Un passo nella storia - Episodio 11

Questa puntata potrebbe essere intitolata: che cosa non si fa per "Tutto il calcio minuto per minuto". Lo testimonia un articolo uscito sulla Gazzetta dello Sport del 7 gennaio 1990, in occasione dei 30 anni della trasmissione. E' di Gabriella Mancini e racconta di come la trasmissione sia ascoltatissima anche all'estero.

Arriva persino in Australia: Franco Nero aspettava i gol della Roma in piena notte

"Il signor Robinson" è un film trasmesso mercoledì sera su Italia 1. Paolo Villaggio, naufrago solitario, perde in mare la radiolina: l'unico bene rimasto, l'unico contatto col mondo. Vaga per la spiaggia inebetito e affranto farfuglia: "Ho perduto la radio. Scusa Ameri, scusa Ameri - ripete con nostalgia - sono Ciotti dall'Olimpico...". Dal film alla realtà. Franco Nero racconta: "Ero in Jugoslavia, dove stavo girando "Il falcone". L'unica possibilità per ascoltare la radio era arrivare sul cucuzzolo di un monte che distava 30 chilometri, un'ora e mezzo circa di macchina. Pioveva a dirotto, ma riuscimmo, noi cinque romanisti sfegatati, a sintonizzarci al riparo di un piccolo rifugio. La radio era minuscola e ad ogni movimento occorreva risintonizzarsi. Avevamo portato qualche panino: per arrivare in tempo avevamo addirittura saltato il pranzo. La Roma, però, quella domenica vinse a San Siro contro l'Inter e questo ci ripagò di tutti i sacrifici". "Anche quest'anno, in Australia - continua Nero - nei giorni di ripresa del film "Il magistrato", ogni domenica rinunciavamo alle nostre brave ore di sonno. "Tutto il calcio", infatti, per via del fuso orario andava in onda alle 2 di notte, e la sveglia per le riprese era al mattino presto".
Nino Castelnuovo confessa: "Il ritmo della trasmissione e il succedersi di colpi di scena a catena rende quasi insopportabile seguire questa trasmissione per un tifoso acceso ed emozionabile come me. Però la sento lo stesso". Vittorio Citterich racconta un'esperienza esotica: "Non perdo mai una puntata di "Tutto il calcio". Eravamo in Cina, era il 1979 o il 1980, al seguito della delegazione del Consiglio d'Europa. Era la prima volta che si otteneva il visto, noi della Rai, dopo il film d'inchiesta di Antonioni non gradito alle autorità. Fummo accolti benissimo e si prodigarono per soddisfare le nostre richieste. La domenica sera eravamo in giro: con l'aiuto dell'interprete chiedemmo informazioni ai nostri colleghi orientali sui risultati del campionato italiano. Con nostra grande sorpresa ci fecero ascoltare, negli studi della tv locale, "Tutto il calcio" e seppi della mia cara Fiorentina".
"Ricordo - racconta il regista Ugo Gregoretti - la trasmissione della giornata in cui il Napoli vinse matematicamente lo scudetto. Ero direttore del Teatro Stabile di Torino. Io di solito così compassato, appena finita la trasmissione comprai uno di quei bandieroni del Napoli col ciuccio, il Vesuvio, lo scudetto, una cosa "orrenda", così, per provocazione, e suscitai una sequenza di espressioni esterrefatte in chi mi conosceva: "Ma signor Gregoretti... lei?" mi chiedevano con gli occhi sgranati". "E' una trasmissione - confessa Giovanni Minoli, giornalista Rai - che mi ha reso pazzo di gioia. Due esempi: il giorno in cui l'interista Sarti a Mantova si fece scappare il pallone (e il campionato 1967) sotto le gambe, e l'ultima domenica del campionato 1972-73, quello della disfatta milanista a Verona. Due trasmissioni da incorniciare per noi tifosi juventini".
Gabriella Mancini