Riflessioni Azzurre (07) - Se succede, è colpa nostra
La paura del biscottone è tanta, soprattutto per l'effetto deja-vu riguardo a Euro 2004, quando l'Italia di quel Trapattoni che stasera affronteremo da avversario, venne abbindolata in maniera oscena da svedesi e danesi, con quel 2-2 che, se stasera si ripetesse (dando per scontato che gli azzurri vincano), sortirebbe lo stesso effetto negativo di quel 22 giugno 2004. Noi abbiamo già detto e stradetto che non c'è sentore che risucceda, visto che il confronto tra spagnoli e croati è troppo impari (Svezia - Danimarca era anche una sfida equilibrata) perché un pari con così tanti gol possa generare semplici perplessità, al di là di tutte le dichiarazioni di facciata ispanico-croati di cui siamo già pieni. Quindi, non è il biscottone che stasera deve fare paura, quanto il fatto che potrebbero essere stati gettati due anni di lavoro. Un biennio partito da una triste amichevole agostana a Londra, ma che poi è proseguito con prestazioni promettenti, specie nelle amichevoli di lusso contro la Germania e la Spagna, quest'ultima addirittura battuta. Il girone di qualificazione bello semplice, ha certamente agevolato il lavoro di Prandelli, spinto anche dalla trista serata di Genova di quell'ottobre 2011. Ma comunque, un percorso che ci ha permesso di arrivare qua con l'ambizione della semifinalista.
Non ci aspettavamo, insomma, di dipendere dalle altre per il terzo europeo consecutivo. Nemmeno quando il sorteggio ci ha messo di fronte ai campioni del mondo, il 2 dicembre scorso. Speravamo di poter avere il destino nelle nostre mani per tutto il cammino. Poi venne prima l'infortunio di Chiellini, il calcio-scommesse, la sconfitta contro la Russia, il rientro di Chiellini e l'infortunio di Barzagli, il tam tam del modulo, i metrosessuali ecc. In tutto questo, Prandelli, finora, si è rivelato un tecnico inadeguato per gestire un torneo del genere in una Nazionale che è tra le più forti al mondo, anche se il calcio italiano non è nel suo miglior periodo della storia. La Nazionale di Prandelli, finora, è una nazionale anonima. Più anonima delle eterne incompiute del Trap del 2002 e del 2004, quando arbitraggi, sfortune e pasticcerie nordiche ci mettevano all'angolo all'ordine del giorno. Quella Nazionale che aveva in squadra gente come Totti, Del Piero, Vieri, Montella, Nesta, Cannavaro, Maldini, Buffon e, nel 2004, Pirlo. Oggi, Buffon e Pirlo sono l'eccezione, come carisma e classe. Ci aggiungo anche De Rossi. Il resto, è nulla. E' Thiago Motta, che dal 23 maggio 2010 soffre della sindrome post-Madrid, da cui non è mai guarito come tutta l'Inter (anche se Motta, ora, gioca in Francia). E' Giacchierini, corridore tutto polmoni e niente gambe, probabilmente avvilito da una posizione totalmente sbagliata. E' Chiellini, gran difensore con amnesie quasi sempre decisive (vedi quella contro la Croazia). E' Cassano e Balotelli: il primo è un'eterna promessa, il secondo è uno che in tanti, forse tutti, vorremmo attaccare al muro e prenderlo a schiaffi per dieci minuti ciascuno, per quello che combina fuori dal campo (cioè, di tutti i colori) e dentro (finora, il nulla assoluto: un morto che cammina).
Questa Nazionale è anche un modulo imprecisato. Stasera torniamo al 4-4-2, quel modulo su cui Prandelli, per due anni, ha voluto costruire lo "stile Barcellona" (giocando contro Estonia e Irlanda del Nord ce la faccio pure io). Prandelli che ha mancato alcune convocazioni importanti, come quella di Pepe, che al Mondiale 2010 era un mezzo Giacchierini di ora, e che ora è la migliore ala italiana. Non c'è, mistero. Non c'è un centravanti vero: anzi c'è, ed è Borini. Che Prandelli pare non voglia proprio utilizzare, così come Diamanti, portato come mascotte quanto potrebbe rendere cento volte quel Thiago Motta così inconsistente, ma così considerato dal ct tanto da dargli il compito di stare dietro le due punte di stasera. A proposito: stasera Balotelli non c'è, c'è Di Natale, miglior cannoniere italiano degli ultimi tre anni e a segno contro la Spagna: prima buona notizia del cammino azzurro. Con Di Natale, i gol (e stasera ci servono) sono assicurati: ma perché Matri non lo ha portato?
Se Prandelli fosse stato Lippi, col clima di due anni fa lo attaccavamo tutti al muro. Invece, qui tutti a parlare dei metrosessuali (che non so cosa siano: sono quelli che fanno conquiste nel metrò?). La peggiore Croazia della storia ci è davanti. E domani si rischia l'ennesimo biscotto, ma una cosa è sicura: stavolta dovremmo prendercela solo con noi stessi. Ma passeremo, vedrete. E torneremo a parlare dei metrosessuali.
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