di Marco D'Alessandro - Calcisticamente va in archivio come la giornata di campionato con l'impero dello Zero a Zero. Radiofonicamente non è stato certo risultato ad occhiali quello di Francesco Repice, lui che in una lettera a questo blog, di quasi un anno fa, disse che nelle opinioni, nei commenti, nella cronaca, non vuole fare mai zero a zero, aggirando sempre la banalità.
Due radiocronache da 90 minuti in 24 ore: saranno tre in 72 con quella che stasera, dalla Francia, condurrà per Lille-Inter di Champions League. Tour de force in piena regola.
Si è partiti da una febbre del sabato nel tardo pomeriggio, con Catania-Inter e quindi col Cibali. Non c'è più da definire "Clamoroso", a sentire il commento di Niky Pandolfini, seconda voce della diretta.
Cibali porta automaticamente con la mente a Ciotti e a Ameri.
E' stato un Francesco Repice semplicemente straordinario quello che abbiamo avuto modo di ascoltare, in una diretta spezzettata inevitabilmente dalla cronaca nera che proveniva da Roma e che a nostro parere è stata raccontata in maniera ineccepibile: di ottimo valore giornalistico l'alternanza tra la cronaca sportiva e la cronaca nera, senza perdersi nulla, sempre sul pezzo. Da vera "radio dell'informazione".
E Repice, nel suo, è stato eccezionale a tenere in mano la sua cronaca, a non perdere la concentrazione e a raccontare con ordine. Con il suo ritmo micidiale, ma senza perdere mai l'equilibrio in una foga e in un enfasi che non sono mai andate oltre il racconto.
Nei minuti finali d'assedio e di passione, Repice ci ha proprio ricordato il ritmo e la capacità di narrazione che riusciva ad avere Enrico Ameri, e non ci pare proprio di bestemmiare. Correva letteralmente con la palla, emozionava, appassionava, narrava. Con assoluta precisione e fedeltà. Superbo, da lode.
Mentre nella Capitale è successo quel che è tristemente successo, lui riesce a consolare il morale con radiocronache così..
Poco più di 24 ore ora, e nella Capitale arrivava l'ora del Derby, l'ora di Lazio-Roma. Francesco Repice è, un pò sorprendentemente, l'unica voce della radiocronaca. Soprendentemente perchè ricorderete tutti, negli scorsi anni, i parterre d'eccezione per raccontare la serata stracittadina capitolina: ricordiamo, ad esempio, Bruno Gentili dalla postazione, con Giulio Delfino e Francesco Repice sguinzagliati a bordocampo e in tribuna stampa.
Quella di Francesco è stata una radiocronaca che in queste ore ha fatto un pò di scalpore nel web e tra i tifosi. Noi, in questo ambito, scriveremo serenamente quel che pensiamo, avendo ascoltato la radiocronaca in diretta ed averla rianalizzata e vivisezionata nelle nostre sintesi, come di consueto.
Repice è dichiaratamente tifoso della Roma. Una sua scelta di cui in questi anni, in questo blog ed in questa rubrica, abbiamo già commentato e, per quanto ci riguarda, elogiato. Non tutti scelgono questa via, non tutti la condividono, con le loro ragioni. Ma sta di fatto che quello di Repice è un atto di incredibile coraggio, in quanto voce celebre, famosa e conosciuta. E quello del calcio è un mondo tanto, ma tanto isterico ed ipocrita. Considerato come se fosse una cosa maledettamente seria..
Non è stata effettivamente una di quelle cronache che passerà alla storia tra le migliori di Francesco, bisogna ammetterlo.
L'accusa, manco a dirlo, è quella di aver fatto intuire facilmente di tifare per i giallorossi a microfono aperto.
E un pò si è capito, a nostro avviso. Il tifoso principalmente si fionda sui decibel in occasione dei gol, effettivamente diversa tra le reti delle due squadre.
Noi che ascoltiamo visceralmente ogni cronaca di Francesco, abbiamo notato, in generale, un tono di voce che nel secondo tempo sembrava sempre più sofferente, più proiettato a raccontare del tentativo di resistenza giallorosso, che dell'assedio laziale spinto all'attacco.
Non si sentiva quella proverbiale grinta da drago, carica di adrenalina ed energia, ma una voce che col passare dei minuti sembrava sempre più debole e provata da una partita che ha messo alle strette la formazione di Luis Enrique, in inferiorità numerica per quasi tutta la ripresa.
Personalmente, ascoltando la cronaca in diretta, da tifoso neutrale, mi sono un pò sentito coinvolto emotivamente nella sofferenza che traspariva, evidentemente dettata anche dal fatto che il Nostro era alle prese con la seconda cronaca consecutiva nel giro di 24 ore e che la fatica si cominciava a palesare.
Però chi è appassionato fervido e malato delle sue mitiche radiocronache, conosce il suo stile al cardiopalma e sa, ad esempio, che solitamente una traversa le commenta tutt'altro che con una voce che quasi si zittisce e che con un gol di grande importanza, è assicurata un'emozione unica ed imperiosa da stressare le corde vocali in un fiume di parole che fanno vibrare il cuore.
Il bisogno di una seconda voce (che non c'è stata) si è sentito. Una spalla con cui passare idealmente la palla, con cui prendere qualche secondo di respiro in una serata delicata, con cui confrontare le idee della partita.
Non è stato così e un pò si è capito che il cronista non sprizzava propriamente gioia quando Miroslav Klose ha messo in rete il gol del 2-1 allo scadere.
Anche se comunque non ha certo deciso di togliere nulla al successo laziale o eccepire, ad esempio, su decisioni arbitrali che hanno giustamente dato ragione alla Lazio e che Repice ha sottolineato senza alcun problema (rigore ed espulsione per l'1-1).
Anche se comunque, un derby può essere raccontato meglio di come è stato effettivamente raccontato.
Chi ascolta con l'occhio del tifoso acceso, potrebbe non aver gradito troppo i più riferimenti al derby che la Lazio non vinceva da 5 anni o ai giocatori biancocelesti che potranno andare a letto tranquilli.
I soliti errori della natura non hanno avuto nulla di meglio da fare che degenerare coi commenti via web e sfociare negli insulti più beceri e vomitevoli. Addirittura con minacce di morte attraverso la pagina di Facebook dedicata a Francesco Repice, che tra l'altro è gestita da noi.
Francesco ovviamente non ci è ovviamente rimasto bene ed ha inizialmente chiesto di chiudere lo spazio web. Nelle ore successive ha avuto modo di mettersi in contatto con noi che gestiamo la pagina e di garantirgli il massimo della tutela: Francesco ci è sempre stato grato della stima e della passione che abbiamo costruito per lui.
In queste ore un pò infuocate, però, abbiamo avuto modo anche di assistere a delle cose che ci hanno fatto tanto piacere. Si sono scatenati i messaggi e gli attestati di stima per trasmettere solidarietà a Francesco: talmente tanti, di tutti i colori del tifo, da riuscire ad annientare e zittire gli intrusi. Una significativa vittoria dell'affetto e della stima nei confronti non solo del cronista, ma anche dell'uomo.
In un mondo in cui nelle risse, si getta la benzina sul fuoco e si moltiplicano solo gli emeriti imbecilli. Per una volta si è riusciti a fare il contrario.
Se tanti ascoltatori e appassionati si sentono in dovere di voler del bene ad una voce, significa che sei entrato nei cuori della gente in maniera più che normale e che il tuo lavoro lo sai svolgere molto bene.
Nel fiume di commenti del social network di Facebook, spazio anche a qualche critica pacata e civile, degna di considerazione del diretto interessato, con tanto di risposta, che vi proponiamo qui di seguito.
"Risentendomi adesso che sono da solo in una stanza di Lille, vi dico che avete perfettamente ragione. Elenco i motivi per cui secondo me è successo: 1, terza radiocronaca in pochi giorni, tutte integrali, a fine partita la voce mi fa cilecca. 2, il frastuono era veramente tanto e può aver coperto la voce. 3, incosciamente devo aver sicuramente trasferito nella voce la delusione per il gol subìto dalla mia Roma. L'impegno formale e sostanziale, lo prendo già dalla partita di Bologna. Grazie ancora per la critica giusta e mossa in termini civilissimi. E grazie soprattutto per avermi fatto notare la cosa, mi aiuterà a migliorare"
E' una sana autocritica (che non si discosta da quel che abbiamo scritto nelle righe precedenti) e un atto di grande trasparenza da parte di un serio professionista. Ammette che può aver trasferito la delusione, si scusa, lo fa apertamente in un contesto che era diventato rovente e pericoloso. Come disse in una delle sue radiocronache: "Attributi da vendere".
Atti che alcuni volti più famosi della televisione non hanno mai dimostrato nei confronti dei propri abbonati che pagano profumatamente per sentire certe telecronache. I vari Caressa e Piccinini che sono smaccatamente faziosi in tante e troppe circostanze, ma si nascondono sempre dietro ad una foglia di fico e sempre dietro l'arma del silenzio.
Qui, invece, c'è un cronista che con un'ottima dose di umiltà, sa interagire con i suoi ascoltatori, sa rivedere e ammettere i propri sbagli. Sbagliando s'impara. Si può sbagliare nella vita, ogni tanto. Sbagliano gli arbitri, sbagliano i calciatori, sbagliano anche i cronisti. Sono persone umane.
In un Paese come questo, bisogna essere orgogliosi di essere affezionati ascoltatori di cronisti come Francesco Repice, che ti riappacificano con lo sport quando lo sport alle spalle ti pugnala.
Ed in fondo, in un Paese come il nostro, ci sono problemi molto più seri di una radiocronaca di un derby del gioco (del gioco!) del Calcio in cui si tratta di 11 uomini in mutande che corrono dietro ad un pallone.
#TICBemozioni
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martedì 18 ottobre 2011
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2 commenti:
Non ti pare di esagerare un pochino a valutare le qualità umane di una persona solo per come fa le radiocronache? Nulla da eccepire su quanto ha fatto, e nessun dubbio sulle qualità umane di Repice peraltro dimostrate nel rapporto con il blog, ma per favore in una recensione fermiamoci al professionista e alla sua qualità.
Claudio
Nel mondo dello sport e del calcio, vedo etichette di "grandissimi uomini" anche a certi atleti che per correre dietro ad un pallone, pigliano vagonate di milioni. E magari vedendoli solo in televisione.
Il titolo di questo pezzo magari trae un pò in inganno, però io ho scritto in stragrande parte del professionista, del cronista. Che nell'occasione si è comportato da persona con grandi valori e grande onestà, innegabilmente. E' stato scritto questo.
Quando negli anni si costruisce un certo rapporto con i vari cronisti (magari minimo con uno, cordiale con quell'altro, più confidenziale con ancora un altro), per poterne parlare bene delle sue qualità, forse le sole radiocronache sono solo un dettaglio..
Marco D'Alessandro
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