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mercoledì 2 giugno 2010
10:01

Rassegna Stampa: il Riformista del 31 Maggio

A conclusione di una stagione per noi esaltante,è arrivata una piccola sorpresa.
Siamo stati citati sul "Riformista" di Lunedì 31 Maggio all'interno di un articolo-intervista al "number 10" Repice.
Non possiamo che evidenziare la nostra soddisfazione. Ecco l'articolo e lo stralcio di giornale.

Da Youtube alla Bombonera, risorge il calcio della radiolina
di Stefano Ciavatta
Rimessa laterale in favore del Chelsea dice il direttore di gara perché l’ultimo a toccare sarebbe stato Militto, rimessa con le mani già effettuata,sbaglia però Lampard ecco nuovamente Milito nella trequarticampo dei Blues poi Sneider in profondità per Eto’o, la posizione regolare, Eto’oooo, Eto’oooo uno a zero Inter! Samuel Eto’o! Uno a zero Inter! Siamo giunti al 34esimo nel corso del secondo tempo, ha segnato l’Inter, ha segnato Samuel Eto’o, il lancio in profondità, il camerunense, il mamba non ha perdonato, è partito il collo
interno destro rasoterra all’altezza del secondo palo, nulla da fare per il portiere Turnbull, l’Inter è passata in vantaggio e ha messo un mattone pesantissimo sulla qualificazione…».

La radiocronaca per Radio1 di Francesco Repice è andata in onda il 16 marzo scorso, la sera del ritorno degli ottavi di finale di Champions. Rivive su Youtube, l’archivio audiovisivo di internet, un calderone anarchico, generoso, dispersivo, ma con molti canali ben organizzati, tra cui quelli degli aficionados di Tutto il calcio minuto per minuto (tuttoilcalcioblog, minutoxminuto2). La radiocronaca di Repice va in onda senza essere legata alle immagini della partita. Solo l’audio, e sono in molti a cliccare e commentare.
Non solo Inter, ci sono anche altre squadre raccontate da Repice, come per esempio il Palermo di Delio Rossi che quest’anno ha sfiorato la Champions, con lo spettacolare gol di Fabrizio Miccoli a Torino contro la sempre più decadente Juve «con un esterrefatto Manninger». Così come Giovanni Scaramuzzino racconta
la Lazio contro il Villareal in Europa League con una tesissima rimonta guidata da Tommaso Rocchi all’Olimpico, o Riccardo Cucchi a cui tocca narrare la delusione viola di una notte di Champions, quando la Fiorentina, dopo l’ exploit del primo posto nel suo girone, viene beffata da Robben contro il
Bayern Monaco proprio al Franchi.

Partite diverse ma stesse modalità per gli utenti della rete, ci si affaccia in rete per rivivere al buio le emozioni, quelle che portano la voce ufficiale della Rai (la squadra di Radio1 capitanata da Riccardo Cucchi, comprende tra gli altri Filippo Corsini, Emanuele Dotto, Carlo Verna, Giuseppe Bisantis,
Tonino Raffa, Ugo Russo, Antonio Monaco, Enzo Del Vecchio, Tarcisio Mazzeo, Maria Gianniti). Per tutti i media, e la radio è il più antico, la forte concorrenza è una realtà quotidiana e stratificata da tempo. Per il calcio raccontato ci sono state prima le tv commerciali con Sandro Piccinini e Bruno
Longhi, poi le pay tv con Fabio Caressa di Sky celebrato dodicesimo in campo con la Nazionale mondiale, e in parallelo le tv e le radio locali, dove da anni furoreggiano gli Zampa, i De Angelis, gli Alvino, gli Scarpini e i Recalcati.
Sono quest’ultime le voci faziose, di parte, quelle dei tifosi, da cui più che la sentenza oggettiva ci si aspetta lo sberleffo, l’urlo sgrammaticato, una celebrazione che sa sempre di vendetta. Ma la voce Rai ha dalla sua il fascino della familiare autorevolezza della dizione del cronista che scandisce il successo atteso da anni dal tifoso, quel linguaggio istituzionale che pure spesso ha defraudato il tifoso stesso, nei rovesci e nelle sconfitte non potendo tenere conto dei se e dei ma, dei rimpianti e della boria.

La radio si riprende una rivincita sulla rete? A rispondere al Riformista, è lo stesso Repice in ritiro con la Nazionale. «Se faccio un paio di conti, non tutti hanno un abbonamento tv, in qualche modo si deve rivolgere ad altro mezzo, e la radio è sempre lì. Internet manda in onda delle radiocronache che non a caso sono studiate per competere con la tv. Gli ascolti ci hanno premiato ed è inutile negare che una parte di questo risutalto lo abbiamo ottenuto come redazione sportiva. Noi siamo la sorella cieca della tv, in tv si deve
commentare perché ovviamente la gente vede la televisione. A noi spetta invece raccontare ogni movimento della palla da qualunque piede parta a qualunque piede arrivi, da porta a porta».

Ritorna in auge il calcio alla radiolina, quello degli «Scusa Ameri» e delle interruzioni, del «Clamoroso al Cibali» e che ora trova nuovi tormentoni.
«Paradossalmente – continua Repice – il Sudamerica ci ha insegnato molto. Alejandro Fantino, il radiocronista della Bombonera, il tempio del Boca Juniors, racconta la partita dentro una stanza enorme con tre persone che parlano intorno, mentre di continuo entrano camerieri che portano salsicce, gelati, birre e tutto questo accade alla radio mentre va in onda la partita. Anche noi per competere dobbiamo attrarre l’ascoltatore, mettere un’efasi particolare, e non mandare mai oltre. Significa non inventarsi nulla, la radio
ti costringe a raccontare solo quello che accade in campo. All’ascoltatore radiofonico, frega poco di tutto il resto, è il vero appassionato di calcio, si può dire che è malato, apprezza il piatto sul secondo palo, lo stop a seguire, l’uno contro uno, la superiorità numerica, inoltre è un tecnico del calcio, è concentratissimo sul campo».

Senza mai fare errori? La Gialappa’s ha costruito una carriera anche con le vostre gaffe. «Potrei raccontarti cosa succede quando tu arrivi a Donetsk in Ucraina, a raccontare la Lazio contro lo Shakhtyar, è la Lazio scudettata dei Claudio Lopez, Nedved e Inzaghi, ma ti trovi a due ore dalla partita in una stanzetta con due fili scoperti che escono dal muro e nessuno che parli inglese. Poi succedono dei miracoli: arriva un angelo russo che parla italiano e mette in piedi un accrocco che manda tutto in onda, come se nulla fosse successo. Ci sono anche quelle volte che decidi di partire con la macchina e sei in anticipo di 4 ore e non sai quando e se arriverai perché c’è il classico incidente che blocca tutto. Un errore madornale prima della partita? I frutti
di mare, micidiale e non ti puoi mica alzare. E poi le classiche gaffes, proprio l’ultima con Inter – Bayern, volevo raccontare il gol di Milito tra la milonga e il tango e mi è uscito milingo».

Cosa è cambiato per voi dai tempi di Ameri e Ciotti? «È cambiato che loro non avevano concorrenza. il calcio era un’altra cosa. Nella migliore dell’ipotesi, due tempi, poi il collegamento con Bortoluzzi nell’intervallo. Quelli sono altri pianeti, metto dentro anche Claudio Ferretti. Tempo fa ho riascoltato un
derby, dove Ciotti raccontava la sostituzione di Selvaggi contro la Juventus. Cinquanta secondi di pura poesia per una normale sostituzione. Sandro ed Enrico inarrivabili. Sandro per la conoscenza tecnica, Enrico per il ritmo».

Repice ha confessato di essere tifoso della Roma. Nonostante questo, i commenti su Youtube sono sempre di entusiasmo. «Non mi sono mai fidato di colleghi che dicono di essere tifosi dell’Arsenal o della Sanpierdanese. Se all’ appassionato gli racconti il calcio, il tifoso non può insultarti. Alla fine di Roma – Inter mi sono reso conto che avevo esaltato le due squadre, a prescindere dal risultato». Le partite più intense di quest’anno? «Roma – Inter sicuramente come bellezza, però come pathos Fiorentina – Inter. La finale di
Champions no, era scontata. Invece la rimonta contro la Dinamo Kiev con Milito e Sneider è stata eccezionale, perché l’Inter a dieci minuti dalla fine era fuori». Come siamo visti all’estero? «I tifosi delle squadre inglesi, francesi e spagnoli temono sempre le squadre italiane. È un timore soprattutto
tecnico».

Se ne è andato Mourinho, cosa perde il racconto del calcio? «Perdiamo molto noi che dobbiamo scrivere e raccontare. Il calcio in sé non credo perda tanto. Come Eriksson, da noi definito «lo svedese napoletano», Mou è stato molto furbo, soprattutto se hai quella rosa a disposizione, se convinci Cambiasso a
fare il difensore… In questo senso ci mancherà. Mou è forte dal punto di vista motivazionale, meno tatticamente. Ma qualcosa di nuovo c’è sempre in giro: Spalletti, Allegri, Giampaolo. Adesso le squadre africane con allenatori europei ci insegneranno sicuramente qualcosa». Cassano? «Di giocatori che non
hanno avuto il successo che potevano avere ne conosco pochi perché alla fine quello che è forte esce fuori. Oltre alla testa servono i piedi, non ci sono alibi. Uno come Montolivo è diventato forte dopo la cura Prandelli, ma più che senza testa, non era semplicemente completo. Cassano ha deciso da solo il suo
futuro, col presente.La tessera del tifoso? «O non l’abbiamo capita bene, o non ce l’hanno
spiegata. Aspetto che mi si dicano cose più precise».

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