rossazzurri di Maran continuano a confermarsi, di anno in anno, come una delle squadre più difficili da affrontare dalle grandi (forse, addirittura, la più difficile di tutte). Quello che è certo, è che sono proprio gli azzurri i candidati maggiori a coprire il ruolo di anti-Juventus. Le due romane sono più delle outsider. La Roma è quella che, dal canto suo, ha fatto vedere le cose migliori, ma ha anche fatto vedere di subire non tanto Zeman e il suo calcio offensivo, quanto la solita sindrome che la porta, da decenni, a subire rovesci o rimonte clamorose in partite relativamente facili (quello che si è visto in Roma-Bologna, lo abbiamo visto nei vari Roma-Lecce, Roma-Sampdoria e via discorrendo), ma poi condotte con qualche presunzione di troppo. Se si libera, o quantomeno riduce ai minimi termini, questo difetto storico, può essere addirittura superiore al Napoli. La Lazio, dal canto suo, ha fatto vedere finora cose egregie. Il limite dei biancocelesti è l'attacco: se non la mette dentro Klose, non la mette dentro nessuno. In più, i ricambi non sono all'altezza, come si è visto ieri col Genoa, dove Zarate ha fallito fragorosamente l'opportunità del rilancio. Se riesce a trovare alternative a Klose, la squadra di Petkovic può rappresentare un vero crack sia per la Serie A, sia per l'Europa League (bel 0-0 a Londra col Tottenham, va ricordato). Nella speranza, per i tifosi biancazzurri, che non ci siano altri ex romanisti vogliosi di fare un gol sotto la Sud, come il genoano Borriello ieri...
E andiamo alle noti dolenti: le due milanesi. Mai così male, MILAN e INTER, alla partenza del campionato: nove punti in due su ventiquattro a disposizione è una roba che non ha precedenti nella storia della Milano del calcio. Due squadre giunte alla fine di un ciclo, due squadre che non riescono a ripartire, almeno finora. Quella che sembra avere più potenzialità di ripresa è senza dubbio l'Inter, nonostante, ormai, del triplete sia rimasto ben poco. La squadra di Stramaccioni gioca un bel calcio a tratti, e anche ieri col Siena non avrebbe meritato di perdere. Il problema, più che "la maledizione di San Siro", sembra essere un limite psicologico della squadra una volta andata in svantaggio. Sta venendo a mancare, almeno vedendo queste prime partite, la sicurezza di essere più forti. Un latente senso di paura che, se non viene corretto per tempo, può portare sul serio Stramaccioni nei casini. Il Milan, invece, non è squadra. Non ci sono margini di ripresa. Non so quanto serva cambiare l'allenatore, quando il problema è di una dirigenza che, dopo venticinque anni di successi, sembra non riuscire più a venire a capo delle situazioni più spinose. La lite Allegri-Inzaghi, un tempo, non si sarebbe mai scoperta. Invece succede che, ieri a Udine, la squadra rossonera finisce una partita in nove, roba che non accadeva da secoli. Una stagione figlia di una campagna acquisti incomprensibile, dove Bojan viene presentato come il prossimo Pallone d'Oro e si regalano Ibrahimovic e Thiago Silva al PSG (punizione divina: martedì scorso 0-0 del Milan con l'Anderlecht nell'esordio europeo; nel mentre, i due ex rossoneri segnavano nel 4-1 francese contro la Dinamo Kiev...). Davvero la colpa è soltanto di Allegri? Fatto sta che i tifosi rossoneri fanno bene a essere preoccupati: a meno di miracoli, questo promette di essere uno dei peggiori Milan di sempre.
Chiudiamo con un plauso alla FIORENTINA di Montella (potenzialmente, il migliore allenatore italiano assoluto): se non fa la "stupida" come a Parma sabato sera, potrebbe veramente rompere i maroni alle grandi e puntare a posizioni molto alte in graduatoria. Ottimi voti anche per la SAMPDORIA di Ferrara e il TORINO di Ventura: due neopromosse di cui si sentirà parlare, e molto, nel corso della stagione. Il titolo di "cretino del mese" (se non del 2012) andrà, sicuramente, a Massimo Cellino, capace, nell'ultimo weekend, di superare per instabilità mentale sia il Galliani di Marsiglia '91 sia il collega Zamparini, capace di cacciare l'ennesimo allenatore nella sua ridente (o piangente?) carriera di presidente. Quello che è successo a Cagliari sabato notte è qualcosa di assurdo, che solo in un paese oscuro come il nostro poteva accadere. Ci sono tifosi e media ipocriti che già danno addosso alla povera Roma, che avrà tre punti a tavolino. Quello è il minimo: in un altro Stato, il Cagliari non avrebbe potuto nemmeno iscriversi al campionato senza un terreno di gioco agibile. Ma siamo in Italia...
A presto.
Mario Aiello
#TICBemozioni
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lunedì 24 settembre 2012
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