di Roberto Pelucchi
La puntata di oggi, l'ultima prima della pausa natalizia, potrebbe essere intitolata “Il pericolo è il mio mestiere” e racconterà i moltissimi episodi di inciviltà che hanno coinvolto i radiocronisti di Tutto il calcio minuto per minuto nel corso di 50 anni di trasmissione. Sono soltanto gli episodi più eclatanti, registrati con maggiore enfasi dai giornali. Ma si può dire che non ci sia radiocronista di Tutto il calcio che almeno una volta nella sua carriera non sia incappato in episodi spiacevoli come quelli che stiamo per raccontare.
Cominciamo dal radiocronista per eccellenza, Enrico Ameri. Il 6 aprile 1975 la Juve vince a Napoli e un gruppo di scalmanati se la prende verbalmente con il presidente Ferlaiano e con lo stesso Ameri. Nel maggio 1981, dopo un Napoli-Juventus, Ameri viene accusato di essere “anti-juventino” per aver annunciato un gol di Verza con un tono della voce più basso del solito. Ameri si difende così: “Sono un professionista serio che fa il suo mestiere. La mia radiocronaca non è piaciuta nemmeno ai napoletani: il quotidiano “Il Mattino” mi accusa di essere stato favorevole alla Juve, altro che anti-juventino. Ero in cabina radio con il presidente Boniperti, forse sono stato condizionato”. Gli viene chiesto perché ha annunciato il gol di Verza con un tono di voce debole: “Perché c'era confusione in campo e non ero sicuro se fosse stato Verza a segnare o se il gol fosse un'autorete di Guidetti. Solo un pubblico juventino può accusarmi di partigianeria. E poi, scusate: ma non ci sono anti-juventini in tutta Italia?”. Il peggio, per Ameri, deve però ancora arrivare. Il 7 marzo 1982 si gioca Fiorentina-Roma. I giallorossi perdono 1-0 e abbandonano i sogni di scudetto. Il portiere viola Galli viene bersagliato da lanci di bottigliette e arance da parte dei tifosi romanisti, mentre in tribuna quelli viola contestano Ameri, accusato di criticare troppo la squadra toscana. Dopo il gol di Miani alcuni tifosi si alzano dalle loro seggiole e cominciano a insultare il radiocronista, che resta fermo al suo posto. Una signora bionda, tra le più esagitate, con una mano protetta da un guanto infrange il vetro della cabina Rai e poi scappa. Durante 90° minuto il telecronista Marcello Giannini commenta così l'accaduto: “Forse si trattava di un Ercole in gonnella. Ha colpito una vetrata e si è frantumato il pugno”. Le contestazioni dei tifosi viola proseguono anche nelle successive partite commentate da Ameri. Il 23 novembre 1983, quindi, è costretta a intervenire la stessa Fiorentina con un comunicato stampa in cui “ribadisce incondizionata stima all'operato professionale del signor Ameri”, gli esprime come sempre simpatia e “si augura che dichiarazioni attribuite ad esponenti della tifoseria viola siano soltanto frutto di errata interpretazione”. Il 2 ottobre 1985 è ad Atene per seguire il march di Coppa Uefa tra Panathinaikos e Torino. A fine partita botte in campo (ad avere la peggio è Zaccarelli, che viene portato in ospedale) e anche in tribuna. Secondo la ricostruzione dei giornali dell'epoca, Ameri viene aggredito e “fatica a mettersi in salvo”. E siamo al 29 marzo 1987 a Napoli. Dopo il gol di Romano per il 2-1 sulla Juventus, alcuni tifosi partenopei riservano una “dura contestazione verbale” ad Ameri.
Bersagliato dai tifosi anche Sandro Ciotti. L'episodio più eclatante il 27 ottobre 1974, dopo Ternana-Lazio. Su Stampa Sera l'inviato Mario Bianchini ricostruisce così i fatti: Ciotti “pur riferendo con scrupolosa obiettività quanto accaduto sul campo, all'uscita dalla cabina radio si è visto affrontare da un gruppo di energumeni. Facendo tesoro della sua prontezza di riflessi (Ciotti pratica anche lo sport oltreché commentarlo giocando spesso al calcio con gli amici) ha potuto evitare più di un diretto, ma qualcuno gli è arrivato ugualmente sul viso o sul capo. Circondato da una folla che si faceva sempre più minacciosa, il radiocronista ha cercato di raggiungere i cancelli dello stadio protetto in qualche modo da altri colleghi”. Il 19 ottobre 1975 Ciotti è inviato a commentare Napoli-Cesena. Alcuni tifosi del Napoli, scontenti della sua radiocronaca, a fine partita lo aspettano all'uscita per protestare. Volano parole grosse e minacce. Tocca alla polizia andare in suo soccorso. Il 6 marzo 1977 circa 200 tifosi del Torino al termine della partita vinta 2-0 contro la Fiorentina lanciano cori contro i giornalisti (“Venduti alla Juve”). Ciotti, in particolare, è accusato di aver definito “casuali” i due gol del Torino, ma il radiocronista smentisce seccamente di aver utilizzato quel termine. Ciotti viene avvicinato e spintonato da alcuni ultrà, poi allontanati dai carabinieri. Il 27 settembre 1987, al termine di Sampdoria-Verona 3-1, i tifosi doriani si ritrovano sotto la cabina Rai di Marassi per contestare Ciotti, “colpevole” di aver definito “mitica” la gradinata Nord (quella genoana) dimenticandosi di quella Sud (quella occupata dai supporter della Samp).
Il 19 novembre 1967 si gioca Livorno-Monza di Serie B (risultato 2-2). Dopo il pareggio dei lombardi, a due minuti dalla fine, i tifosi del Livorno scatenano il caos, nel quale vengono pesantemente coinvolto l'arbitro Sbardella e il radiocronista Gianfranco Pancani, che si fa medicare al pronto soccorso e viene giudicato guaribile in sette giorni per una contusione al ginocchio sinistro provocata da una bottiglietta di birra. In particolare, Pancani è accusato dai tifosi del Livorno di averli insultati nel corso della seconda parte di Domenica Sport. Ma nel colloquio con Italo Gagliano, che conduceva la trasmissione da studio, questo non sembra. Ecco il resoconto del botta e risposta.
Gagliano: “Pancani”.
Pancani: “Pronto? Io sono qui, nella cabina dello stadio dell'Ardenza; e devo dire che questo pareggio è arrivato come una doccia fredda per i toscani. Un brutto pareggio, sì. Per queste conseguenze inaspettate che sta portando e che porterà. Infatti, dopo il pareggio col Monza, la partita ha vissuto un solo minuto normale. E poi, la gran "bagarre" in campo: ecco che vediamo... Corre un individuo, va minaccioso verso l'arbitro, lo affronta: e questo, possiamo dire, è il via. Altri, dieci, venti "scalmanati", saltano la a rete. Si assiste cosi ad una scena davvero non bella. Per noi tutto era regolare: forse, stando anche a quel che capisco anche al dì là del vetro della mia cabina, era regolare per molti altri, per buona parte cioè del pubblico, ma la scintilla, come tu sai, in questi casi fa presto ad accendere qualcosa che non è più entusiasmo. E si assiste, ripeto, a scene che non ci si aspettava”.
Gagliano: Ecco, a questo punto gioverà ripetere che se è comprensibile lo stato d'animo di delusione del tifosi livornesi, che hanno visto sfuggire il primato in classifica a un minuto dalla fine, non sono comunque comprensibili gli eccessi”.
Pancani: “Esatto, esatto”.
Il radiocronista, poi, descrive il gol del Monza e fa considerazioni di natura tecnica. Qualcuno, però, ha fatto circolare la voce tra i tifosi che Pancani li aveva definiti incivili e a quel punto è partito l'assalto alla cabina radio, contenuta dalla presenza dei carabinieri. Il 20 ottobre 1974 ad Arezzo, al termine della partita vinta dal Parma per 2-1 con gol all'ultimo minuto, un centinaio di persone abbatte le recinzioni dello stadio e cerca di aggredire l'arbitro Turiano di Reggio Calabria, reo di non aver concesso due rigori ai padroni di casa. Anche in questo caso viene coinvolto Gianfranco Pancani, che viene malmenato mentre sta uscendo dallo stadio. L'intervento della polizia gli permette di raggiungere l'auto, parcheggiata poco distante, ma al momento di partire alcuni teppisti la capovolge. Pancani se la cava con qualche escoriazione e molto spavento. Anche in questo caso i tifosi aretini accusano il radiocronista di averli definiti “incivili e scorretti” nel corso del collegamento con Domenica Sport.
Anche Enzo Foglianese è coinvolto in alcuni episodi poco simpatici. Il 25 febbraio 1979 si gioca Ternana-Taranto. I tifosi di casa cercano di aggredire l'arbitro Matteassi di Firenze dopo un contestato calcio di rigore per la squadra ospite (pareggio di Panizza). Racconta Foglianese ai colleghi che lo interpellano: “Mi sono limitato a descrivere il fatto. Ho parlato di un incrocio di gambe e di una caduta del calciatore tarantino. Non ho espresso giudizi. Non è abitudine della Rai. C'è stato un agganciamento e l'ho raccontato. La gente seguiva gli avvenimenti sul campo, il penalty ed il gol. Soltanto dopo la reazione dei tifosi è stata violenta. Molti sfollavano, delusi, ma tranquilli. Soltanto alcuni gruppi di tifosi (un centinaio) si sono fermati sotto la mia cabina cominciando ad insultarmi. Io dovevo finire la trasmissione. Sentivo urla e grida. Sono volati oggetti anche contro la cabina, per fortuna i vetri non si sono rotti. Io ho parlato di sospensione per protesta, ho parlato anche di qualche infiltrazione in campo. Ma non ho mai espresso un parere sulla validità del calcio di rigore né tanto meno ho cambiato parere dopo. Ho ricevuto insulti, minacce, ma senza conseguenze. Non c'era neppure modo di avere paura. Forse rassegnazione. Finita la trasmissione e calmate le acque, la gente cominciava a lasciare lo stadio. Forse i miei assalitori correvano a dare man forte ai loro colleghi che attendevano l'arbitro. Con l'aiuto del vicesindaco e di un collega ho potuto lasciare lo stadio da una porta secondaria senza altri incidenti”. Quello non è un episodio isolato. Al termine di Lecce-Sampdoria del 16 marzo 1986 una persona (pare un buttafuori o un inserviente della società leccese) entra in sala stampa e schiaffeggia Foglianese che sta attendendo di collegarsi per le interviste. Al telecronista Franco Iusco, lì vicino, viene invece strappato il microfono dalle mani. L'11 dicembre 1994, stavolta a Foggia, uno pseudotifoso proprietario di una emittente locale, cerca di entrare nella cabina Rai per protestare con Foglianese. Il tecnico lo invita a uscire e si scatena così una zuffa con calci e pugni. “Volevo soltanto suggerire al radiocronista di dire che l'arbitro si era infortunato e mi hanno aggredito”, è la difesa dell'aggressore, bloccato dalla polizia, a cui però nessuno crede.
Il 9 novembre 1975 a Genova si gioca Sampdoria-Torino. Finisce 0-0 e i granata contestano l'arbitro. Verso la metà del secondo tempo, il radiocronista di Juventus-Lazio dice “La Juve sta andando bene, mentre il Torino stenta a Marassi”. Un gruppo di tifosi granata si gira imprecando verso la cabina Rai dove si trova Alfredo Provenzali, che però in quel momento non sta trasmettendo. La contestazione continua anche alla fine della partita, quando in fase di commento Provenzali dice che il portiere granata Castellini è stato tra i migliori in campo. Il 10 novembre 1974 c'è Cesena-Juventus. Vincono i bianconeri con gol di Causio a quattro minuti dalla fine. L'arbitro Menicucci è costretto a uscire dallo stadio scortato dalla polizia. Il radiocronista Piero Pasini viene riconosciuto dai tifosi e viene pesantemente contestato per il suo commento alla partita. La sua auto viene bloccata nel traffico, subito fuori i cancelli dello stadio, e circondata da alcuni scalmanati, che la prendono a calci, pugni e bastonate. I giornali riferiscono che non è la prima volta che Pasini viene coinvolto in episodi di teppismo da parte dei tifosi.
Il 13 novembre 1977 il Cagliari vince a Catanzaro e i tifosi lanciano aste di bandiere in tribuna stampa, soprattutto verso la postazione di Ezio Luzzi. Ed è sempre un 13 novembre, stavolta del 1989, quando Luzzi è costretto a lasciare Pisa scortato dalla polizia dopo una partita con il Torino. Nei confronti di Luzzi c'è un'antipatia storica da parte dei tifosi pisani, scontenti delle sue radiocronache. Il 15 giugno 1975 il radiocronista della sede Rai di Pescara, Mario Santarelli, viene aggredito da un tifoso locale per alcuni apprezzamenti espressi dal giornalista nel corso di Domenica Sport. Ma non soltanto tifosi si sono resi protagonisti di aggressioni fisiche o verbali ai radiocronisti. L'8 novembre 1959, al termine di Juventus-Fiorentina, il radiocronista della sede di Torino, Giorgio Martellini, entra negli spogliatoi dei viola per intervistare Gratton. Il massaggiatore Farabullini sta imprecando ad alta voce, quando Martellini lo invita a tacere per non disturbare la registrazione. Farabullini lo aggredisce con un pugno.
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mercoledì 8 dicembre 2010
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