Abituati da anni alla raucedine di Ciotti, ai puntuali interventi di Ameri e Ferretti e alle affabil sintesi di De Luca, il 29 maggio i milioni di ascoltatori di Tutto il calcio minuto per minuto sono trasaliti. Un suono nuovo, insolito, si era inserito nella maschilissima armonia della più popolare trasmissione sportiva, appuntamento d’obbligo per gli appassionati del pallone e per gli aspiranti milionari del totocalcio. Quella domenica pomeriggio a raccontare alcune avvincenti azioni della partita Centese-Ancona era la voce di una donna. Crollava così l’ultimo santuario maschile del giornalismo e si concludeva l’operazione di "femminilizzazione" dello sport radiotelevisivo inaugurata da Maria Teresa Ruta . Un’operazione lenta e piena di ostacoli: la bionda conduttrice della Domenica sportiva negli ambienti della Rai era stata considerata, agli inizi, addirittura un’imposizione della Ip, sponsor del concorso “Squadra del cuore”; né agevoli erano stati gli esordi dell’ancor piccola pattuglia di donne che da qualche anno appare sul piccolo schermo o si fa sentire attraverso la radio nelle rubriche sportive. Era rimasto inviolato da questa ventata femminile soltanto Tutto il calcio minuto per minuto, autentico baluardo dei cronisti di calcio. Ad espugnarlo, con voce ferma e squillante, ci ha pensato Nicoletta Grifoni, 29 anni, Acquario, nativa di Ancona, molto carina, una gran dose di simpatia che sembra sprizzarle da tutti i pori, divoratrice di libri.
La nuova collega di Ameri e Ciotti così ricorda il giorno del suo esordio da radiocronista, la sua “prima volta”. “Avevo una fifa da matti. Una decina di giorni prima mi avevano chiesto se me la sentivo di partecipare alla trasmissione. Avevo accettato immediatamente, ma da allora era come se avessi perso la pace. Non dormivo più, pensando a quell’appuntamento che di minuto in minuto mi sembrava più grande delle mie forze: raccontare a milioni di italiani una partita in diretta. Il sabato sera, poi, alla vigilia della partita che avrei dovuto commentare, avevo raggiunto il massimo dell’infelicità. Sarei stata capace? E se fosse andata male? Ho pianto per mezz’ora, disperata. Il giorno dopo, superati gli ultimi batticuore, infilata la cuffia, sono andata in onda ed è cominciata la mia avventura di radiocronista a Tutto il calcio minuto per minuto”. Pubblicista dal 1981, “figlia d’arte” (suo padre è stato caporedattore della sede Rai di Ancona) Nicoletta Grifoni è entrata in Rai il 14 gennaio scorso. Fare del giornalismo sportivo è una scelta maturata nel tempo. Racconta: “Sono cresciuta con un fratello, Riccardo, che ha quattro anni più di me, appassionatissimo di sport e non solo di calcio. Dietro casa nostra c’era una specie di campo dove si riunivano i ragazzi del quartiere. Io giocavo nella squadra di mio fratello, in porta. Come me la cavavo? Facevo delle parate strepitose, ovviamente. Non era questa l’unica disciplina che praticavo. Amavo moltissimo la pallavolo ed ho fatto da alzatrice nelle squadre giovanili della Yoghi Ancona, che oggi milita in A1. Il mio allenatore sostiene che eccellevo in tutti i movimenti e gli indirizzi fondamentali, ma che in uno ero eccezionale: la chiacchiera. Insomma quando c’era allenamento non stavo zitta un attimo e quindi, secondo lui, non potevo fare altro che questo mestiere”.
Il suo ingresso nel mondo dell’informazione risale al 1975, in una radio privata, la più importante del grande centro sull’Adriatico. Ricorda Nicoletta: “Avevo appena sedici anni e cominciai a lavorare ai microfoni di Radio Arancia. La mattina frequentavo il liceo, il pomeriggio lo passavo alla radio, la sera studiavo. Mi occupavo di musica. Poi l’emittente cominciò a darsi strutture redazionali più precise, da testata giornalistica, e a mandare in onda i primi giornali radio. Cominciai ad occuparmi di politica, di cronaca, di sport: un po’ di tutto, finché si rese libero il posto di responsabile del settore sportivo. Era la prima grande occasione per interessarmi ed esser protagonista di quella che rappresentava la mia autentica passione. Da ragazzina avevo sempre sognato di essere una giornalista sportiva, struggendomi alle grandi giocate del mio idolo di allora: Gigi Riva, il grande bomber che ha regalato lo scudetto al Cagliari e alla Sardegna. Gli scrissi persino una lettera, chiedendogli una foto. Mi è arrivata solo due anni fa. Non è stato semplice render realtà il mio sogno. Per sette anni di fila ho lavorato dalle otto del mattino fino a sera tarda, ho vissuto di tramezzini: una vita di grandi sacrifici. Non è un mestiere semplice quello del giornalista sportivo. Soprattutto per una donna”.
Già, quali difficoltà deve superare una donna che si occupa di sport? Non poche, stando al racconto di Nicoletta Grifoni. “Fortunatamente i costumi stanno cambiando, ed in meglio. Ma agli inizi, quando arrivavo su un campo di pallone o di pallavolo per seguire una partita, mi guardavano con aria stranita. “Ma come, una donna?”, sembravano chiedersi. Prima di darti credibilità, dovevano metterti alla prova. Se c’è qualcosa che mi spaventa, ora, di questa improvvisa popolarità intorno alla mia persona, è proprio la persistenza di questo meccanismo mentale. Tutti son pronti a passare su di un errore di un collega uomo, ma che cosa succederà se a sbagliare, come è sempre possibile, sarà proprio l’unica voce femminile che via radio racconta la partita della domenica? Per la verità, l’accoglienza che ho avuto dai miei colleghi a Tutto il calcio minuto per minuto, dalle "voci storiche", è stata delle migliori. Mi trattano con affetto, mi riempiono di consigli. E un buon segno. Lo sport è un grande momento di civiltà ed è giusto che le donne lo vivano da protagoniste. Le mie ambizioni? Solo quella di poter fare bene il mio lavoro. Non amo la competitività sfrenata ed esasperata che spesso anima i nostri ambienti di lavoro. Una bella partita di calcio mi emoziona ed il cuore mi batte forte davvero: ecco, il massimo della felicità è fare le cose che mi piacciono. Il segreto di un buon radiocronista? Una grande preparazione, molta attenzione, capacità di sintesi e velocità; ma soprattutto saper trasmettere emozioni agli ascoltatori”.
Sport e violenza, un binomio che spesso ricorre tristemente nella cronaca dei nostri giorni. E un’esperienza che Nicoletta Grifoni ha vissuto da vicino. “Ho seguito la triste vicenda di Nazareno Filippini, il giovane tifoso ascolano picchiato a morte al termine della prima partita di campionato. L’ho visto combattere con la morte, tra la disperazione dei suoi genitori. Una cosa assurda: avrei fatto qualsiasi cosa perché nulla gli fosse successo. Dopo la sua morte ho scritto una lettera a sua madre. Le chiedevo scusa per averla tormentata. Mi ha risposto di aver capito, che facevo solo il mio mestiere. Poi mi ha pregato di ricordare, ogni volta che sono su di un campo di gioco, che lì fra gli spettatori potrebbe esserci suo figlio. Mi ha chiesto di battermi contro quel gesto stupido che è la violenza. Per me è una promessa”.
Silvestro Montanaro
1 commenti:
Doriana Laraia, è stata la prima donna a "90° minuto" a raccontare una partita, era il 20 aprile 1980, la partita era Matera-Lecce di Serie B.
Alessandro
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