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INTERVISTA A BRUNO GENTILI DOPO IL SUO ESORDIO COME VOCE TV DELLA NAZIONALE
Dopo l'esordio di Venerdì in tv, sentiamo cosa Bruno Gentili ha da raccontare al nostro valente Gabriele Majo che lo ha sentito in questa intervista esclusiva!
Prima parte
Seconda parte
“NON SONO NE’ RETORICO NE’ AMPOLLOSSO, MA ASCIUTTO E CONCRETO”
Bruno Gentili, intervistato da Gabriele Majo in esclusiva per Tutto il Calcio Blog dopo la prima telecronaca azzurra, afferma di non riconoscersi nella definizione che gli aveva riservato il critico Aldo Grasso sul Corriere; non cerca giustificazioni e si assume ogni responsabilità per il gol di Cassano “oscurato” dalla pubblicità, ma spiega le regole per la messa in onda degli spot; svela di avere ricevuto l’in bocca al lupo da Riccardo Cucchi e tra televisione e Radio continua a preferire quest’ultima, perché è più divertente, emozionante ed arricchisce il vocabolario…
E’ con noi un amico di Tutto il Calcio Blog, Bruno Gentili, ora voce della Nazionale maggiore per la televisione, dopo esserlo stato a lungo per la Radio.
Bruno, come è stato questo grande passo? Prima di te solo Carosio era passato dalla Radio alla tv…
“Sì, infatti: sono due mondi completamente differenti, due modi assolutamente diversi di raccontare la partita. La televisione ha tempi molto più larghi, ti puoi concedere delle pause anche nella individuazione dei giocatori, hai la fortuna di poter aspettare per poter dire chi è e chi non è, se non riesci ad individuarlo subito; la Radio, sappiamo, ha tempi stringati, tempi molto stretti. In televisione, forse, ci sono responsabilità maggiori, perché non sei soltanto tu a raccontare la partita, ma la vedono anche i telespettatori, per cui possono giudicare quello che dice il telecronista; in Radio hai più licenze, ma è più difficile. Dal mio punto di vista è molto più elettrizzante, trasmette molta più adrenalina il mondo radiofonico, la Radiocronaca è molto più appagante, per quanto riguarda il racconto, per quanto riguarda tanti aspetti della cronaca della partita. In televisione devi un po’ adattarti ai tempi televisivi e quindi io devo fare un po’ violenza contro me stesso, perché sarei portato a raccontare la partita come un fiume impetuoso, per le mie caratteristiche, invece devo rispettare un po’ i tempi, e mi devo concedere – ahimè – anche delle pause…”
Infatti mi sei parso un po’ frenato, lasciavi molto spazio all’opinionista al tuo fianco, che era Beppe Dossena…
“La seconda voce è importante in televisione perché si tratta di colui che dovrebbe commentare gli aspetti tecnici, di approfondimento e di dettaglio tecnico; è vero che il telecronista dovrebbe non proprio limitarsi a cercare di raccontare la partita, ma metterci anche un po’ del suo, però il commento dovrebbe essere sempre lasciato al secondo, alla spalla insomma, e così ho pensato di fare con Beppe Dossena che infatti, come rilevavi giustamente tu, ha avuto spazio a sufficienza per poter esprimere le sue opinioni.”
Nei commenti del giorno dopo qualche polemica per il famoso gol di Cassano che avete acciuffato alla fine solo con l’audio e non con il video, mi verrebbe da dire…
“Le polemiche e le critiche ci stanno tutte: abbiamo sbagliato, purtroppo sono cose che non dovrebbero succedere, ma è successo. Magari il telespettatore non sa che noi abbiamo degli obblighi pubblicitari molto rigorosi: noi ieri dovevamo trasmettere tre spot nell’arco di 90’, e se questi spot, queste pubblicità, non li mandavamo in onda, non noi, ma l’Azienda, sarebbe andata incontro a multe, a penali salatissime. E purtroppo gli spot si possono mandare in onda soltanto in caso di sostituzioni, in caso di infortuni gravi, cioè addirittura quando c’è il medico in campo, se non la barella: soltanto in queste due situazioni puoi mandare in onda gli spot. Ieri si è giocato per un’ora senza interruzioni, non c’erano state né sostituzioni, né infortuni, per fortuna, e la prima opportunità si è verificata quando è uscito Pepe per Quagliarella, proprio mentre Pirlo si apprestava a battere il calcio d’angolo. Dal coordinamento regia mi hanno chiamato lo spot, io lì, magari, avrei dovuto prendere un po’ di tempo e rimandare a mio rischio, sotto la mia responsabilità, la messa in onda dello spot. Siamo stati un po’ sfortunati perché Quagliarella è uscito in un baleno, Pirlo ha battuto immediatamente il calcio d’angolo, tant’è che anche la difesa avversaria si è mostrata molto impreparata e così Cassano ha potuto appoggiare in rete tranquillamente. Quindi una serie di circostanze che assolutamente non giustificano quello che abbiamo fatto: abbiamo sbagliato e ci dispiace molto. Dispiace soprattutto a me: sono amareggiato io, perché ho un gran rispetto per il telespettatore.”
Circostanza che è andata un po’ a macchiare il tuo esordio, anche se in realtà avevi già esordito qualche giorno prima al fianco di Marco Civoli: torneremo dopo su questo argomento, ma prima volevo chiederti se ti era mai successo in Radio qualcosa di analogo, cioè che la pubblicità la facesse da padrona facendo perdere un gol…
“Anche in Radio c’è la stessa formula: non a me personalmente, ma ad altri colleghi è capitato, ma in Radio si può mascherare molto più facilmente, perché puoi intervenire qualche secondo dopo, quando c’è ancora l’urlo della gente, dei tifosi, insomma si può mascherare con molta più facilità. Quando prima parlavo di licenze mi riferivo proprio a questo: sono queste le licenze che ti consente la Radio: puoi un po’ bleffare, puoi raccontare qualche bugia quando sei in difficoltà…”
Torniamo al tuo esordio assieme a Civoli: questa formula con due giornalisti “puri”, cioè non con un telecronista più un commentatore, pensi che possa avere un futuro o si è trattato solo di una formula per accompagnare la tua era?
“Più che altro è stata una formula per accompagnare il congedo di Marco Civoli, però è una formula che si potrebbe sperimentare. Una volta, infatti, prima dell’avvento del commentatore tecnico ex calciatore, si faceva appunto con un altro giornalista: anzi, alla Radio l’abbiamo fatta spesso con il doppio giornalista. E’ una formula che può funzionare se il secondo, la spalla, sa di calcio, è competente e riesce a corredarla con argomentazioni valide. E’ una formula assolutamente funzionante: si possono conciliare i due compiti, io sono assolutamente favorevole. Si potrebbe sperimentare in futuro, ma adesso vanno molto di moda gli ex calciatori e gli ex allenatori: quindi credo che difficilmente adesso un giornalista potrebbe trovare spazio in questo contesto.”
E proporre una telecronaca che somigli un po’ di più ad una radiocronaca, cioè che consenta di esprimerti liberamente, togliendo qualche freno inibitore che non so quanto volontariamente ti sei imposto?
“Non accontenti mai nessuno,perché sai benissimo che il 50% condividerà il tuo modo di fare la radiocronaca e l’altro 50% no… Secondo qualcuno dovremmo limitarci solo a citare il nome dei calciatori con un tipo di racconto molto asettico, altri, invece, vorrebbero una telecronaca molto più ricca, con i giudizi, con i commenti, con le previsioni; spiegare quello che è successo, perché un giocatore ha sbagliato… Quindi è difficile trovare la strada giusta: io cerco sempre un compromesso, io sono portato ad esprimere un giudizio, mi piace approfondire, non mi piace limitarmi soltanto alla citazione dei nomi, lo trovo un po’ arido. Una volta si usava così, tanti anni fa, ma adesso le cose sono cambiate e l’ascoltatore ed il telespettatore sono diventati molto più esigenti, e quindi bisognerebbe arricchire la telecronaca e la stessa radiocronaca.”
Dopo il tuo esordio al fianco di Civoli, sul Corriere della Sera Aldo Grasso aveva parlato di “ampollosità retorica” di Bruno Gentili: ti ci riconosci?
“No – sorride (nda) – ma il suo è un discorso un po’ complesso, nel senso che bisogna interpretare quelle parole: lui si riferiva alla ampollosità e alla retorica della Radio in genere; la Radio nasce ampollosa e retorica, la deve essere, perché per tenere incollato l’ascoltatore devi enfatizzare, devi caricare i toni e devi sfiorare anche la retorica, non in modo eccessivo, questi sono i segreti… Quindi il discorso di Aldo Grasso va un po’ esteso: non era proprio una critica forte, la sua, nei miei confronti. Comunque non mi ci riconosco, in ogni caso, perché mi ritengo un giornalista molto asciutto, molto concreto, quindi non sono assolutamente né ampolloso, né retorico, però è Aldo Grasso che lo scrive, quindi lasciamoglielo scrivere…”
Del resto è il principe dei critici e quindi va così…
“Così dicono…”
In quell’articolo si faceva riferimento, come spesso accade quando si parla di Rai o di Rai Sport, ad equilibri politici: invece, come è nata, veramente, la tua candidatura? Come mai sei diventato tu la Voce televisiva della Nazionale?
“Io sono sempre stato per fatti miei… E’ stato il direttore, tempo fa, prima dei Mondiali, avvertendo innanzitutto Macro Civoli, che di lì a poco sarebbe diventato, prima dei Mondiali, Capo Redattore a Milano e quindi non avrebbe più potuto rivestire questo ruolo; dopo è venuto da me chiedendomi semplicemente, se mi andava di tornare al microfono, per poter fare il telecronista della Nazionale, lasciando, ovviamente, la mia carica di Vice Direttore. Io ci ho pensato un po’ e gli ho detto di sì, ed eccomi qui. Tutto qui, non c’è nient’altro, è tutto molto semplice, chiaro e alla luce del sole…”
Hai dunque dovuto lasciare la carica di Vice Direttore…
“Per forza: sai, sono due ruoli un po’ inconciliabili…”
Prima Radiocronista e poi telecronista della Nazionale Italiana: al ritorno, al microfono, dopo qualche anno avrai trovato un ambiente diverso, ma, immagino, avrai ritrovato tanti volti conosciuti…
“Sai, io sono il giornalista più anziano al seguito della Nazionale, perché la seguo, ininterrottamente, dal 1982, non l’ho mai abbandonata, è un ambiente che conosco molto bene. E’ un ambiente difficile, soprattutto per i Commissari Tecnici che ci passano, perché la carta stampata, nei confronti dei Commissari Tecnici, è particolarmente agguerrita, forse perché la Nazionale è un po’ di tutti, rappresenta il sogno di tutti noi, e quindi la carta stampata è molto compatta e i Commissari Tecnici se la devono vedere con critiche spesso feroci e non è facile. Però devo dire che Prandelli sta interpretando molto bene il suo ruolo: fronteggia i giornalisti con grande disinvoltura, almeno per il momento: se poi le cose dovessero prendere un’altra piega, bah!, non so come si comporterà… Comunque mi sembra una bravissima persona che sa il fatto suo…”
E’ cambiata tutta la formazione della televisione italiana al seguito della Nazionale: come ti trovi con gli altri “giovani” che ti stanno affiancando in questa esperienza?
“Direi bene, è un’intesa che si sta cementando: sono molto giovani, devono crescere sul piano professionale, c’è ancora un po’ di timidezza, di paura, di timore, ma hanno grandi mezzi, sono assolutamente molto molto bravi, più che promettenti. Il futuro è sicuramente loro: sono dei ragazzi in gamba, molto svegli… Nessun problema: adesso si tratta di trovare un clima di armonia e di intesa per andare d’accordo e fare funzionare meglio le cose, ma, insomma, ci sono… Ci sono eccome…”
Il tuo compagno di cabina Riccardo Cucchi ti ha detto qualcosa?
“E’ stato molto carino perché mi ha fatto gli auguri prima che iniziassi la telecronaca: è venuto da me, mi ha stretto la mano, mi ha dato un sincero in bocca al lupo che ho apprezzato molto.”
Dovessi scegliere tra Radio e televisione?
“Radio”
Ancora adesso?
“E’ più nelle mie corde, anche adesso… Assolutamente sì. Poi, magari, in futuro… Mi piace anche la telecronaca, per carità, però è più appagante e più divertente la Radio, non c’è niente da fare. Per la fantasia della gente, e poi anche dal punto di vista letterario ti arricchisce molto di più, si moltiplicano i vocaboli, perché devi tenere sempre il vocabolo di scorta, perché 90’ tutti di un fiato non sono assolutamente facili, 90’ quando non sono 120’ o anche di più, in alcune circostanze. E’ molto più stimolante…”
Gabriele Majo
Bruno Gentili, intervistato da Gabriele Majo in esclusiva per Tutto il Calcio Blog dopo la prima telecronaca azzurra, afferma di non riconoscersi nella definizione che gli aveva riservato il critico Aldo Grasso sul Corriere; non cerca giustificazioni e si assume ogni responsabilità per il gol di Cassano “oscurato” dalla pubblicità, ma spiega le regole per la messa in onda degli spot; svela di avere ricevuto l’in bocca al lupo da Riccardo Cucchi e tra televisione e Radio continua a preferire quest’ultima, perché è più divertente, emozionante ed arricchisce il vocabolario…
E’ con noi un amico di Tutto il Calcio Blog, Bruno Gentili, ora voce della Nazionale maggiore per la televisione, dopo esserlo stato a lungo per la Radio.
Bruno, come è stato questo grande passo? Prima di te solo Carosio era passato dalla Radio alla tv…
“Sì, infatti: sono due mondi completamente differenti, due modi assolutamente diversi di raccontare la partita. La televisione ha tempi molto più larghi, ti puoi concedere delle pause anche nella individuazione dei giocatori, hai la fortuna di poter aspettare per poter dire chi è e chi non è, se non riesci ad individuarlo subito; la Radio, sappiamo, ha tempi stringati, tempi molto stretti. In televisione, forse, ci sono responsabilità maggiori, perché non sei soltanto tu a raccontare la partita, ma la vedono anche i telespettatori, per cui possono giudicare quello che dice il telecronista; in Radio hai più licenze, ma è più difficile. Dal mio punto di vista è molto più elettrizzante, trasmette molta più adrenalina il mondo radiofonico, la Radiocronaca è molto più appagante, per quanto riguarda il racconto, per quanto riguarda tanti aspetti della cronaca della partita. In televisione devi un po’ adattarti ai tempi televisivi e quindi io devo fare un po’ violenza contro me stesso, perché sarei portato a raccontare la partita come un fiume impetuoso, per le mie caratteristiche, invece devo rispettare un po’ i tempi, e mi devo concedere – ahimè – anche delle pause…”
Infatti mi sei parso un po’ frenato, lasciavi molto spazio all’opinionista al tuo fianco, che era Beppe Dossena…
“La seconda voce è importante in televisione perché si tratta di colui che dovrebbe commentare gli aspetti tecnici, di approfondimento e di dettaglio tecnico; è vero che il telecronista dovrebbe non proprio limitarsi a cercare di raccontare la partita, ma metterci anche un po’ del suo, però il commento dovrebbe essere sempre lasciato al secondo, alla spalla insomma, e così ho pensato di fare con Beppe Dossena che infatti, come rilevavi giustamente tu, ha avuto spazio a sufficienza per poter esprimere le sue opinioni.”
Nei commenti del giorno dopo qualche polemica per il famoso gol di Cassano che avete acciuffato alla fine solo con l’audio e non con il video, mi verrebbe da dire…
“Le polemiche e le critiche ci stanno tutte: abbiamo sbagliato, purtroppo sono cose che non dovrebbero succedere, ma è successo. Magari il telespettatore non sa che noi abbiamo degli obblighi pubblicitari molto rigorosi: noi ieri dovevamo trasmettere tre spot nell’arco di 90’, e se questi spot, queste pubblicità, non li mandavamo in onda, non noi, ma l’Azienda, sarebbe andata incontro a multe, a penali salatissime. E purtroppo gli spot si possono mandare in onda soltanto in caso di sostituzioni, in caso di infortuni gravi, cioè addirittura quando c’è il medico in campo, se non la barella: soltanto in queste due situazioni puoi mandare in onda gli spot. Ieri si è giocato per un’ora senza interruzioni, non c’erano state né sostituzioni, né infortuni, per fortuna, e la prima opportunità si è verificata quando è uscito Pepe per Quagliarella, proprio mentre Pirlo si apprestava a battere il calcio d’angolo. Dal coordinamento regia mi hanno chiamato lo spot, io lì, magari, avrei dovuto prendere un po’ di tempo e rimandare a mio rischio, sotto la mia responsabilità, la messa in onda dello spot. Siamo stati un po’ sfortunati perché Quagliarella è uscito in un baleno, Pirlo ha battuto immediatamente il calcio d’angolo, tant’è che anche la difesa avversaria si è mostrata molto impreparata e così Cassano ha potuto appoggiare in rete tranquillamente. Quindi una serie di circostanze che assolutamente non giustificano quello che abbiamo fatto: abbiamo sbagliato e ci dispiace molto. Dispiace soprattutto a me: sono amareggiato io, perché ho un gran rispetto per il telespettatore.”
Circostanza che è andata un po’ a macchiare il tuo esordio, anche se in realtà avevi già esordito qualche giorno prima al fianco di Marco Civoli: torneremo dopo su questo argomento, ma prima volevo chiederti se ti era mai successo in Radio qualcosa di analogo, cioè che la pubblicità la facesse da padrona facendo perdere un gol…
“Anche in Radio c’è la stessa formula: non a me personalmente, ma ad altri colleghi è capitato, ma in Radio si può mascherare molto più facilmente, perché puoi intervenire qualche secondo dopo, quando c’è ancora l’urlo della gente, dei tifosi, insomma si può mascherare con molta più facilità. Quando prima parlavo di licenze mi riferivo proprio a questo: sono queste le licenze che ti consente la Radio: puoi un po’ bleffare, puoi raccontare qualche bugia quando sei in difficoltà…”
Torniamo al tuo esordio assieme a Civoli: questa formula con due giornalisti “puri”, cioè non con un telecronista più un commentatore, pensi che possa avere un futuro o si è trattato solo di una formula per accompagnare la tua era?
“Più che altro è stata una formula per accompagnare il congedo di Marco Civoli, però è una formula che si potrebbe sperimentare. Una volta, infatti, prima dell’avvento del commentatore tecnico ex calciatore, si faceva appunto con un altro giornalista: anzi, alla Radio l’abbiamo fatta spesso con il doppio giornalista. E’ una formula che può funzionare se il secondo, la spalla, sa di calcio, è competente e riesce a corredarla con argomentazioni valide. E’ una formula assolutamente funzionante: si possono conciliare i due compiti, io sono assolutamente favorevole. Si potrebbe sperimentare in futuro, ma adesso vanno molto di moda gli ex calciatori e gli ex allenatori: quindi credo che difficilmente adesso un giornalista potrebbe trovare spazio in questo contesto.”
E proporre una telecronaca che somigli un po’ di più ad una radiocronaca, cioè che consenta di esprimerti liberamente, togliendo qualche freno inibitore che non so quanto volontariamente ti sei imposto?
Il nostro Gabriele Majo |
Dopo il tuo esordio al fianco di Civoli, sul Corriere della Sera Aldo Grasso aveva parlato di “ampollosità retorica” di Bruno Gentili: ti ci riconosci?
“No – sorride (nda) – ma il suo è un discorso un po’ complesso, nel senso che bisogna interpretare quelle parole: lui si riferiva alla ampollosità e alla retorica della Radio in genere; la Radio nasce ampollosa e retorica, la deve essere, perché per tenere incollato l’ascoltatore devi enfatizzare, devi caricare i toni e devi sfiorare anche la retorica, non in modo eccessivo, questi sono i segreti… Quindi il discorso di Aldo Grasso va un po’ esteso: non era proprio una critica forte, la sua, nei miei confronti. Comunque non mi ci riconosco, in ogni caso, perché mi ritengo un giornalista molto asciutto, molto concreto, quindi non sono assolutamente né ampolloso, né retorico, però è Aldo Grasso che lo scrive, quindi lasciamoglielo scrivere…”
Del resto è il principe dei critici e quindi va così…
“Così dicono…”
In quell’articolo si faceva riferimento, come spesso accade quando si parla di Rai o di Rai Sport, ad equilibri politici: invece, come è nata, veramente, la tua candidatura? Come mai sei diventato tu la Voce televisiva della Nazionale?
“Io sono sempre stato per fatti miei… E’ stato il direttore, tempo fa, prima dei Mondiali, avvertendo innanzitutto Macro Civoli, che di lì a poco sarebbe diventato, prima dei Mondiali, Capo Redattore a Milano e quindi non avrebbe più potuto rivestire questo ruolo; dopo è venuto da me chiedendomi semplicemente, se mi andava di tornare al microfono, per poter fare il telecronista della Nazionale, lasciando, ovviamente, la mia carica di Vice Direttore. Io ci ho pensato un po’ e gli ho detto di sì, ed eccomi qui. Tutto qui, non c’è nient’altro, è tutto molto semplice, chiaro e alla luce del sole…”
Hai dunque dovuto lasciare la carica di Vice Direttore…
“Per forza: sai, sono due ruoli un po’ inconciliabili…”
Prima Radiocronista e poi telecronista della Nazionale Italiana: al ritorno, al microfono, dopo qualche anno avrai trovato un ambiente diverso, ma, immagino, avrai ritrovato tanti volti conosciuti…
“Sai, io sono il giornalista più anziano al seguito della Nazionale, perché la seguo, ininterrottamente, dal 1982, non l’ho mai abbandonata, è un ambiente che conosco molto bene. E’ un ambiente difficile, soprattutto per i Commissari Tecnici che ci passano, perché la carta stampata, nei confronti dei Commissari Tecnici, è particolarmente agguerrita, forse perché la Nazionale è un po’ di tutti, rappresenta il sogno di tutti noi, e quindi la carta stampata è molto compatta e i Commissari Tecnici se la devono vedere con critiche spesso feroci e non è facile. Però devo dire che Prandelli sta interpretando molto bene il suo ruolo: fronteggia i giornalisti con grande disinvoltura, almeno per il momento: se poi le cose dovessero prendere un’altra piega, bah!, non so come si comporterà… Comunque mi sembra una bravissima persona che sa il fatto suo…”
E’ cambiata tutta la formazione della televisione italiana al seguito della Nazionale: come ti trovi con gli altri “giovani” che ti stanno affiancando in questa esperienza?
“Direi bene, è un’intesa che si sta cementando: sono molto giovani, devono crescere sul piano professionale, c’è ancora un po’ di timidezza, di paura, di timore, ma hanno grandi mezzi, sono assolutamente molto molto bravi, più che promettenti. Il futuro è sicuramente loro: sono dei ragazzi in gamba, molto svegli… Nessun problema: adesso si tratta di trovare un clima di armonia e di intesa per andare d’accordo e fare funzionare meglio le cose, ma, insomma, ci sono… Ci sono eccome…”
Il tuo compagno di cabina Riccardo Cucchi ti ha detto qualcosa?
“E’ stato molto carino perché mi ha fatto gli auguri prima che iniziassi la telecronaca: è venuto da me, mi ha stretto la mano, mi ha dato un sincero in bocca al lupo che ho apprezzato molto.”
Dovessi scegliere tra Radio e televisione?
“Radio”
Ancora adesso?
“E’ più nelle mie corde, anche adesso… Assolutamente sì. Poi, magari, in futuro… Mi piace anche la telecronaca, per carità, però è più appagante e più divertente la Radio, non c’è niente da fare. Per la fantasia della gente, e poi anche dal punto di vista letterario ti arricchisce molto di più, si moltiplicano i vocaboli, perché devi tenere sempre il vocabolo di scorta, perché 90’ tutti di un fiato non sono assolutamente facili, 90’ quando non sono 120’ o anche di più, in alcune circostanze. E’ molto più stimolante…”
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