di Fabio Stellato
Nel giorno in cui il calcio e la sua gente mostrano ancora una volta la loro faccia peggiore, Londra 2012 ci regala un'altra storia da raccontare ai nipotini; è la storia di Carlo Molfetta, 28enne di Mesagne, che alle scuole medie firmava autografi ai compagni promettendogli che un giorno, quegli stessi autografi, sarebbero valsi una cifra.
Promessa mantenuta. Ieri sera Molfetta ha vinto la medaglia d'oro nel taekwondo, categoria +80kg, una categoria che non gli appartiene e di cui è riuscito a far parte ingrassando; il tutto per non intralciare l'amico Andrea Sarmiento che venerdi aveva vinto il bronzo nella categoria inferiore.
Un personaggio d'altri tempi Carlo Molfetta, che è cresciuto con l'unico scopo di vincere la medaglia olimpica e che non si è mai fermato davanti alle batoste che gli hanno rifilato sia lo sport che la vita.
Prima di provare col taekwondo aveva provato con il calcio e con il basket "ma gli sport di squadra hanno un difetto: non mi piaceva che altri rovinassero quanto io avevo fatto di buono".
Fra pochi giorni nessuno si ricorderà piu' di lui (la dura legge degli sport Olimpici), oggi pero' va celebrato, e noi lo facciamo con la radiocronaca del bravissimo Daniele Fortuna, nella sintesi preparata da Marco D'Alessandro,
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