
di Marco D'Alessandro - Dal Santiago Bernabeu di Saxarubra è andato in onda il Repishow dedicato al Superclassico di Spagna valevole per la semifinale d'andata di Coppa dei Campioni, la più attesa in tutto il globo calcistico. Non eccezionale sapere che la radio di stato italiana non sia riuscita a spedire un suo inviato direttamente sul posto a differenza dei consueti (e sempre troppi) quattro-cinque inviati della sorella televisione. Ma tant'è, ci consoliamo. Ci consoliamo, eccome, perchè dalla tribuna stampa del Largo Willy De Luca 4 era presente la voce migliore per questo tipo di partite che non vanno solo raccontate, ma anche godute nella sua essenza. Francesco Repice ha dato una prova tangibile del fatto che sia un Grande con la maiuscola: è capace di sciorinare football come sa fare anche se lo si piazza davanti un televisore, chissà quanto distante, chissà a quanti pollici, ci piacerebbe saperlo. Così come avvenne nella Supercoppa Italiana del 2009 giocata a Pechino tra Inter e Lazio, un radiocronista con i controattributi lo si nota soprattutto in queste circostanze: una radiocronaca di 90 minuti pendendo dalle sole riprese della regia televisiva, oggi talmente ganza che è capace di regalare 30 secondi di partita con una camera aerea mentre la palla è in gioco. E allora è in circostanze come queste che si nota come in quei 30 secondi bisogna impedire il vuoto e continuare a parlare dicendo cose di senso compiuto. Senza seconde voci, senza il popolo dello stadio attorno, senza l'aria aperta. I calci piazzati da raccontare con il battitore da scoprire dopo le inquadrature di Jose Mourinho in gabbia e dopo il mucchione che va a formarsi in area. Arrivederci all'interno destro con traiettoria a rientrare rispetto alla porta di Casillas, non ce n'era il tempo. O come quei rissoni che dalla televisione nascono improvvisi e di cui non ci si può capacitare fino al primo replay. Cose che ovviamente non si notano ascoltando solamente la radio, ma che balza all'occhio e all'orecchio vedendo la televisione nello stesso momento in cui pendiamo dal diffusore. Succede che il Real vada via palla al piede sulla destra e la regia stacchi sul tecnico barcellonista Guardiola che gesticola per muovere le pedine del suo "paradisiaco" Barcelona. Diverso da una telecronaca via tubo (come si dice in gergo) dove i telecronisti di turno si prendono tutte le pause a disposizione, in radio mica ci si può fermare. Si va, spediti. E il Micidiale non solo se la cava, ma riesce anche a giocare all'attacco in una situazione di difesa, riesce anche ad emozionare oltre che a far vedere quello che la tv ci fa vedere riducendo il gap con lo stadio: Leo Messi diventa devastante, lui lo dipinge e lo decanta come meglio non si potrebbe. Il Real è alle corde, un leggendario Messi pone fine ai giochi. Cappello. Sia alla pulce argentina, sia a Francesco Repice, due delle espressioni essenziali del calcio. Un pò come le sette meraviglie del mondo. Ci piace anche sottolineare come in radiocronaca non si siano sentiti i soliti paragoni da bar con Diego Maradona che vengono tirati fuori dai "soliti" ogni qual volta Messi segna un bel gol. Paragoni scontati, banali e di poca fantasia, così come i fiumi di lacrime di Mou.
1 commenti:
GRANDE REPICE!!!!!!!!!!ANCORA LA CLASSE DEL RADIOCROCRONISTA PIU'INTENSO DI RADIORAI
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