A Giulio Delfino il compito di raccontare uno degli scudetti delle deluse di questa stagione: la partita che ne esce è tutt altro che affascinante, a partire da un contorno dell'Olimpico che stavolta non travolge più la voce del cronista. Tempi cupi per la Roma, vero baricentro della radiocronaca, per il momento difficile dal punto di vista del campo per gli uomini di Montella "che sbagliano tutto quel che c'è da sbagliare". Dalla voce di Giulio Delfino è inequivocabile la trasmissione del clima pesante e anche un pò triste che si respirava. L'Inter esce vincente in questo primo round grazie all'unico gesto tecnico degno della classica: il "favoloso" gol di Dejan Stankovic, sempre lui. Alla Roberto Carlos, dice Delfino. L'Inter vince ma merita una tiratina d'orecche, a parola di Massimo Barchiesi, seconda voce dell'incontro. Ha probabilmente ragione, perchè l'opportunità di chiudere la qualificazione c'era, ma non è stata carpita. E un ritorno da giocare c'è ancora, quindi.
Il brodo di Francesco Repice invece è quasi sempre quello di giuggiole. Quando una semifinale d'andata di Coppa Italia diventa uno spettacolo calcistico. Milan e Palermo giocano bene e infuocano una partita che nel secondo tempo vive la contemporaneità televisiva con il superclassico di Spagna per la finale di Coppa del Re. Già, più attesa, più grande, più prestigiosa, più mediatica. Ma mettere giù la cornetta alla chiamata di un Repice così non era proprio accettabile. E ce lo siamo ugualmente goduti, tra gol pazzeschi, gesti tecnici da raccontare alle prossime generazioni e velocità siderale delle manovre. Alè al 2-2 di Milan-Palermo, alè a Francesco Repice e Tarcisio Mazzeo che trovano motivo per farci divertire anche quando narrano in uno stadio mezzo vuoto.
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