Cari lettori, nella nostra marcia di avvicinamento ai mondiali in Sud Africa, siamo giunti ai mondiali del 1970 che si svolsero in Messico dal 31 Maggio al 21 Giugno. La nona edizione fu l'ultima a chiamarsi con il nome di "Coppa del Mondo Jules Rimet", infatti fu vinta dal Brasile per la terza volta che se l'aggiudicò definitivamente. Dall'edizione del 1974 essa prese il nome di "Coppa del Mondo FIFA".
Le partecipanti: Belgio, Brasile, Bulgaria, Cecoslovacchia, El Salvador, Germania Ovest, Inghilterra, Israele, Italia, Marocco, Messico, Perù, Romania, Svezia, Urss, Uruguay.
Il torneo presenteva alcune singolarità: innanzitutto per la prima volta vi erano presenti tutte le squadre che avessero vinto almeno una volta il campionato del mondo. Anzi, ben tre su cinque delle Nazionali fino ad allora campioni (Brasile, Italia ed Uruguay) avevano già vinto la Coppa Rimet per ben due volte. Ad esse si aggiungeva l'Inghilterra, campione uscente, che aveva vinto quattro anni prima la manifestazione ai danni della Germania Ovest ( campione nel 1954 in Svizzera). Comunque sia, la bizzarrìa del caso volle che in semifinale arrivassero proprio tutte e tre le squadre bicampioni del mondo, per cui vi era un'alta probabilità che la Coppa Rimet avrebbe trovato un padrone definitivo proprio a Mexico '70, essendo tale coppa appannaggio della nazionale che la vincesse per tre volte anche non consecutive. Una seconda novità fu l'introduzione dei cartellini colorati per segnalare le ammonizioni ed espulsioni.
Quell'edizione del campionato del mondo non si distinse per particolari novità tattiche, essendo come al solito il confronto tra quattro scuole la cui tradizione si era cristallizzata nel tempo: quella sudamericana di tipo più difensivistico, incarnata dall'Uruguay, quella brasiliana, ritmo, fantasia e tecnica, che vedeva in Pelè forse il migliore interprete del football moderno, per visione di gioco, tecnica individuale ed eleganza del gesto; quella europea, nella versione più atletica impersonata dagli inglesi, campioni uscenti, e dai tedeschi, che ancora non avevano digerito la sconfitta del 1966 a Wembley, e quella più tattica del gioco all'italiana, che si basava su una difesa attentissima e veloci contropiede, ancora non ribattezzati "ripartenze" dagli inventori del calcio d'oggi. Outsider di lusso l'Urss che già si era ben comportata all'ultimo mondiale e ben figurava nelle manifestazioni continentali (aveva già vinto un titolo di Campione d'Europa) ed era stata eliminata dall'Italia in semifinale all' Europeo del 1968 solo per sorteggio), ma vi erano pochi dubbi sul fatto che a disputarsi il titolo sarebbero state, alla fine, le "solite note".
In particolare l'Italia guardava a tale edizione del campionato del mondo con rinnovate speranze, dal momento che mai nel dopoguerra aveva passato il primo turno di qualificazione. A dar fiducia alle speranze azzurre v'era la recente conquista del campionato europeo del 1968, e una generazione di giovani calciatori che già si stavano facendo onore in campo continentale e mondiale anche con i loro club: su tutti Gianni Rivera, Campione d'Europa e del Mondo con il Milan nel 1969 e Pallone d'oro in carica, ma anche Sandro Mazzola, Campione d'Europa due volte con l'Inter ed altrettante volte vincitore della Coppa Intercontinentale, e soprattutto il citato Gigi Riva, cannoniere principe del campionato italiano che da solo con i suoi goal aveva trascinato il Cagliari all'incredibile impresa di vincere lo scudetto nella stagione 1969-70. A corredare il tutto, un pacchetto difensivo di provata affidabilità (Burgnich, Facchetti, Rosato, che sostituitì Niccolai, Cera e le riserve Poletti e Furino) un'ala destra dai grandi polmoni, Angelo Domenghini, e alcuni centrocampisti di sicura classe. La porta era ben difesa, perché alle spalle del titolare Albertosi, si trovavano Dino Zoff e Lido Vieri, il quale, da buon terzo, con nessuna speranza di giocare, trovò addirittura il tempo di fidanzarsi con la figlia del vicepresidente messicano e vedere le partite dalla tribuna d'onore.
Poche sorprese nella prima fase, nella quale tutte le squadre rispettarono più o meno il pronostico. L'Italia, capitata con Uruguay, Svezia e Israele, in un girone sorteggiato quando ancora non esistevano le cosiddette "teste di serie", passò il turno con il minimo sforzo, avendo regolato la Svezia con una "ciabattata" di Domenghini nella partita inaugurale degli azzurri e poi pareggiando per 0-0 sia con l'Uruguay che con Israele. Alla fine il girone italiano si sarebbe dimostrato quello di ferro, avendo espresso due semifinaliste su quattro. Soliti fuochi d'artificio per il Brasile, otto goal nel suo gruppo, mentre Germania, Inghilterra e URSS avrebbero svolto il loro compito passando il turno diligentemente ma senza incantare.
Nella norma anche i quarti di finale: la Germania Ovest si prese la rivincita per 3-2 sugli inglesi e ribaltò ai supplementari lo 0-2 col quale i campioni uscenti conducevano fino a circa venti minuti dalla fine; il Brasile, dopo aver faticato un po' contro il Perù impose la sua classe superiore alla lunga e si impose per 4-2; l'URSS fece dannare l'anima all'Uruguay che dovette aspettare fino alla fine del primo supplementare per segnare e passare alla semifinale; infine l'Italia pescò la squadra di casa, e andò a Toluca per conquistare la semifinale con un perentorio 4-1 davanti alla platea messicana che non sapeva se essere incredula per l'eliminazione o contenta per essere arrivata quantomeno ai quarti.
Ma furono le semifinali a costituire il vero clou della manifestazione, anzi, addirittura Italia-Germania Ovest 4-3 allo stadio "Azteca" di Città del Messico è ancora oggi considerata come la partita del secolo e rimane tuttora sicuramente uno dei più alti momenti di trance agonistica e fonte di forti emozioni per gli spettatori, ma sul piano tecnico e tattico è ancora considerata "una delle più grandi scelleratezze mai perpetrate su un campo di calcio in occasione di una partita di alto livello al campionato del mondo." (Gianni Brera)
L'altra semifinale, Brasile – Uruguay, procedette senza scossoni verso il suo naturale epilogo: il Brasile vinse e, grazie al fatto che l'Italia la appaiava per numero di mondiali vinti, la Coppa Rimet sarebbe stata definitivamente assegnata il 21 giugno 1970 alla vincente della finale. L'antipasto fu la finalina per il terzo posto, che vide la Germania Ovest ampiamente rimaneggiata vincente per 1 a 0 contro l'Uruguay che aveva ormai visto sfumare il sogno di far sua la coppa per sempre.
Gli azzurri non partivano certo come favoriti: la stanchezza accumulata nella semifinale è tanta e la stessa tifoseria è ostile all'Italia. L'avversario poi è quella che è considerata la più forte squadra di tutti i tempi: il Brasile di Pelè. Nel primo tempo, al goal iniziale di Pelé l'Italia rispose stringendo i denti e trovando il pareggio al trentasettesimo con Boninsegna che, sfruttando le indecisioni della difesa carioca e affrontando in modo anche troppo perentorio gli avversari diretti, rimise in gioco le sorti dell'incontro.
Il secondo tempo, però, premiò i brasiliani; l'altitudine e la stanchezza accumulata bloccarono gli azzurri, incapaci di reagire alle veementi iniziative dei sudamericani che passarono per altre tre volte con Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto. L'ingresso in campo di Rivera a tempo quasi scaduto (i sei minuti di Rivera) servì solo a riaccendere le polemiche, e non certamente a riequilibrare una gara ormai dominata dai carioca. Il 4-1 finale, se da una parte mortificò l'Italia, brillante protagonista del mondiale, dall'altra sancì in modo inequivocabile la superiorità di quel Brasile ancor oggi ritenuto fra le migliori formazioni della storia del calcio.
Ecco tutti i risultati della fase a gruppi:
Gruppo 1: Messico-Urss 0-0, Belgio-El Salvador 3-0, Urss-Belgio 4-1, Messico-El Salvador 4-0, Urss-El Salvador 2-0, Messico-Belgio 1-0. Classifica: Urss* e Messico* 5; Belgio 2; El Salvador 0. (*qualificate ai quarti)
Gruppo 2: Uruguay-Israele 2-0, Italia-Svezia 1-0, Uruguay-Italia 0-0, Israele-Svezia 1-1, Svezia-Uruguay 1-0, Italia-Israele 0-0. Classifica: Italia* 4; Uruguay* e Svezia 3; Israele 2. (Uruguay si qualifica per la differenza reti) (*qualificate ai quarti)
Gruppo 3: Inghilterra-Romania 1-0, Brasile-Cecoslovacchia 4-1, Romania-Cecoslovacchia 2-1, Brasile-Inghilterra 1-0, Brasile-Romania 3-2, Inghilterra-Cecoslovacchia 1-0. Classifica: Brasile* 6; Inghilterra* 4; Romania 2; Cecoslovacchia 0. (*qualificate ai quarti)
Gruppo 4: Perù-Bulgaria 3-2, Germania Ovest-Marocco 2-1, Perù-Marocco 3-0, Germania Ovest-Bulgaria 5-2, Germania Ovest-Perù 3-1, Marocco-Bulgaria 1-1. Classifica: Germania Ovest* 6; Perù* 4; Bulgaria e Marocco 1. (*qualificate ai quarti)
Quarti di finale: Germania Ovest-Inghilterra 3-2 d.t.s., Brasile-Perù 4-2, Italia-Messico 4-1, Uruguay-Urss 1-0 d.t.s.
Semifinali: Brasile-Uruguay 3-1, Italia-Germania Ovest 4-3 d.t.s.
Finale 3° posto: Germania Ovest-Uruguay 1-0
Finale 1° posto: Brasile-Italia 4-1. Marcatori: 18° Pelè, 37° Boninsegna, 66° Gerson, 71° Jairzinho, 86° Carlos Alberto.
Ecco la rosa del Brasile, Campione del Mondo per la terza volta: Felix, Brito, Piazza, Carlos Alberto, ClodoAldo, Jairzinho, Gerson, Tostao, Pelè, Rivelino, Everardo. A disposizione: Ado, Leao, Marco Antonio, Roberto, Baldochi, Fontana, Joel Camargo, Paulo Cesar, Edu, Dario Santos, Ze Maria. Allenatore: Mario Zagallo
Capocannoniere: Gerd Muller (Germania Ovest) con 10 reti.
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