L'Inter capolista attende la Lazio a San Siro, il Milan va a Bergamo a giocarsela con l'Atalanta, la Juventus al Tardini di Parma, la Roma in posticipo all'Olimpico contro il Cagliari. Queste erano le premesse della Domenica dell'11 di Novembre del 2007, una settimana dopo il primo Derby d'Italia tra bianconeri e nerazzurri dopo Calciopoli, una partita e una rivalità ai massimi storici come tensione. E' una tensione agonistica che in quella Domenica speravamo di protrarre e goderci ma, inevitabilmente svanirà per tramutarsi in cronaca nera, nerissima. Purtroppo, non per la prima volta. Purtroppo, non per l'ultima volta. In un autogrill di Arezzo, perde la vita Gabriele Sandri, per gli amici "Gabbo", tifoso della Lazio in viaggio per andare al Meazza al seguito dei suoi beniamini biancocelesti. Una morte che fece esplodere una rabbia ultrà trasformatasi in guerriglia civile a Milano, Bergamo e poi Roma nella serata. Un colpo di pistola, un processo, una cronaca nera che proprio in questi giorni torna in primo piano, in occasione delle sentenze nei confronti di Luigi Spaccarotella.
Noi ricordiamo quel pomeriggio d'angoscia, di tristezza. Così Alfredo Provenzali apriva quella puntata di "Tutto il calcio minuto per minuto". Il destino infame ci portò via, proprio in quella settimana, quel padrone del microfono che prendeva il nome e il cognome di Roberto Bortoluzzi.
#TICBemozioni
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mercoledì 15 luglio 2009
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1 commenti:
Non si può restare indifferenti alle tragedie, tante, che il calcio si è portato e si continua drammaticamente a portare con se. Le ultime in ordine di tempo portando il nome di Ermano Licursi, Filippo Raciti e Gabriele Sandri. Nomi qualsiasi, gente comune ma legata da un tragico destino. Il calcio se li è portati via, il primo di questo sport ne era dirigente, il secondo lo difendeva il terzo lo amava alla follia. Ermanno, dirigente della Sammartinese è stato pestato a sangue, Filippo è stato ammazzato dal branco dei “tifosi” catanesi, Gabriele si è spento per una tragica fatalità. Dinanzi a questo, dinanzi a quanto di più crudele possa succedere, si è comunque andati avanti, e nonostante la morte di quei tre uomini gridi ancora giustizia il grande baraccone del calcio è andato avanti, perché sempre e comunque lo spettacolo deve continuare. Eppure da li si poteva davvero chiudere quel sipario, da li si poteva e si doveva cercare di ricominciare da capo, ma non si è fatto nulla. Tra qualche mese torneremo ancora ad ascoltare di tifosi violenti, di accoltellamenti e di risse fuori dall’ordinario, rassegnati ormai a dover unire la parola morte a quella di calcio…Noi tutti caro Alfredo Provenzali oggi facciamo fatica a ritrovarci in questo calcio
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