Eravamo fermi al girone d'andata quando la Juventus si era laureata Campione d'Inverno. I torinesi riuscirono a mantenere la vetta per diverse domeniche, ma furono costretti a far fronte anche all'inaspettato assalto del Milan campione uscente che battendo la Lazio 2-1 a San Siro il 20 febbraio si inserì nella lotta raggiungendo i romani al 2º posto a -4 dai bianconeri. Quello dei rossoneri fu però un fuoco di paglia; perdendo infatti il 5 marzo il derby contro l'Inter abbandonarono la possibilità di un bis-scudetto. La lotta diventò quindi definitivamente a due, ma il 19 marzo, complice la sconfitta della Lazio in quel di Verona, i punti di vantaggio della Juve diventano addirittura 9. Il campionato sembrava finito, ma a riaprirlo ci pensò il Milan che la domenica dopo batté la Juventus a Milano con una doppietta del giovane bomber ucraino Andriy Shevchenko e consentì alla Lazio, vittoriosa nel derby, di portarsi a -6. Il 1º aprile ci fu lo scontro al vertice a Torino in cui la Lazio vinse con un gol dell'argentino Diego Simeone.
La Lazio, quindi, tornò a credere nello scudetto. Tuttavia, alla trentesima giornata, un pareggio a Firenze permise alla Juventus di andare a +5. Contrariamente alle previsioni, la Juventus accusò tutto d'un colpo la fatica dovuta alla decisione di partecipare all'Intertoto l'estate precedente per non rinunciare all'Europa (a differenza dell'Inter, che, nelle medesime condizioni, rinunciò all'Intertoto), rovinando la preparazione: i bianconeri caddero anche a Verona vedendo riavvicinare la Lazio a -2. Si arrivò così alla penultima giornata quando la Juventus ospitava a Torino il Parma: coi torinesi in vantaggio per 1-0, all'ultimo minuto l'arbitro Massimo De Santis interruppe un'azione di calcio d'angolo del Parma che poi vide Fabio Cannavaro, difensore dei parmigiani, andare in gol.
Il finale del Campionato fu rocambolesco e sorprendente: all'ultima giornata la Lazio vinse facilmente la sua partita casalinga con la Reggina, ma la sorpresa venne dallo stadio Renato Curi, proprio come ventiquattro anni prima, con il crollo della Juventus per mano del Perugia di Carlo Mazzone, in una partita passata alla storia: l'arbitro Pierluigi Collina, decise di sospendere la partita sullo 0-0 per impraticabilità del campo per pioggia, per poi farla proseguire sotto il "diluvio", fra le proteste dei bianconeri che volevano ripeterla . In effetti, il secondo tempo comiciò alle 17.11, con oltre un'ora di ritardo a causa di un nubifragio che aveva allagato il campo. E la squadra di Mazzone, per ironia della sorte tifoso storico ed ex allenatore della Roma, grazie ad una giocata del capitano perugino Alessandro Calori fece cadere la Juventus sul traguardo di un campionato che fino a pochi giorni prima sembrava vinto, consegnando di fatto il tricolore ai biancazzurri. La Lazio vinse così, quel 14 maggio, il suo secondo scudetto.
Ma riviviamo le emozioni di quella domenica
in studio Alfredo Provenzali
da Perugia per Perugia-Juventus Riccardo Cucchi
da Roma per Lazio-Reggina Bruno Gentili
da Torino per Torino-Piacenza Ugo Russo
da Bari per Bari-Bologna Enzo Del Vecchio
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