IN UNA NOTTE POLACCA, IN UNA NOTTE DA TREGENDA SPICCO' IL SOLDATO GIUSEPPE BISANTIS: ERA L'1 DICEMBRE 2010
di Marco D'Alessandro - Quando le radiocronache diventano una prova inaspettatamente difficile e quando emerge il lato più estremo di una professionalità che non si compra al supermercato, ed andare avanti, sempre e comunque. Su questo andava a concentrarsi la speciale categoria della "Radiocronaca più difficile della stagione".
Sono vari gli aspetti che nel 2010/2011 hanno vissuto molte tipologie: dalle difficoltà climatiche a quelle tecniche, da eventi disputati in orari non proprio comodi dopo una maratona pomeridiana, da drammi umani che ci hanno catapultato dalla festa alle lacrime in un lasso di tempo terribilmente breve, da partite di calcio che assumono contorni tutt'altro che sportivi ed annullando lo spettacolo del campo, sfociando nel racconto di una guerriglia.
Prove del fuoco un pò per tutti e per tutti vanno necessariamente dei doverosi elogi, per la grande difficoltà di gestire tali situazioni. Prova e dimostrazione della grande qualità dello squadrone di Tutto il calcio minuto per minuto.
I nostri lettori hanno optato, in buona maggioranza, per l'eroismo di Giuseppe Bisantis in quel di Poznan, l'1 dicembre 2010. Nel freddo, nel gelo, nell'impossibilità di giocare una partita a pallone. A meno venti gradi e con un vento gelido che ne faceva percepire ventotto. Quello polacco diventò uno show vero e proprio dell'indefesso radiocronista calabrese, che tenne alta la bandiera anche di fronte a questa "radiocronaca impossibile" tutta d'un fiato, tutta di 90 minuti, senza spalle tecniche. Si ricorderanno memorabili sfoghi contro i "geni dell'Uefa" e quei giocatori con la papalina che diventavano irriconoscibili e sembravano Diabolik. Impossibile anche annotare azioni sul proprio taccuino, che diventò un brandello di foglio. Ci fu anche la radiocronaca diretta della gentile consegna della coperta azzurra di lana ai giornalisti in tribuna stampa. L'esultanza vera fu per la liberazione della fine del primo tempo senza recupero con i ringraziamenti all'arbitro spagnolo di una partita che non si sarebbe dovuta giocare in nessuna parte del mondo. Sms in diretta di ascoltatori che riscaldarono uno stoico Bisantis al suo tentativo di raccontare una partita di hockey su ghiaccio, con la bufera che imperversa sul campo e "su di noi", cercando di non scambiare Felipe Melo con Diabolik.
Ma la Juventus prova comunque, in tutti i modi, a portare a casa una difficilissima vittoria per evitare l'eliminazione dall'Europa League. La Vecchia Signora ci prova fino all'ultimo, chiudendo la partita nell'area di rigore avversaria e con una punizione sulla tre-quarti. Se in realtà il fallo che generava la punizione fosse stato dentro o fuori l'area, "non lo potrebbero stabilire nemmeno duecentomila moviole". I bianconeri non ce la fanno e vengono eliminati con l'1-1 sul Lech Poznan: finisce la radiocronaca senza un commento tecnico, perchè la partita non si sarebbe dovuta giocare, disse Bisantis, sputando l'ultima tossina rimasta e con l'ultimo filo di voce ancora in riserva.
Nelle ore successive, ve lo possiamo rivelare, cercammo di contattare Giuseppe Bisantis attraverso facebook, per complimentarci di quella radiocronaca così dura. Ci rivelò del foglio per le formazioni totalmente sbriciolate, delle linee Isdn che furono l'unica cosa funzionante della serata, ed anche di due dita ancora rigide della sua mano, 3 giorni dopo quella trasferta dal quale rientrò non senza difficoltà.
Un eroico Giuseppe Bisantis, "uomo delle sfighe" (cit.) che già era reduce da un'altra tremenda spedizione in Bielorussia, per l'eliminazione della nostra Under 21 da Europei e Olimpiadi: linee di collegamento andate a farsi benedire, freddo cane e pseudopostazione "di quella che qui chiamano tribuna stampa". Chiuse con la sconfitta per 3-0 dopo i supplementari condotti tutti via cellulare, fianco a fianco con i tifosi bielorussi che gli gridavano "Be-la-Rus!" nei timpani. "Ci irridono!"
Non c'è che dire: Giuseppe Bisantis, più di tutti, è stato l'uomo delle radiocronache più dure, ma da cui ne è sempre uscito bene.
Secondo posto, a parità perfetta, per l'Italia-Serbia di Riccardo Cucchi e Francesco Repice e per il dramma della morte in diretta di Wouter Weylandt al Giro d'Italia in cui Emanuele Dotto e Giovanni Scaramuzzino, non poterono nascondere una voce rotta dalla tristezza per la scomparsa di un'atleta che amava la bicicletta e che stava per regalare un bambino alla sua cara compagnia, in stato interessante.
#TICBemozioni
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lunedì 1 agosto 2011
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